Andrea Dardi, “prima gli italiani”

Mi impegnerò affinché

i cittadini lodigiani abbiano finalmente la priorità

sul fronte delle politiche sociali

Correremo subito

ai ripari

per evitare che ci siano ancora abusivi e accattoni

in città, situazione

che non può essere più tollerata

Prima gli italiani, ama ripetere nella sua primissima campagna elettorale da candidato sindaco Andrea Dardi. Ha 23 anni e corre sotto la bandiera di Fratelli d’Italia, alle sue spalle ha un’esperienza come consigliere comunale in quota Pdl e una militanza politica lunga otto anni.

Per sgomberare il campo da dubbi mette subito le mani avanti: «In queste elezioni, io sono l’unico candidato di centrodestra, Pdl e Lega, appoggiando la Cominetti, che fino a due mesi fa era in squadra con Guerini e il centrosinistra, hanno tradito gli elettori». Al fianco di Dardi si è schierato il Partito Pensionati.

Perché si candida, se in Comune non ci saranno risorse per far partire progetti?

«Perché Lodi ha bisogno di una scossa e perché mi voglio mettere al servizio della collettività. Il patto di stabilità non mi spaventa, c’è modo per tagliare il grasso che cola, a cominciare dalle partecipate».

Qualcuno dall’inizio della campagna elettorale le ha mai detto che è troppo giovane o inesperto per candidarsi?

«Ci sono già dei “precedenti” di amministratori giovani, come Cancellato e Guerini. L’età non è un ostacolo se ci sono passione e costanza, ho un’esperienza amministrativa alle spalle e credo di aver lavorato bene: ogni volta che un cittadino mi contattava, mi occupavo del problema, portandolo all’attenzione del consiglio e della giunta attraverso le mie interrogazioni. C’è gente che in tre anni di consiglio non ha fatto niente e oggi all’improvviso riappare come candidato sindaco, io tutto quello che ho fatto, dalle interrogazioni alle mozioni, l’ho pubblicato sul mio sito».

Perché ha preferito correre da solo, non avrebbe fatto meglio a trovare un accordo con il resto del centrodestra?

«Senza di noi la coalizione che sostiene la Cominetti è un ectoplasma senza colore politico: non è né carne né pesce. La Cominetti fino a due mesi fa stava con Guerini. Ho insistito fino all’ultimo affinché si trovasse un candidato alternativo, in quel caso avrei fatto un passo indietro, non c’è stata nemmeno la possibilità di discuterne così mi sono candidato, sostenuto dagli amici Pensionati. Sono l’unico, vero candidato di centrodestra».

E cosa farà al ballottaggio?

«Io spero che gli elettori di centrodestra riversino su di me i loro voti e disconoscano Lega e Pdl, permettendomi di andare al ballottaggio. Pdl e Lega hanno tradito gli elettori, hanno abiurato le loro battaglie e i loro ideali. Non pongo limiti alla divina provvidenza».

Perché “prima gli italiani”?

«Perché nell’erogazione dei servizi sociali sono troppo spesso discriminati. In Comune se non hai la pelle nera non ti aiutano e questa è una discriminazione al contrario. Noi vogliamo introdurre le quote tricolori per ispirare le politiche sociali al rapporto percentuale tra cittadini italiani e stranieri residenti in città. Aumentando anche i controlli, spesso chi usufruisce dei servizi non ne ha nemmeno il diritto perché mancano i requisiti».

Così non teme di essere accusato di razzismo?

«Razzisti sono gli altri, perché in un momento di crisi come questo, prima devono essere aiutati i nostri cittadini, gli stranieri si aiutano se ci sono le risorse e soprattutto se ne hanno il diritto. Sarà mia premura e preoccupazione occuparmi dei cittadini lodigiani in difficoltà. Razzista è chi illude gli extracomunitari, facendo credere loro che qui ci sono benessere e opportunità».

Cosa farebbe sul fronte sicurezza?

«Il centrosinistra ha nascosto la testa come gli struzzi, abbandonando la città all’incuria. Noi proponiamo la videosorveglianza in tutta la città, una diversa organizzazione della polizia locale, più illuminazione. Da subito faremo un’ordinanza contro l’accattonaggio e contro i parcheggiatori abusivi perché la situazione è diventata insostenibile».

Provvedimenti per le frazioni?

«Per 18 anni sono state dimenticate, non sono integrate alla città ma isolate. Sono necessari più collegamenti, più illuminazione e delle piste ciclabili. Si potrebbero decentrare anche alcune iniziative».

Cosa farebbe nelle aree dismesse?

«All’ex Abb un parcheggio multipiano sotterraneo, con un’area verde sopra. Per l’ex Linificio il co-working, ovvero spazi condivisi in cui avviare un’attività destinati a giovani e donne, con un affitto agevolato».

Crede che il tessuto produttivo di Lodi si sia impoverito?

«Ha perso molto, anche la Fiera del Latte, la Banca Popolare era una forza ed è stata declassata. Credo sia necessario sfruttare ciò che abbiamo, come la ceramica Vecchia Lodi. Le istituzioni possono avere una maggiore propensione all’ascolto nelle situazioni di crisi».

Si costruisce troppo, visto che il mercato è fermo?

«Si costruisce troppo e soprattutto male, la qualità del prodotto è carente e non rispetta le categorie richieste. Nel nostro programma abbiamo degli sconti per chi sceglie l’edilizia verde, il dimezzamento degli oneri di urbanizzazione e la riduzione dell’Imu».

Definirebbe Lodi una città universitaria?

«Si sta parlando del nulla. Il 2014 sarà davvero l’anno del trasferimento della facoltà? Ho dei dubbi. Lodi non è pronta ma può prepararsi per cogliere davvero questa opportunità. Parco tecnologico e polo universitario sono isolati, servirebbe una passerella ciclopedonale che li colleghi all’area del Medical Center. La nostra idea è quella di realizzare un campus universitario urbano, servono convenzioni per i trasporti e anche per gli affitti a favore degli studenti. Il Comune potrebbe dare dei terreni ai privati per realizzare gli alloggi senza pagare gli oneri, in cambio i privati potrebbero realizzare la passerella ciclopedonale».

La città bassa oggi è sicura dalla furia dell’Adda?

«No, basta vedere i tronchi e i detriti che in questi giorni chiudono le arcate del ponte. Ci si è occupati poco della pulizia del fiume. Il Lungoadda è tutto fuorché utilizzato: in alcuni punti è una discarica, non c’è illuminazione e l’arredo urbano è pessimo. Al posto delle scarpate si potrebbero realizzare delle banchine dove organizzare eventi e prevedere dei bar; all’ex Sicc si potrebbe invece inserire un attracco per le piccole imbarcazioni mentre alla Canottieri per le imbarcazioni turistiche, tutto questo dovrebbe poi essere messo in rete con il Po».

Che ruolo avrà il capoluogo con la scomparsa della Provincia?

«Il sindaco di Lodi sarà il sindaco di tutti i lodigiani, dal Nord alla Bassa, perché sarà il capofila della comunità, il portabandiera dell’orgoglio lodigiano».

Come tentare di risolvere l’emergenza tumori?

«Il Comune può fare poco. Una cosa, però, la

può fare: impegnarsi affinché a Lodi ci sia un hospice per curare i malati, la struttura non sarebbe in competizione con le altre nella Bassa. Faremo in modo che gli altri Comuni non si

comportino come

bambini per evitare che venga realizzato. Sarà individuato all’interno di Santa

Chiara».

Cosa promette per i parcheggi?

«Più parcheggi a corona del centro storico e drastica riduzione della Ztl, riapriremo al traffico piazza Castello e piazza San Francesco. In più, parcheggi in via Villani, all’ex Macello e all’ex Monopolio di via Gorini».

Cinque aggettivi per descrivere la sua Lodi?

«Me ne bastano tre: libera, onesta e decisa (lo stesso slogan scelto da Fratelli d’Italia per lanciare il progetto, ndr)».

Greta Boni

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