L’Editoriale - Il taglio dei parlamentari impoverisce il Lodigiano

Il punto del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Il referendum costituzionale del 20-21 settembre 2020, che ha registrato un’affluenza del 51,12 per cento, ha approvato la drastica riduzione dei parlamentari, che passano dagli attuali 945 a 600. Per effetto di questo provvedimento, votato dal Parlamento e ratificato attraverso lo strumento del referendum, il prossimo 25 settembre gli italiani eleggeranno 400 onorevoli e 200 senatori, circa un terzo in meno rispetto alla situazione attuale. Le principali conseguenze dell’esito referendario si abbatteranno come una scure (immagine che rende plasticamente l’idea di quel che accadrà) sulle province più piccole, che risulteranno dunque meno rappresentate. Se è vero che, come recita l’articolo 67 della Costituzione «ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» è altrettanto evidente che la rappresentanza territoriale garantita da onorevoli e senatori è una realtà nei fatti. Tra le piccole province italiane, anche il Lodigiano da lunedì 26 settembre sarà meno rappresentato. Lo sarà perché il numero di onorevoli e senatori che riuscirà a eleggere sarà inferiore ad oggi e perché alcuni dei candidati che hanno le maggiori possibilità di essere eletti non sono lodigiani, ma sono letteralmente catapultati dalle segreterie dei partiti nel nostro territorio. Non una novità purtroppo, che contribuisce ad allontanare di volta in volta gli elettori dalle urne.

Tra il 2022 e il 2023, complice la vicinanza delle elezioni politiche e delle elezioni regionali (previste la prossima primavera) il quadro della rappresentanza politica lodigiana potrebbe mutare notevolmente e in senso negativo. Mai come oggi, infatti, il territorio risulta ampiamente rappresentato. Esprimiamo 5 parlamentari: Lorenzo Guerini del Pd, Valentina Barzotti dei 5 Stelle, Luigi Augussori della Lega, Guido Guidesi della Lega, poi passato nella giunta regionale lombarda e Claudio Pedrazzini, eletto con Forza Italia e oggi passato con Azione di Calenda. Quanto alla Regione, oltre al già citato Guidesi, contiamo su un altro assessore regionale, il leghista Pietro Foroni, e due consiglieri regionali, Selene Pravettoni del Carroccio e Patrizia Baffi, eletta con il Partito democratico, passata poi a Italia Viva di Renzi e infine approdata a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Quanto accadrà a Lodi si ripeterà in molte altre province italiane: il parlamento rappresenterà soprattutto le grandi province e le aree metropolitane mentre i piccoli territori pagheranno un deficit di rappresentanza. Il risultato in termini di risparmio economico per lo Stato è poco significativo mentre il danno fatto al Paese, anche in termini di vitalità democratica e di raccordo tra il centro e la periferia, rischia di essere grave.

Il taglio dei parlamentari è il risultato finale di una lunga campagna anti-casta, nella quale si è dipinta la politica come una cosa sporca, un mare magnum di approfittatori ai danni dei comuni cittadini. Populismo allo stato puro contro il quale la stessa classe politica non è riuscita a opporre i giusti anticorpi. Il paradosso è che la politica, esprimendo tutta la propria debolezza, è riuscita a rafforzare presso i cittadini l’immagine negativa che i promotori del taglio dei parlamentari le avevano appiccicato addosso. Quanto accaduto con il referendum del 20-21 settembre 2020 serva da lezione affinché siano meglio comprensibili e misurabili i danni provocati dalle campagne populiste che a ondate influenzano e rischiano di influenzare sempre più le nostre democrazie, utilizzando soprattutto i social network per alimentare la propaganda.

«Il sistema informativo basato sui social network rappresenta un pericolo per le democrazie ed è progettato in modo da favorire disinformazione, estremismi e divisioni». Così si è espresso l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama in occasione di un incontro organizzato il 21 aprile scorso dal Cyber Policy Center della Stanford University. Una preoccupazione, quella dell’ex inquilino della Casa Bianca, che ci sentiamo di condividere.

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