Morto Enrico Medail,

musicista e traduttore

Domenica sera il perditempo quotidiano sui social viene spezzato da un post dell’attore Sebastiano Filocamo, che registra in poche parole commosse la dipartita di Enrico Medail. Gli scrivo, siamo “amici” e qualche anno fa un film che lo vedeva protagonista (Tutti i rumori del mare), fu premiato al Lodi Film Festival. La risposta non fa che confermare la triste notizia. Già sabato le condizioni di Medail si erano aggravate, da tempo era ricoverato nella casa di riposo di Maleo e lì’ domenica È spirato a 78 anni.

Ma chi era Medail? Forse è stato il più grande traduttore italiano di canzoni. I suoi inizi come tanti artisti e intellettuali milanesi s’indirizzano verso il cabaret nelle sue forme più avanzate e surreali. Ma a definire il suo destino è l’incontro con Leo Ferrè che avvenne come raccontò anche al “Cittadino” nel 1969: «... avevo un amico che si chiamava Gianni Rizzoni, che traduceva libri dal francese, soprattutto libri gialli, il quale mi telefona e mi dice che c’era Ferrè a Milano che teneva una serie di concerti al Piccolo Teatro». Medail vi andò e da quel dì il suo rapporto con l’universo musicale e intellettuale di Leo Ferrè è stato unico. Viveva a Livraga con la moglie Monica, fiancheggiatrice del geniale Gianni Sassi nella Cramps e in Milanopoesia, in una casa piena di gatti e pubblicava libri di cucina. Ho qualche ricordo personale quando partecipò alla prima edizione di “La Corte in festa”, organizzata dal sottoscritto e da Eleonora Biscardi nel Cortile provinciale del San Domenico. Era il 2010, il suo recital si ebbe il 27 giugno e aveva per titolo: Léo Ferré, poeta fratello amico chansonnier. Anche se in anni recenti registrò un paio d’album di traduzioni di poeti con musica di Ferré, Medail sostanzialmente un solo album a suo nome Né dio né padrone, risalente al 1977 - ed è commuovente scrivere ora mentre lo sto ascoltando nella copia in cd del 2003 che mi regalò - pure segnato interamente da canzoni di Ferré, stavolta non solo tradotto, ma anche cantato che rappresentava il corollario al suo capolavoro, amatissimo da Testori che ne scrisse le note di copertina, «Leo Ferré in italiano». Molte delle canzoni di Ferré tradotte furono raccolte da Medail con Marco Macario nel volume Il cantore dell’immaginario. Questa è l’eredità che lascia e che non smette di suggerire continui e inediti percorsi critici all’interno dell’opera di uno dei giganti della musica del Novecento.

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