Livio Bossi (Politiche - Pdl)

Dal territorio per il territorio. In breve è questo il motto che ha spinto Livio Bossi a candidarsi per le prossime elezioni alla Camera, inserito all’11esimo posto fra le liste del Popolo della Libertà. Nato ad Orio Litta nel 1955, l’attuale sindaco di Boffalora d’Adda e consigliere della Provincia di Lodi ha speso più di trent’anni di esperienza politica e amministrativa sul territorio. «Sono entrato in politica fin da giovane - spiega lo stesso Bossi, impiegato come funzionario della Regione Lombardia -, già ai tempi delle scuole. La prima esperienza in tale ambito è stata a Tavazzano dal 1980 al 1985 dove ho fatto l’assessore al commercio, dal 1985 al 1992 sono stato sindaco sempre a Tavazzano, dal 1995 al 2004 assessore esterno a Merlino a lavori pubblici, urbanistica e ecologia, dal 2004 al 2009 capogruppo a Tavazzano e infine dal 2009 ad oggi sindaco a Boffalora d’Adda e consigliere provinciale a palazzo San Cristoforo dove sono anche presidente della Commissione Bilancio».

Insomma un percorso variegato che ha permesso a Bossi di conoscere il Lodigiano in diverse sfaccettature. Per questo la candidatura?

«Diciamo che il movimento ha chiesto la disponibilità agli amministratori locali di candidarsi a queste elezioni: richiesta dettata dal fatto di voler avere nelle proprie liste la rappresentanza delle realtà territoriali. E quindi avere persone che siano a contatto con il cittadino, che abbiano un’esperienza pratica. Purtroppo la politica sembra sempre così lontana dalla gente, invece il nostro contributo in questo senso può essere fondamentale».

Da amministratore non comprenderà solo le difficoltà dei cittadini, ma anche quelle di coloro che nella gestione diretta dei Comuni si trovano a subire le decisioni del governo centrale...

«Le stesse amministrazioni comunali vivono i tagli e le tasse che devono applicare ai propri cittadini come un grande problema. Oggi i Comuni sono diventati degli esattori. Riescono difficilmente a costruire i propri bilanci, rispetto a vincoli che sono imposti dallo stato centrale. Inoltre trovo che il patto di stabilità sia scandaloso, perché riduce le potenzialità di investimento su progetti che creano lavoro e ricchezza. Che chiaramente vanno fatte con oculatezza, costruendo opere che devono essere misurate nella quantità e nell’effettiva efficacia: non abbiamo bisogno di ponti sui quali non passa nessuno, ma abbiamo bisogno di ponti sui quali siamo sicuri che passeranno centinaia e migliaia di macchine».

A livello politico gli orientamenti sull’Imu sono allineati al partito?

«Certo, prima di tutto togliere l’Imu sulla prima casa. Inoltre, se le tasse devono essere pagate, che rimangano a chi le sa spendere e non ribaltate a Roma e poi restituite con altri tagli. E poi riorganizzare la macchina pubblica, con ambiti ottimali nel gestire i servizi che diano quindi efficienza, efficacia ed economicità. Ridurre le spese che in alcuni ambiti sono eccessive e semplificazione delle norme, che di per sé possono contribuire a creare un buon rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione».

Dal 1990 al 1992 Livio Bossi è stato anche vice presidente del Consorzio Lodigiano (l’ente aggregativo dei comuni del territorio, prima che nascesse la Provincia di Lodi) e presidente del Comitato dei garanti dell’Asl di Lodi nel 1992...

«Dopo 30 anni di amministrazione conosco il territorio e so perfettamente di cosa ha bisogno il Lodigiano. Con la conoscenza di quelle che sono le realtà associative, imprenditoriali e sociali sulle quali bisogna senz’altro fare affidamento».

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