Mettano da parte inutili campanilismi a difendano i due presidi ospedalieri

E’ una questione di umanità. E’ una questione di rispetto di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione italiana (sì quella che difendiamo sempre. Anzi, quando fa comodo). E’ una questione di responsabilità amministrativa. Lo smantellamento progressivo del settore oncologico dell’ospedale di Casalpusterlengo impone una riflessione collettiva. Una riflessione culturale prima di essere amministrativa (con riferimento alle istituzioni) e aziendale (con riferimento all’Azienda ospedaliera (ora Asst) – e a questo proposito il termine azienda abbinato alla sanità non mi è mai piaciuto, perché credo che i termini non siano mai casuali. Una riflessione culturale che muove i suoi primi passi dal fatto che si sta parlando di persone malate. E di tumore. Addirittura, malati terminali.

Non credo spetti a me ricordare che cosa significhi convivere con una simile malattia e che cosa voglia dire stare accanto a chi lotta ogni giorno contro quello che giornalisticamente derubrichiamo con poche battute con l’espressione “un male incurabile”. Dunque, apparentemente privo di speranza. Quella che invece la professionalità di chi opera (anche a titolo volontario) nei reparti finiti di recente nel mirino dei presunti tagli dispensa a piene mani ogni giorno. Una speranza fondata sulla ricerca scientifica (e relativi progressi) e sulle amorevoli e umane cure, illuminate – per chi crede – dalla fede.

Credo invece spetti alle comunità del Basso Lodigiano (in particolare Casale e Codogno si decidano a mettere da parte gli inutili campanilismi per difendere unite i due presidi ospedalieri se non vogliono trovarsi tutti in coda a Lodi fra qualche anno per un banale esame: questo significa amministrare un territorio. Il resto è ordinaria amministrazione), credo spetti alla Provincia di Lodi e a Regione Lombardia ricordare come non sia possibile ragionare in termini aziendali di fronte a tutto questo bensì in termini di pubblica amministrazione.

Sì, come uno Stato che vuole garantire un servizio pubblico, la sanità, tutelando un diritto costituzionale, la salute. Anche quella di chi apparentemente non ha nulla da dare in cambio in un sistema sanitario che si limita a pensare come un’azienda che, accorpando, taglia le spese. Come i malati oncologici. Specie se terminali. Persone che non hanno che da offrire la loro sofferenza. Con dignità. Con voce sottile. Tutte voci umane. Non di bilancio.

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