Un maestro che ha saputo parlare al cuore dei ragazzi

Non capita tutti i giorni di assistere a un momento di autentica pedagogia all’insegna della persona come figura centrale della legge, dei diritti, della Costituzione. Tanti soggetti e tutti protagonisti di un progetto sulla legalità insieme ai ragazzi della scuola media “Griffini” e della visione pedagogico-didattica di un preside illuminato, Piero Cattaneo. Casalpusterlengo ha ospitato nel pomeriggio di martedì 22 maggio Gherardo Colombo che nelle vesti di un maestro, per certi versi antico e per altri versi moderno, ha parlato al cuore dei ragazzi. Nell’auditorium delle scuole medie aveva occhi solo per loro, i ragazzi della Bassa e dei loro nuovi amici, ovvero i compagni catanesi della Scuola Media “Caronda”, uniti da un gemellaggio tra Istituti. Gherardo Colombo, una lunga carriera di giudice e magistrato, viene ricordato soprattutto per aver fatto parte come pubblico ministero del pool di Mani Pulite, che all’inizio degli anni ‘Novanta diede fine alla Prima Repubblica e ancor prima fece parte di quei magistrati che scoprirono la nota setta massonica P2 e il caso Sindona.Gherardo Colombo entra nella sala e subito si intuisce un carisma particolare, un’ aura destrutturata come la sua giacca che piena di vita incomincia a stargli stretta. Ha bisogno di muoversi, di toccare con le parole quei ragazzi. Esce dalla scrivania, scivola fuori dalla giacca e comincia a chiedere a quei ragazzi se hanno qualche domanda per lui… Il gioco sulla legalità ha inizio. Gli allievi con una sequenza numerata di domande vogliono sapere della sua vita, del suo percorso di lavoro, del punto di vista di un uomo che non vuole mettersi in cattedra ma ha qualcosa da insegnare. Colombo inizia così a spiegare la sua scelta e perché ha intrapreso una nuova strada, quella di divulgatore.Con le parole semplici, di chi ha capito fino in fondo, lancia ai ragazzi un’immagine, quella dell’idraulico. Per anni, ben 33 quelli vissuti in magistratura, ha curato il rubinetto della cucina per poi accorgersi che il problema in cucina dipendeva da un rubinetto ben più importante, quello centrale. Fuor di metafora, la legge dipendeva dalla cultura alla legalità e che avrebbe fatto molto di più parlando con le persone, con i ragazzi sul senso e il significato delle regole per poi far riscoprire il valore inestimabile dei principi fondanti la Costituzione. Uno su tutti, il valore della persona, della propria libertà che si traduce sempre in possibilità di scelta. Parlava a quei ragazzi, che un po’ intimiditi, non avevano quasi il coraggio di dire che le regole non le amano. Lui insisteva nel dire loro di non aver paura, di dire che le regole non sempre piacciono. Così con semplicità maieutica, con arguzia socratica, portava la sua esperienza – e quale esperienza! - fatta di azioni e non solo di parole, per convincerli a mettere in discussione piccole ma non innocui comportamenti. La legalità si conquista giorno dopo giorno fin dalla più tenera età. Così la banalità del male che inizia nel far copiare un compagno in cambio di un gelato, o subire l’intimidazione di un bullo, scopre un orizzonte di valori ritrovati, autentici. Gherardo Colombo, inizia dai più piccoli una rivoluzione culturale: piccoli pensieri ma non più banali anche per gli adulti che con discrezione assistevano, consapevoli di aver partecipato a un atto unico.

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