I leghisti lodigiani festeggiano la sconfitta del Barbarossa?

Il Governo, del quale fa part la Lega Nord, per il 150° dell’unificazione italiana, ha indetto una giornata festiva per il 17 marzo 2011. Non per nulla l’inno nazionale recita “da secoli oppressi, calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi” per non smentirci siamo divisi tra chi la vuole e chi non la vuole. In una cosa sola tutti d’accordo: d’essere in disaccordo con gli “altri”! La Lega Nord si chiama fuori, afferma che farà festa ma in altra occasione, il 29 maggio, anniversario della sconfitta, per merito dei milanesi e dei loro alleati, dell’imperatore Barbarossa. Mentre l’unificazione fu un fatto che riguardava “tutti” gli Italiani, la sconfitta del Barbarossa, per quanto esaltante ed esaltata, fu un episodio tutto sommato marginale, ciò a parte, mi domando come reagiranno i leghisti pavesi, comaschi, cremaschi ed altri, i quali al tempo erano fedelissimi alleati dell’imperatore, e specialmente i lodigiani che a lui devono, dopo la distruzione di Lodi Vecchio da parte dei milanesi, la fondazione della loro città, in riconoscenza dedicandogli due monumenti. Festeggiare la sconfitta di chi ha fondato la propria città, non sembra elegante, d’altra parte gli ordini sono ordini e per accontentare i capi - i quali di riffe o di raffa hanno approvato la festa “nazionale” – forse i leghisti lodigiani festeggeranno smantellando i monumenti. Sembra che alcuni sindaci leghisti, forse in spregio alla festa, abbiano inviato ai dipendenti comunali ordini di servizio nei quali s’imporrebbe la loro presenza sul luogo di lavoro. Se vero, essendo la festa “nazionale” ciò comporterebbe il pagamento come straordinarie delle ore lavorate, prevedibilmente mancando gli utenti, ci si domanda dove l’utilità. La Lega afferma che il “federalismo municipale” risolverà molti problemi e che “i sindaci possono anche spendere e spandere, ma poi i cittadini li puniranno non votandoli” peccato che intanto avranno speso, e generalmente i sindaci, spreconi o meno, nell’attesa di tornare tali, diventano vice-sindaci e cose del genere. Chi vivrà vedrà, temo però, che il “federalismo municipale”, come tante riforme troppo sbandierate, si risolverà in un aggravio di tasse per i lavoratori dipendenti e i pensionati. La riforma Bassanini che esautorando di fatto il Consiglio Comunale dava “più spazio di manovra” ai sindaci, in troppi casi (non sempre per fortuna) li ha trasformati in piccoli dittatori strapagati e arroganti, attorniati da una coorte di assessori e consiglieri, sempre disposti a sottoscrivere acriticamente ogni e qualsiasi loro proposta!

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