Business park? Meglio pensare a un’altra foresta di pianura

Gentile Direttore. Si scrive e si parla molto in questi giorni del destino degli alberi che vivono nel nostro territorio. Tagli di piante realizzati in maniera discutibile (riferimento al colatore Muzza) e, per contro, denunce penali nei confronti di quanti adottano piccoli luoghi abbandonati, li bonificano dai rifiuti, li piantumano ( alberi !), li rendono sociali (è evidente il caso Buclìn a Mairago). E si parla, nelle sfere istituzionali, spesso con toni sopra le righe e promesse puntualmente disattese, di consumo di suolo. È davanti agli occhi di tutti la triste e scellerata realtà della distruzione della Terra. Si distrugge il Pianeta per alimentare un assurdo bisogno di produzione la quale, a ben guardare, arricchisce realmente un’infima parte dell’ umanità. Una piccola percentuale di persone sempre più potenti, economicamente, politicamente e, quando necessario, anche militarmente. Un pugno (si fa per dire) di uomini che agiscono esclusivamente per i propri interessi ed il proprio tornaconto monetario, ma che si giustificano nel nome di un modello di sviluppo che di fatto, si è dimostrato avido negli intenti quanto caotico e fallimentare nella sostanza. È un circolo vizioso che ha, tra le conseguenze più drammatiche, l’ incapacità da parte della Terra di supportare le richieste sempre più pesanti degli umani. La Natura ha un limite. La Terra ha un limite. Il cambiamento climatico è evidente. Gli inverni caldi, piovosi, le situazioni di siccità, gli uragani, i temporali violenti. In questo scenario che non lascia intravedere spiragli di ottimismo, il problema del consumo di suolo svolge un ruolo fondamentale, ed in quanto tale va risolto con consapevolezza. Per questo mi trovo d’accordo con Francesco Cancellato quando sostiene, molto intelligentemente, la necessità di realizzare il cosiddetto Business Park in altri luoghi, che non siano i quaranta ettari di campagna attorno a Villa Igea. Utilizzando invece gli spazi già edificati che egli cita chiaramente nell’ editoriale pubblicato sul Cittadino pochi giorni fa. Nessuno nega infatti l’importanza del progetto, ma come già affermato, il suolo è fondamentale per la sopravvivenza. Giriamo pagina: il bravo Andrea Scapin, del quale è stata pubblicata recentemente una lettera sul suo quotidiano, sta portando avanti da vari anni, a Mulazzano, un importante lavoro volontario di piantumazione di aiuole e di spazi verdi. Con alcuni amici mette a dimora e cura nella crescita, tanti, tantissimi piccoli alberelli i quali, come egli giustamente sostiene e come tutti sanno, purificano l’aria, abbattono i nostri inquinanti, sono piacevoli da vedere e quando saranno più grandi regaleranno ombra, fresco e tranquillità agli esseri umani e cibo agli altri esseri viventi. Riflettendo e facendo due conti, sarebbe sufficiente che ogni abitante della provincia di Lodi piantasse un albero, per ottenere a tempo di record un bosco diffuso, ricco di duecentomila nuove piante fatte crescere in ogni spazio disponibile. Ed è a tal proposito che mi permetto di proporre all’ amministrazione comunale l’idea della creazione di una seconda Foresta di Pianura. Avremmo bisogno di nuove decine di ettari di bosco al fine di modificare in meglio la qualità dell’ aria della città di Lodi e dei territori limitrofi perché, come ben sappiamo, viviamo in uno dei luoghi al mondo con il più elevato tasso di tumori, assediati come siamo da traffico veicolare, polveri sottili, strade ed autostrade (non dimentichiamo la costruenda, famigerata Tem, a proposito di consumo di suolo...!), che ci regalano quotidianamente inquinamento e conseguenti affezioni polmonari. Perché no? Una nuova, grande Foresta di Pianura, gemella della prima. Un luogo di quaranta ettari di bosco, proprio alle porte di Lodi, che sorga sui campi adiacenti a Villa Igea. Perché come tutti sappiamo, gli alberi purificano l’aria e fanno vivere meglio. Ringrazio per l’attenzione.

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