«Ma che grande delusione questa amministrazione provinciale»

Mauro Soldati, segretario provinciale del Pd lodigiano, spara a zero sulla maggioranza di centrodestra

Il cambiamento annunciato dal centrodestra due anni fa? Non c’è stato.

È netta la critica che l’opposizione fa dell’amministrazione Lega-Pdl, arrivata a guidare la Provincia di Lodi dopo tre mandati di centrosinistra. Mauro Soldati, segretario provinciale del Pd, ex assessore provinciale e attuale vicepresidente del consiglio di Palazzo San Cristoforo, non ha dubbi: «Credo che il tempo passato sia sufficiente per cominciare a esprimere un giudizio che non è all’altezza delle aspettative di cambiamento con le quali questa amministrazione si era presentata agli elettori».

La giunta guidata dal leghista Pietro Foroni, secondo Soldati, ha passato più tempo a criticare il centrosinistra, mentre al lato pratico si è limitata a seguirne la programmazione, «Siamo stati due anni con un’amministrazione con lo sguardo rivolto all’indietro».

Troppa enfasi, rimarca, «giocata sulla censura di presunti guai e dissesti che l’amministrazione precedente avrebbe lasciato in eredità. Anche il famoso buco di bilancio, dati alla mano, si è dimostrato non assolutamente vero: i loro stessi bilanci certificano che abbiamo lasciato un avanzo di 2,5miliioni di euro. Sarebbe stato più onesto dichiarare che il patto di stabilità era iniquo e che bloccava le amministrazioni tutte, senza che l’intervento di risorse straordinarie potesse garantirne l’operatività, ma anziché far questo, hanno riempito il loro vuoto di idee e di azione amministrativa con un costoso vortice di comunicati stampa, il più delle volte di dubbia caratura istituzionale».

Ma alcune opere sono state messe effettivamente in cantiere, ad esempio per quanto riguarda le strade...«All’atto pratico è proprio l’entrata dei soldi della tangenziale di Codogno che consente alla Provincia di rispettare il patto, grazie ad un’anticipazione di cassa della Regione Lombardia sugli espropri. Attività del tutto ordinaria, nulla di straordinario. Non vengano oltretutto a raccontarci storie, anche perché quell’opera l’abbiamo appaltata noi e solo ora, dopo due anni, è iniziata. Ma non solo la tangenziale di Codogno».

Perchè?«Anche le tangenziali di Casalpusterlengo, Livraga, la SP 116, e tutte le opere in itinere non hanno alcuna originalità nell’elaborazione del centrodestra: sono il risultato di un lavoro precedente che, come tale, sarebbe giusto riconoscere. Ma al di là di ciò, non è positivo il giudizio circa l’approccio istituzionale: chi oggi amministra la Provincia agisce come ente sovraordinato ai comuni e non come ente di coordinamento territoriale. Quando poi questo approccio è giocato in termini polemici e non in termini, diciamo, persuasivi, a lungo andare rompe il territorio. E un territorio come il nostro, che ha 61 comuni e 220 mila abitanti, può ambire a rigiocarsi una sua originalità solo se rimane unito. Siamo troppo piccoli e se si rompe la coesione istituzionale ci vogliono anni per ristabilirla e senza di essa, per il Lodigiano, ogni obiettivo è irraggiungibile».

Ma più di un assessore in carica si è dichiarato soddisfatto della risposta che le amministrazioni comunali del territorio, di qualsiasi colore esse siano, stanno dando alla politica provinciale.«C’è molta propaganda in questo, se la cantano e sa la suonano tra di loro. La mia percezione, infatti, è di tutt’altro genere e comunque i nostri amministratori sono abituati da anni alla coesione istituzionale e a riconoscere il ruolo della Provincia, tanto più per un territorio, lo ripeto, delle nostre dimensioni».

Non le sembra di essere troppo pesante?«Non c’è nessun coinvolgimento preventivo sulle scelte, e quando si chiamano gli amministratori locali è per comunicare decisioni già assunte. È tuttavia chiaro che soprattutto in un momento di difficoltà come l’attuale i Comuni cerchino nell’istituzione provinciale un punto di riferimento, ma i segnali che raccogliamo noi sono di forte delusione per il livello di interlocuzione che si instaura. E sono segnali che non provengono solo dal centrosinistra».

Delusione per cosa in particolare?«Ci troviamo permanentemente in una situazione di “effetto annuncio”: 20 milioni per la manutenzione stradale, che poi non ci sono, venderemo le case cantoniere, e sono ancora lì, faremo interventi sulle scuole, ma tagliano sulla manutenzione. Si sono inoltre persi per strada il primato della ciclabilità, le progettualità e le risorse sull’asta del Po: i famosi fondi Fas, pari a 13 milioni di euro, infatti, sono stati cannibalizzati dal Governo, con la complicità dell’On. Gibelli. L’augurio è che attraverso l’azione coordinata dei sindaci della bassa quella progettualità possa essere recuperata e realizzata. Ma non solo».

Perché? C’è dell’altro?«Abbiamo persino sentito parlare di piano neve “modello altoatesino” o super rotatorie con addobbi floreali, ma alla fine non abbiamo visto né l’uno né le altre. Alla fine del mandato tireremo una riga e peseremo quanto effettivamente realizzato e sono convinto che non sarà paragonabile a quanto fatto in precedenza. Già l’ultimo consuntivo testimonia l’impalpabilità dell’attività sviluppata nel 2010, che si misura con gli atti, non con i comunicati stampa. A ciò si aggiunge una tensione nei rapporti interni al centrodestra e comincia a vedersi qualche crepa di troppo che rischierà di determinare problemi di tenuta».

In che senso?«Io non sottovaluterei quello che è successo a Codogno: a due anni dalla vittoria delle provinciali, dopo 15 anni di amministrazione della città, il centrodestra si sfalda addirittura in tre tronconi. È quindi evidente che la Provincia non riesce a svolgere un ruolo politico unificante, con Pdl e Lega alla continua ricerca di una supremazia di parte che non considera minimamente gli interessi del territorio, dimostrando l’esaurimento di ogni spinta propulsiva e positiva. All’interno della giunta, inoltre, si pestano i piedi gli uni con gli altri».

Ad esempio...«Ad esempio, l’assessore all’ambiente che sul tema dello smog viene scavalcata da un altro assessore, quello ai trasporti, che afferma che per tenere sotto controllo l’inquinamento bisogna fare il controllo delle caldaie, quando la Provincia non ha rinnovato la convenzione con chi avrebbe dovuto farlo, o quello alle pari opportunità che fa convegni sulla dislessia, mentre quello al bilancio organizza tornei di calcio; e l’elenco potrebbe continuare».

L’ambiente è da sempre uno dei temi “caldi” del dibattito politico locale, con tante questioni aperte o che si faticano a chiudere.«Stiamo iniziando a pagare qualche contraddizione di troppo. Basta pensare all’inceneritore di Casalpusterlengo, sul quale in prima battuta il presidente Foroni si è addirittura scagliato contro il Pd e “Il Cittadino” accusandoli di aver inventato la notizia. Semmai la reazione del Pd alla notizia e soprattutto quella della gente, ha contribuito a far emergere la verità in tutta la sua crudezza e in tutti i suoi rischi, costringendoli alla retromarcia, tant’è che adesso ci auguriamo non ci sia più alcuna ambiguità e la posizione della giunta Foroni si faccia contraria senza incertezze».

La vicenda di Casalpusterlengo è davvero molto emblematica...«Di sicuro in questa fase ne abbiamo viste fin troppe, con una serie impressionante di contraddizioni, al punto che le dichiarazioni del sindaco Parmesani e del segretario della Lega Guidesi dimostrano l’imbarazzo di dover giustificare una posizione apparsa incomprensibile a tutti. C’è poi un altro tema a cui siamo nettamente contrari, che riguarda Casalpusterlengo e che come la Provincia è a guida leghista».

Quale?«La possibile trasformazione in industriale di un terreno agricolo di circa 300mila metri quadrati, di fronte all’area Unilever, per fare un nuovo insediamento logistico».

Sulla logistica qual è la vostra posizione?«I Comuni non hanno risorse e il territorio è sulle principali vie di comunicazione, per cui le pressioni per tali insediamenti ci sono, ma rispetto al passato oggi si conoscono i limiti di tale sviluppo, sul piano del consumo di suolo, di impatto viabilistico, di scarsa occupazione. Non bisogna pertanto più commettere alcuni sbagli, nei quali ad esempio sembra voler persistere l’attuale amministrazione di Borgo San Giovanni».

Si spieghi meglio, perché sta tirando in ballo Borgo San Giovanni?«Su questo tema il territorio aveva già trovato una comune direzione di marcia con il Piano territoriale di coordinamento, che prevedeva l’1 per cento di consumo del territorio nei prossimi anni. Non serve approvare delle linee di indirizzo per gli insediamenti logistici come ha fatto la Provincia che, come vediamo, non bloccano alcunché e non aiutano lo sviluppo del territorio, se non si approva il Ptcp che invece da un anno e mezzo è chiuso nel cassetto. Cosa si sta aspettando?».

Si parla anche di eventuali penali da mettere in carico a chi costruisce capannoni e poi chiude...«Non credo granché alle penali come garanzia nei casi in cui un imprenditore vada via dal Lodigiano. I motivi possono essere molteplici e in un momento di difficoltà come questo, in cui il territorio ha bisogno anche di un rilancio occupazionale, bisognerebbe fare un ragionamento su come attrarre investimenti e insediamenti di qualità, anziché sulle penali da introdurre. Mi pare che su questa questione anche gli industriali abbiano espresso più di una perplessità. Credo quindi che il messaggio principale che l’istituzione dovrebbe dare sia quello di puntare ad esempio al recupero delle aree dismesse, tant’è che noi abbiamo definito sei differenti modalità per intervenire in merito».

Oltre alla logistica, c’è chi vede nel fotovoltaico un nuovo motivo di preoccupazione per il consumo del territorio. Cosa ne pensa?«Abbiamo approvato in consiglio provinciale un nostro ordine del giorno per valorizzare il ricorso all’energia alternativa, introducendo però qualche regola: l’opzione primaria deve essere quella degli impianti sui tetti e non nei campi. Anche per il biogas o le biomasse occorre uno sviluppo equilibrato. Non vorremmo che per farli funzionare si finisca con il trasformare radicalmente l’agricoltura del territorio, uno degli elementi distintivi del Lodigiano».

Nonostante il suo impatto economico sia diverso rispetto al passato, l’agricoltura resta per il nostro territorio un settore fondamentale, anche per il presidio ambientale che garantisce.«Sì, e non a caso il nostro contatto con Expo 2015 avviene attraverso il Parco Tecnologico Padano, proprio perché abbiamo una vocazione storica in questo ambito. Di sicuro il settore sconta un’incertezza generale e problemi sul fronte della composizione del reddito, rispetto al quale è giusto trovare soluzioni sostenibili e integrative; certo la politica nazionale non aiuta visto che negli ultimi quattro anni ci sono stati quattro differenti ministri dell’Agricoltura e scelte discutibili come quella sulle quote latte che creano delusione, visto che si è arrivati addirittura a stornare risorse per le cure dei malati di tumore per pagare le multe».

Restiamo ai temi ambientali. La preoccupante serie di incendi in impianti di smaltimento rifiuti. Si sta indagando e anche il consiglio provinciale lo farà con una propria commissione d’inchiesta...«Negli ultimi tempi sono accadute cose molto preoccupanti ed è importante una risposta istituzionale, come chiesto dal Pd e accolto dal consiglio provinciale, anche in considerazione del fatto che c’è una relazione della Direzione Antimafia nella quale si dice che la Lombardia è colonizzata dalla ‘ndrangheta. Non uso la demagogia e la superficialità di Guidesi perché se dovessi seguire la sua logica allora dovrei dire che essendo al governo della Lombardia da molti anni sarebbero responsabili delle infiltrazioni malavitose la Lega e il Pdl».

E voi cosa proponete?«Noi siamo interessati ad un approccio serio e rigoroso. Dopo alcuni accessi al limite della diffamazione da parte di Foroni, ai quali sono seguite le precisazioni e scuse pubbliche, credo che adesso sia stato ristabilito il clima giusto».

Si è quindi cominciato a lavorare?«C’è stato un primo incontro di impostazione del lavoro che si intende fare; adesso si apre una fase in cui si dovranno produrre delle azioni concrete, rispettose dell’ambito e delle competenze della commissione. Non mi preoccuperei della “cattiva pubblicità”, come fa il vicepresidente della Regione, nonché Onorevole, Gibelli. L’importante è non nasconderci e affrontare la realtà per quella che è, prima di tutto conoscendola, non negandola».

Ma concretamente la commissione cosa dovrebbe fare?«Uscire con una valutazione sulla situazione e con alcune linee di indirizzo, che oltre agli obiettivi e alle regole già definiti dalla normativa, sappiano mettere in campo tutte le “buone prassi” possibili: un’attenzione particolare nella verifica dei bandi di gara che vengono proposti, ad esempio; o ancora, un adeguato livello di formazione per i nostri amministratori. L’idea di costituire un’unica società per la gestione dei rifiuti, inoltre, è una scelta importante sulla quale i Comuni stanno facendo un lavoro positivo, al quale auspichiamo possano aggregarsi tutti».

L’Expo universale di Milano è un tema ormai ricorrente nella programmazione lodigiana per i prossimi anni. Davvero possiamo aspettarci ricadute positive?«Guardi, tutti parlano dell’Expo, ma temo che andando avanti così tra un po’ anziché di ricadute, discuteremo di veri e propri tonfi. A livello nazionale e regionale non è partito alcunché e a livello locale il dato emblematico è questo: il tavolo di lavoro per Expo, da quando si è insediata questa giunta provinciale, che si era trovata diversi progetti strategici sui quali ragionare, non ha prodotto alcunché. Siamo nell’ambito dell’attività ordinaria e provare a partecipare a qualche bando non trasmette alcuna spinta al territorio nel suo complesso. È un approccio che riscontriamo anche sui temi del lavoro, basta pensare che gli stati generali del lavoro sono stati convocati una sola volta: altra inerzia”.

Però si è proposta un’agenzia per il marketing territoriale, da insediare nel contesto di Lodi Innova…«L’immobilismo è incomprensibile… In due anni noi registriamo solo il cambio di nome da Lodi Progress a Lodi Innova e la nomina del nuovo Cda. Dell’agenzia di marketing, della quale siamo anche disponibili a discutere, non si capisce però quale possa essere il momento della nascita, con quali soggetti farla e con quali risorse. Non c’è poi un progetto degli alberghi, degli agriturismi, della fruizione delle aree naturali; un ragionamento serio sui trasporti. Siamo nel 2011, siamo in Italia, sappiamo che Governo abbiamo: o questa amministrazione pone delle basi serie o al 2015 arriveremo solo con le iniziative proposte dal Parco Tecnologico Padano».

Ma se non potrà essere Expo il toccasana per l’economia lodigiana, da dove arriverà il rilancio?«Mi preme innanzitutto fare un riferimento all’università. Ritengo grave il modo in cui la Provincia si sia accostata alla questione. Quella scelta è decisiva sotto molti punti di vista e deve essere perseguita senza incertezze».

Di cos’ha bisogno il Lodigiano?«Il Lodigiano ha bisogno di una nuova politica per il rilancio del lavoro e dell’occupazione di qualità. Anziché nella ricerca di un’originalità attrattiva o nella condivisione di una nuova idea di sviluppo territoriale, mi sembra ci sia più la corsa a mettere il cappello su questa o quella proposta. Chiediamoci invece cosa può fare un’istituzione per il lavoro».

E cosa potrebbe fare?«O rilancia gli investimenti, ma qui scontiamo la situazione economica e gli errori commessi dal governo nell’indirizzare le risorse, vedi ad esempio il Ponte sullo Stretto di Messina. O dà delle linee di indirizzo chiare che possano contribuire a caratterizzare il territorio e farne un elemento di attrazione. Un esempio può essere la città di Lodi».

Perché Lodi?«Nella redazione dei piani urbanistici dei Comuni, la Provincia faccia il necessario lavoro di coordinamento affinché nei regolamenti edilizi dei comuni venga introdotta la norma che nella costruzione del nuovo e nel recupero del 50 per cento dell’esistente siano necessari sistemi energetici alternativi: fotovoltaico, solare termico e quant’altro».

Il riscontro sarebbe positivo secondo lei?«Sì. Vorrebbe dire sostenere un comparto dell’economia che in questo momento è in ascesa e che impiega molti giovani, nonostante i pasticci del governo sugli incentivi e i discorsi sul ritorno al nucleare. Il messaggio deve essere questo: può il Lodigiano diventare un esempio di questa riconversione energetica? Secondo noi sì. Se invece ci si limita a firmare protocolli e alle dovute politiche attive del lavoro, senza introdurre elementi di innovazione, sviluppo e ricerca non credo si riusciranno ad attrarre nuovi investimenti. Segnalo inoltre che sul fronte del digital divide è caduto un silenzio assordante».

È però vero che la Provincia ha contribuito a istituire il fondo anticrisi e ora pensa di rivolgere risorse per incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro.«Il Fondo era stato istituito e alimentato dalla Giunta Felissari, per cui più che istituirlo, ha fatto bene il centrodestra a mantenerlo nel momento in cui si è insediato, e per fortuna che è intervenuta anche la Diocesi perché il bisogno presente nel Lodigiano è significativo. Il fondo anticrisi è un elemento distintivo di questo territorio ed è molto importante. Il fondo va a tutelare proprio chi tutele non ha, dimostrando quanto sia lontano dalla realtà quanto dichiara il ministro del Lavoro Sacconi, quando dice che ci sono tutele per tutti. Certo, oltre al significativo apporto della Fondazione Bpl, ha sostanzialmente deluso l’adesione degli altri istituti bancari».

E la Provincia cosa dovrebbe fare?«La Provincia ci dica cosa intende farne, perché creano disorientamento le posizioni di alcune amministrazioni leghiste contro questo strumento, mentre Codogno, quando gli altri hanno aderito con due euro per abitante, ne ha versati solo 0,50. Se prevale l’incertezza, se la Provincia non riesce nemmeno a coinvolgere i comuni a lei affini politicamente, il fronte comune del territorio si indebolisce. Per il sostegno a nuovi posti di lavoro, siamo ovviamente disponibili a discuterne, purché non creino ulteriore precariato e nel rispetto della concorrenza ci si indirizzi verso le piccole e medie imprese e non le multinazionali».

A proposito di piccole e medie imprese, Confartigianato provinciale ha avviato un dibattito sul sistema degli appalti e su quello che gli enti locali potrebbero fare per sostenere il lavoro lodigiano. Cosa ne pensate?«Credo che la proposta di Confartigianato, che ha anche costituito un albo delle imprese locali, sia importante per il Lodigiano. A Castiglione d’Adda il centrosinistra ha adottato questa linea anche per importi sino a 500 mila euro. Il candidato sindaco di centrosinistra a Codogno, Vincenzo Ceretti, ha inserito questa iniziativa come centrale nel proprio programma».

In sostanza?«In sostanza noi ci siamo e nelle prossime settimane lo ufficializzeremo come Pd: la nostra proposta politica si fa migliore anche sposando scelte di fondo come questa. E’ comunque vero che su questa materia, la volontà politica a volte si scontra con aspetti legali evidenziati dai segretari comunali e bisogna stare attenti a non caricarla di aspettative salvifiche. Nel lungo periodo, se ogni territorio dovesse adottare tale tipologia per le proprie imprese, infatti, le nostre avrebbero difficoltà di accesso al mercato di altre Provincie e viceversa, creando un circolo vizioso».

Facciamo ancora un passo indietro al fronte ambientale: una questione che sembra aver diviso centrosinistra e centrodestra è la centrale elettrica di Sorgenia, sull’area ex Gulf...«Invito tutti ad andare sul sito del ministero dell’Ambiente dove sono pubblicati gli atti relativi a quell’impianto, vi troverà: il decreto “sblocca centrali” del Ministro Marzano che prevede centrali in deroga a qualsiasi strumento urbanistico e la delibera della Regione in merito alla localizzazione. Poi c’è la valutazione di impatto ambientale e l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) del Ministro Matteoli e l’Autorizzazione Unica del Ministro Scajola nel 2005».

Si spieghi meglio.«Il Governo del centrosinistra è intervenuto sull’Aia, ovvero lo strumento che regola l’esercizio, precedentemente autorizzato, della centrale. Tale autorizzazione deve essere rinnovata ogni cinque anni e così è stato fatto guarda caso nel 2010, quindi, visto che la matematica non è un opinione, si fa presto a ritornare all’origine, ovvero al 2005, ovvero al governo del centrodestra. Spiace altresì che il recente rinnovo dell’Aia sia avvenuto nel silenzio, attraverso una serie di incontri ai quali mi risulta che la presenza politica della Provincia non sia stata continuativa, in analogia a quanto avvenuto al tavolo anti smog in Regione Lombardia. Il tema dello smog non c’è più? Tutti gli atti amministrativi sono del centrodestra: altro che centrale bipartisan».

Non sono mancati accenni polemici anche intorno alla megadiscarica di Senna.

«La giunta provinciale ha sostanzialmente ripresentato il piano rifiuti dell’amministrazione precedente, perché è su quella base, oltre che sul vincolo paesistico introdotto grazie a un ordine del giorno del Pd e dall’impegno dei Comuni di Senna e di Somaglia presentato nell’autunno del 2008, che è stato scongiurato l’insediamento. Gli esponenti di questa giunta si sono quindi limitati nella conferenza di servizi della Regione a leggere le carte presentate da noi».

Però la discarica di Senna non si farà.«Sì, e riteniamo questa una vittoria di tutto il Lodigiano, tutti ci siamo spesi per evitarlo. È quindi scorretto e sbagliato appropriarsi di ciò che non gli appartiene. Invito, però, a riflettere su un aspetto: Senna viene scongiurata grazie al piano rifiuti che determina l’autosufficienza del Lodigiano».

Dovrebbe chiudere anche la discarica di Cavenago...«La Provincia ha annunciato che non porterà a termine l’ampliamento di Cavenago e manderà i rifiuti fuori dal territorio, negli inceneritori del Bresciano e del Milanese. Certo, farebbe effetto veder la Lega bresciana fare la barricate per fermare i camion con rifiuti lodigiani, come quelle minacciate per quelli di Napoli. Al di là delle battute, occorre innanzitutto capire cosa potrà succedere in futuro perché come tra l’altro dice Foroni, bisogna tener d’occhio la Legge Regionale 26/2003 e il decreto Legge 152/2006, che impongono l’autosufficienza di ogni Provincia in termini di smaltimento dei rifiuti. Tornando a Senna, quindi, non vorrei che ciò che è uscito dalla porta, possa in futuro rientrare dalla finestra».

Una vostra proposta?«Noi siamo disponibili al confronto, però attenzione: questo territorio non è mai andato in sofferenza sul fronte dei rifiuti e le decisioni che si prendono oggi vedranno i loro effetti solo tra qualche anno. Per cui devono essere coinvolti innanzitutto i sindaci, perché saranno loro a chiedere ai cittadini gli aumenti tariffari necessari, e sino a questo momento sono stati tenuti incomprensibilmente ai margini».

Rispetto al passato, una netta presa di distanza è stata presa sul fronte delle società partecipate: l’attuale presidente di Eal Spa, Oscar Ceriani, non ha risparmiato critiche alle vecchie gestioni...«Non c’è dubbio che quella che doveva essere una comunicazione al consiglio provinciale sulle nuove strategie a cui ispirare l’azione delle società nel settore dei rifiuti, sia invece stata utilizzata dal presidente Ceriani come un momento in cui creare un “evento comunicativo” di discredito sul lavoro svolto dalle società negli ultimi 15 anni. Torneremo puntualmente con i protagonisti sui rilievi formulati».

Ceriani ha ragione?«Di sicuro la relazione del presidente di Eal è da respingere nelle modalità, in quanto preventivamente non conosciuta ne condivisa dal Cda. In essa, inoltre, sono contenuti rilievi e insinuazioni che chiamano in causa amministratori votati in modo bipartisan, da tutti i Comuni soci e dalla Provincia che hanno approvato e ritenuto persuasivi e convincenti i bilanci presentati, approvandoli all’unanimità. Senza considerare inoltre che la presenza di A2A (all’interno di Bellisolina), essendo società quotata in borsa, richiede che ogni bilancio venga certificato».

Come giudica le posizioni di Ceriani?«Avventate e azzardate. Potrebbero risolversi in un boomerang e per quanto mi risulta potrebbero dare un po’ di lavoro a qualche avvocato. Già nell’assemblea dei soci di Eal del 29 aprile abbiamo assistito ad un atteggiamento completamente diverso da parte di Ceriani, che di fatto ha ingranato la retromarcia, tenendo toni più consoni al ruolo che ricopre. Una volta chiuse le valutazioni personali e istituzionali, comunque, arriverà anche il momento della politica. Siamo persone serie e la banalizzazione e l’improvvisazione non si confà con l’impostazione che diamo al nostro impegno».

Oggi sembra essersi aperto un fronte Tem, la tangenziale est esterna di Milano, con le sue opere accessorie e le cave in cui recuperare il materiale per la nuova superstrada.«La Tem è una questione sulla quale vorremmo misurare la Provincia, ma tentennano e si perdono in una serie di contraddizioni e di polemiche anche fratricide. Su Cervignano, prima smentiscono l’ipotesi di una cava, dicendo che è tutta una finzione, poi in consiglio confermano i carotaggi e parlano di incontri. Su Zelo Buon Persico se le stanno dicendo di tutti i colori, mentre su Tavazzano l’intervento della Provincia è stato inconsistente».

Ne parliamo?«Il centrosinistra nel 2007 ha sottoscritto l’accordo di programma Tem pur avendo molte riserve, assumendoci l’impegno di allontanarla il più possibile dal Lodigiano: il primo tracciato era infatti molto più invasivo rispetto al territorio. Ci siamo anche impegnati sulle compensazioni e le opere connesse, portando a casa 50 milioni di investimenti per il territorio, che non sono un grazioso regalo ai Comuni, ma servono perché il traffico che porterà quella strada avrà bisogno di arterie funzionali di collegamento per evitare il collasso che altrimenti determinerà. Vogliono difendere quei risultati e mobilitarsi? Oggi la posizione della Provincia è diventata marginale».

Perché?«Il non rispetto dell’accordo di programma è una canagliata e non abbiamo visto l’amministrazione provinciale a fianco dei comuni per sostenerne le ragioni. Trovo inoltre incomprensibile il fatto che da un nostro ordine del giorno presentato in Consiglio, la maggioranza abbia stralciato i riferimenti relativi alla mancata realizzazione del metrò sino a Paullo e alla riqualificazione della Paullese, come se quegli interventi non riguardassero il Lodigiano e la mobilità sostenibile. Trovo infine avvilente che l’altro giorno 40 sindaci abbiano dovuto aspettare dalle 11 alle 16 prima di essere ricevuti dalla Regione».

Le nuove sfide della Provincia si potranno probabilmente leggere nel prossimo bilancio.«Ricordo l’enfasi con la quale, nel momento del suo insediamento, l’assessore al bilancio aveva annunciato che al 31 dicembre di ogni anno avremmo avuto in mano il preventivo per l’anno dopo. “Dobbiamo dare garanzia di programmazione”, aveva detto, peccato che non aveva fatto i conti con il “suo” Governo e ad oggi il bilancio preventivo 2011 non è ancora stato approvato. Eppure si sono già fatte comunicazioni alle scuole del Lodigiano in cui si dice che le spese di manutenzione per il prossimo anno scolastico diminuiranno del 20 per cento. Nei 15 anni di centrosinistra l’investimento sulle scuole è sempre stato basilare. Ora invece arrivano le prime notizie di tagli consistenti».

Risparmi, però, sono stati fatti sul fronte dell’organizzazione del personale dell’ente.«Se si riferisce alle recenti dichiarazioni sull’azzeramento di alcune posizioni che avrebbero determinato un presunto risparmio di 60mila euro all’anno, dico che al lato pratico non è così e soprattutto non si può andare in consiglio a parlare di “merito” e di “lavoro egregio” della struttura, e poi, appena si girano le spalle, sparare dichiarazioni sui presunti “fannulloni”. In Provincia c’è una professionalità importante che spesso bagna il naso alla politica e che sa prendersi delle responsabilità, dovrebbero avvalersi di ciò e non di altro».

Sì, però in alcune situazioni è giusto intervenire.«I problemi, laddove ci sono, vanno affrontati, ma il metodo Brunetta, com’è ormai noto a tutti, non li risolve. Dare un’immagine distorta, annunciare come fa Gibelli una campagna per “burocrazia zero”quando hanno governato otto degli ultimi dieci anni e nel contempo introdurre misure economiche penalizzanti, vuol dire umiliare la struttura, altro che premiare il merito. Gli interventi e le incertezze continue rischiano quindi di distruggere ciò che c’è di buono».

Torniamo al tema dei risparmi.«Alcune iniziative fanno davvero sorridere, come il taglio alla “mazzetta” dei giornali, salvo farsene uno proprio, di giornale, oltre a comprare pagine sui quotidiani per “fare gli auguri” ai lodigiani e dirsi da soli quanto sono bravi. Avrei inoltre preferito che nell’aumento del 30% dello stipendio della Giunta, dovuto per il rientro dal patto, non si fosse sommato quel 10% discrezionale che invece hanno introdotto. In un momento di crisi sarebbe stato un segnale positivo».

Da assessore lei si è occupato anche di cultura e servizi alla persona. Cosa pensa degli interventi del centrodestra in questi settori?«Il perno delle iniziative culturali è ancora “Il Lodigiano e i suoi tesori”: ne siamo felici, perché è stato creato da noi, ma di intuizioni originali neppure l’ombra. Noto invece un indebolimento del ruolo di coordinamento sui temi sociali».

Perché?«In passato era stato fatto uno sforzo di unitarietà: un unico piano di zona, un solo soggetto gestore con il Consorzio servizi alla persona e la Provincia svolgeva una funzione di cerniera che oggi non si vede più. La dimensione media di un distretto lombardo è di 700mila residenti, nel Lodigiano ci sono tre distretti per 220 mila abitanti. Stare insieme è un dovere, anche di credibilità verso l’opinione pubblica. Anziché indicare delle linee al territorio per affrontare i bisogni dei propri concittadini, la Provincia però preferisce dire che sono competenze comunali. Anche qui, quindi, c’è incertezza, come nel campo dell’immigrazione».

È vero però che su sociale e sanità il ruolo dei comuni è centrale...«Sì, il contraltare operativo della Regione e delle Aziende locali è rappresentato dai Comuni, ma il ruolo politico della Provincia comunque ha un suo peso. In campagna elettorale la continuità tra il centrodestra regionale e il centrodestra provinciale veniva speso come un elemento premiante, che alla prova dei fatti si traduce però nel continuo assecondare, senza alcun elemento di critica, ciò che viene imposto e calato dall’alto. Il silenzio calato sul tema dei tumori è emblematico».

Parliamone.«Il “registro dei tumori” sarebbe dovuto diventare lo strumento determinante per analizzare il fenomeno, ma che fine ha fatto? Da assessore, la Lega mi chiese di intervenire presso l’Asl, come poi feci, per verificare l’iter della sua costituzione, tuttavia oggi se ne sono dimenticati. Nessun miglioramento anche sul fronte della diagnostica. Ma la sanità non è l’unico campo in cui la presunta continuità politica non ha prodotto alcun risultato, sul trasporto pubblico locale, infatti, la situazione è addirittura peggiorata, oltre al fatto che sugli assetti delle società deputate al trasporto locale si registra incertezza e una difficoltà di interlocuzione incomprensibile”.

Un ultima battuta sul centrosinistra...«Stiamo innovando la nostra proposta amministrativa e costruendo una nuova classe dirigente che tra tre anni possa riprendere in mano le redini del territorio. Quel che è certo è che il “clima politico” che favorì la vittoria di Foroni non c’è più».

Ne è sicuro?«Da quel risultato ne è passata di acqua sotto i ponti e da allora registriamo a livello locale la crisi della destra a Codogno, Casale e Lodi, la vittoria di Guerini e l’elezione di Santantonio in Regione, mentre sul piano nazionale, dove ne abbiamo viste di tutti i colori. Si fanno sempre più pressanti le critiche di Confindustria e dei sindacati ad un Governo immobile che opera solo per leggi “ad personam”, colpisce i diritti dei lavoratori, fa aumentare la pressione fiscale, non rilancia l’economia, taglia risorse alla sicurezza, al sociale e al volontariato, svilisce le donne, non valorizza i giovani e colpisce la scuola. In tale contesto emerge, oltre all‘inconsistenza del Pdl, anche l’insofferenza degli elettori della Lega di fronte all’incapacità di governare l’immigrazione».

E per il futuro?«Si è aperta una fase nuova, che dobbiamo saper affrontare parlando al Paese ed al territorio, guardando al futuro, che ovviamente non sta nella sola difesa del passato. Tenere la nostra conferenza programmatica con cadenza annuale rappresenta quindi la chiara volontà di un percorso di avvicinamento che ci deve portare a mettere a disposizione del territorio tutte le nostre migliori potenzialità e capacità».

Renato Goldaniga

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