«Solo il federalismo farà ripartire la Lombardia»

Deputato del Carroccio uscente, il 45enne melegnanese Marco Rondini, in corsa nella lista per la Camera al n. 3 della lista della Lega Nord per la circoscrizione elettorale Lombardia 1, dal 2003 segretario della Martesana, si mostra determinato a portare avanti gli obiettivi “lumbard”, dando «priorità al territorio», con l’accento puntato sulla sicurezza del Sudmilano, nonché sulla tutela delle aree agricole, e su una serie di altri temi caldi che ha messo al centro della sua campagna elettorale.

Quali sono i principali traguardi che intende perseguire?

«Vorrei portare avanti il percorso che ho iniziato, a partire dall’impegno di rispondere all’esigenza di sicurezza di questo tratto di hinterland, a cui mi sono già dedicato con una serie di azioni, tradotte in interrogazioni parlamentari, che hanno riguardato ad esempio lo sgombero dei campi nomadi in prossimità di Poasco, piuttosto la chiusura delle sedi delle associazioni culturali islamiche dietro cui si mascherano moschee, come quella di Segrate, Pioltello e San Giuliano. Inoltre ho presentato un disegno di legge che tuteli le aree in disuso dagli insediamenti di nomadi, attraverso una regola che preveda l’esproprio nei casi in cui i proprietari non denuncino l’occupazione della propria area».

Cosa cambierebbe una legge del genere?

«Indubbiamente sventerebbe la pratica di tollerare da parte dei proprietari l’accampamento dei rom per alzare le quotazioni dei terreni, dal momento che nella situazione attuale, dopo anni di occupazioni abusive, gli interventi edilizi, che significano consumo del territorio, spesso vengono visti dai Comuni in un’ottica positiva, come soluzione dei problemi di sicurezza. Un meccanismo assurdo, che va sventato».

Guardando al Sudmilano, qual è stato il risultato che le ha dato particolare soddisfazione?

«Posso dire che tutti i miei impegni sono stati animati dall’entusiasmo di poter fornire risposte concrete ai cittadini, ma dovendo citare un esito positivo che ha un particolare rilievo per la conservazione del nostro patrimonio storico, ricordo con soddisfazione i fondi ottenuti per la riqualificazione del castello di Melegnano».

Mentre a livello nazionale su quali temi forti è pronto a ricominciare la battaglia?

«Il federalismo, che consentirebbe ai comuni della Lombardia di trattenere almeno il 75 per cento delle risorse provenenti dalle imposte: stiamo parlando di una svolta che significherebbe 16 milioni di euro in più a disposizione, da utilizzare per risollevare le imprese, che ad esempio potrebbero essere esentate dal pagamento dell’Irap. Sarebbe un investimento teso a rilanciare il mondo economico-produttivo lombardo, in un circuito di crescita che significherebbe maggiore occupazione. Non dimentichiamoci che la Lombardia, che produce un terzo del Pil (Prodotto interno lordo, ndr), ha alte potenzialità.

Sul piano sociale, in un momento tanto difficile per il Paese, qual è secondo lei la principale strategia da perseguire?

«Sono convinto che solo l’occupazione può contrastare povertà ed emarginazione sociale: ogni giorno in base alle stime fatte in un articolo dal Sole 24 Ore nell’ultimo anno sono stati persi oltre un centinaio posti di lavoro: un fenomeno dalle conseguenze pesantissime, che deve essere contrastato con politiche di rilancio dell’economia, che aiutino le aziende ad uscire dal tunnel della crisi».

Quale futuro vede per il Parco Agricolo Sudmilano?

«Stiamo parlando di una risorsa che va tutelata: per quanto concerne ad esempio la Tangenziale est esterna, occorre ricordare che di fronte ad un intervento del genere devono essere rispettati i patti in tema di mitigazione ambientale, al fine di rendere l’opera compatibile con contesto in cui è inserita. In generale siamo per la salvaguardia della vocazione agricola e per il contrasto al consumo del territori attraverso la riqualificazione dell’esistente».

Come vede l’ipotesi della costruzione del nuovo stadio dell’Inter a San Donato?

«Sotto il profilo dell’indotto potrebbe rappresentare un indubbio vantaggio per il territorio, ma devono essere fatte attentissime valutazioni riguardo ad esempio il tema del traffico, visto che stiamo parlando di una zona circondata da strade già altamente congestionate. Altro tema riguarda in generale i servizi ai cittadini che devono essere garantiti in cambio di un investimento tanto importante».

È rimasto deluso dagli scandali che hanno coinvolto la Lega Nord nell’ultimo anno?

«Indubbiamente scoprire che c’è stata una gestione allegra dei conti del partito non ha fatto piacere. Ma ricordo innanzitutto che si è trattato di soldi del partito e non dei cittadini, in secondo luogo non sono mancati drastici provvedimenti, assunti con tempestività, che hanno messo fuori dalla porta tutti i personaggi coinvolti. Oggi nessuno di loro è candidato, e questo credo sia un segno importante di una forza politica che ha avuto i suoi problemi e li ha risolti, per guardare avanti».

Lei più volte si è schierato dalla parte dei negozi di vicinato, continuerà su questa strada?

«Sicuramente si. Innanzitutto i negozi di vicinato rappresentano un patrimonio importantissimo che deve essere salvaguardato e valorizzato. Devo dire che le amministrazioni che si sono succedute a Melegnano sotto questo profilo hanno fatto un lavoro importante, a differenza delle scelte che sono state intraprese a San Giuliano».

Cosa vuol dire agli elettori della Lega Nord?

«Ricordo che il nostro partito non è ne di destra ne di sinistra e che si presenta con idee chiare e progetti seri per garantire risposte concrete ai problemi dei cittadini».

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