A Lodi i fedelissimi di Mantovani fanno quadrato

Il polverone sollevato dal terremoto giudiziario per l’arresto di Mario Mantovani, vice presidente di Regione Lombardia, arriva fino a Lodi. L’uomo di spicco di Forza Italia aveva legami profondi con il territorio, consolidati da quando era coordinatore dell’allora Pdl e proseguiti da “super” assessore alla sanità. Negli anni uno dei più sfegatati difensori di Berlusconi, Mantovani è stato sottoposto ieri mattina a misura cautelare nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano con l’accusa di concussione e corruzione aggravata.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Uno dei primi ad intervenire è stato Claudio Pedrazzini, capogruppo degli azzurri al Pirellone e tra i “fedelissimi” dell’ex sindaco di Arconate. «Non apprezzo il ricorso al sistema della custodia cautelare. Detto questo, ora ci sarà da analizzare con attenzione quanto accaduto tenendo in considerazione anche il momento in cui si sono verificati i fatti contestati - sottolinea Pedrazzini -. Sembrerebbe che l’emissione dell’ordine di custodia cautelare, avvenuto in un momento in cui Mario Mantovani non aveva più deleghe operative, non sia stato anticipato da alcun avviso di garanzia, in una inchiesta che dura da due anni. È naturale e ovvio che questa vicenda andrà meticolosamente approfondita in tutte le direzioni possibili». Nonostante i rapporti politici tra i due sembra non fossero più così solidi, la linea Mantovani-Pedrazzini ha per diverso tempo giocato un ruolo di primo piano all’interno dell’ex Pdl e poi Forza Italia. Una rete che si è allargata ai vertici lodigiani del partito e ha compreso anche alcuni consiglieri comunali. Un filo rosso che è arrivato fino al capoluogo: l’ospite d’onore per la chiusura della campagna elettorale per le amministrative a Lodi è stato proprio Mantovani. Era il 2013 e il candidato sindaco per liste civiche e centrodestra era Giuliana Cominetti. «Non so nulla della vicenda – commenta - ma esprimo solidarietà perché questi sono momenti delicati. Mantovani è una figura di esperienza e penso sia in grado di fare luce su quanto accaduto».

Il Popolo della libertà e Forza Italia erano stati anche gli “sponsor” dell’ormai ex sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi, che ha di recente lasciato la carica in polemica con la prefettura per l’emergenza profughi.

Ieri non sono mancate anche le polemiche. L’esponente di Fratelli d’Italia Nancy Capezzera va all’attacco: «Pedrazzini e i vertici di Forza Italia sono stati “mantovaniani” fino a ieri, questo non si può dimenticare, una linea che quando ero nel Pdl non ho mai apprezzato e anzi vivevo con malessere. Ricordiamo che Mantovani era quello che organizzava le claque davanti al tribunale per difendere Berlusconi».

Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Lodi, Giuseppe Rossi, vicino a Roberto Maroni, non vuole infierire: «Noi non abbiamo alcun rapporto con Mantovani - commenta - e nell’elenco delle province coinvolte Lodi è esclusa».

Nessun commento, invece, è arrivato dal direttore dell’Asl Fabio Russo, in quota a Forza Italia. «Il manager - fanno sapere dagli uffici - è impegnato in riunione al Pirellone».

Il 3 marzo 2014, i vertici di Forza Italia e il consigliere Pedrazzini avevano organizzato un blitz dell’assessore Mantovani all’ospedale di Sant’Angelo. Oltre a Crespi e agli allora sindaci di Vidardo e San Colombano al Lambro, rispettivamente Oscar Fondi e Gian Luigi Panigada, erano presenti, tra gli altri, il consigliere comunale di Lodi Lorenzo Maggi, Dario Fusar Bassini nel ruolo di amministratore di Eal, il commissario liquidatore del Consorzio basso Lambro Giuseppe Rognoni e Gino Biasini. Mantovani non aveva perso occasione per attaccare i vertici leghisti dell’ospedale affinché rimuovessero la maxi impalcatura che era presente da mesi davanti al Delmati di Sant’Angelo.

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