L’arte del traduttore di Elio Vittorini

Non deve essere mai stato facile il mestiere di traduttore. Ieri come oggi. Eppure la teoria del tradurre è stata fondante per la letteratura italiana. Attraverso quella “dannazione” molti intellettuali, scrittori e romanzieri italiani, soprattutto ermetici, riuscirono a sopravvivere durante il fascismo. Tra questi si conta Elio Vittorini, col suo impegno a far conoscere le letterature altrui, soprattutto americana, anche se spesso filtrata attraverso le versioni francesi, in un periodo non proprio aperto verso l’esterno. Ma dietro ogni uscita editoriale c’è la bassa cucina e un rapidissimo e utile libretto raccoglie le lettere che Vittorini mandò tra il 1933 e il 1943 a Lucia Rodocanachi, che in più occasioni aiutò lo scrittore di Conversazione in Sicilia a terminare le sue traduzioni, e chiuso da un interrogativo colmo d’ironia: «Si diverte tanto a tradurre?». Di certo questioni alimentari erano all’ordine del giorno per tutti, ma come poi si vedrà nel corso degli anni, Rodocanachi diventerà una delle traduttrici più richieste. E la collaborazione con Vittorini fu una buona palestra intellettuale.

Elio Vittorini - Si diverte tanto a tradurre? - Archinto Milano - 2016 - pp. 120 - 16 euro

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