Le minacce della Cina agli Stati Uniti e l’asse tra Pechino e Mosca

Non più tardi di una settimana fa l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della nostra Repubblica, aveva descritto la situazione in cui versano le relazioni internazionali come “priva di centralità” e “in continua trasformazione”, perché “non c’è più il pluralismo, non c’è più il bipolarsmo, non c’è più un’unica superpotenza”. Se con tali riflessioni l’ambasciatrice intendeva richiamare l’effetto che la guerra tra Russia e Ucraina ha prodotto sugli equilibri di potenza a livello planetario, oggi possiamo osservare come le sue parole abbiano trovato plastica rappresentazione nel briefing tenuto dal ministro degli Affari esteri della Cina, Qin Gang, a margine dell’Assemblea Nazionale del Popolo (massimo organo legislativo della Repubblica Popolare) in cui ha illustrato le strategie geopolitiche che saranno perseguite da Pechino nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. In tale prospettiva Qin Gang ha affermato che se Federazione Russa e Cina “lavorano insieme, il mondo avrà una forza trainante verso il multipolarismo e una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali”, mentre “l’equilibrio strategico globale e la stabilità saranno meglio garantiti”. Infatti il ministro ha ribadito che più “il mondo diventa instabile, più resta necessario che Cina e Russia facciano progredire costantemente le loro relazioni”, come ha riportato il “Global Times”, tabloid in lingua inglese prodotto dal “Quotidiano del Popolo”, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese.

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