«Vogliamo difendere l’identità nazionale»

Difendere e arginare, sono queste le parole chiave di Alessio Mancini, 30enne di Montanaso, militante in Forza Nuova dal 2008, dal 2011 anche segretario provinciale di Lodi. Difendere l’agricoltura lodigiana e il commercio locale “strozzato” dall’avanzare dell’Oriente; arginare la criminalità in zone che «stanno diventando un vero e proprio ghetto, come la Maddalena, via Lodino, corso Adda». Sono alcuni punti del “Programma per la ricostruzione nazionale” di Forza Nuova, declinato al Lodigiano per la corsa al Parlamento del segretario provinciale, al quinto posto della lista Lombardia 3 per la Camera dei Deputati. Nato a Sant’Angelo, diplomato grafico pubblicitario, Alessio Mancini è impiegato a Lodi in una società che si occupa di sicurezza privata.

Quando ha conosciuto la passione politica e come è iniziato il suo percorso?

«Sono sempre stato di destra fin da ragazzino e ho iniziato come simpatizzante per Alternativa Sociale. Sono entrato in Forza Nuova nel 2008 e ho collaborato al progetto del circolo Bianco, Rosso e Verde di via San Fereolo, poi incendiato in un attentato. Nel 2010 sono stato poi candidato nella lista civica Sos Lodi per il Comune di Lodi e oggi ritentiamo con una lista per le politiche perché possiamo dire di essere gli unici puliti del panorama politico italiano».

Quali sono i valori a cui si ispira?

«Sono quelli che noi chiamiamo della ricostruzione nazionale, che vanno dalla sovranità monetaria al rifiuto del debito pubblico alla nazionalizzazione della Banca d’Italia. E poi la difesa e la tutela della famiglia naturale con un sostegno di mille euro al mese per le donne che hanno un figlio, a cui aggiungere 400 euro se i figli sono due. Vogliamo liberare la donna dalla schiavitù del lavoro ed evitare che i figli, trascurati, finiscano nel tunnel della droga. Le mamme devono poter lavorare solo per scelta e non per necessità, perché la crescita demografica è centrale per il rilancio di un paese. Questa politica potrebbe poi liberare posti di lavoro per molti giovani disoccupati».

Quali sono le emergenze del territorio da portare a Roma?

«Sono di carattere economico, come nel resto del Paese, ma toccano anche la sicurezza. È necessario agire per abolire il precariato e investire sulla ricerca per evitare la fuga dei cervelli all’estero».

Due proposte...

«Si potrebbero offrire alla giovani coppie sposate e senza occupazione, terre del demanio e o di fondazioni religiose in cui stabilirsi e creare delle nuove attività agricole, dando slancio alla produzione locale e arrivare al blocco delle importazioni dalla Cina e da tutti quei paesi in cui non vengono rispettate le leggi in materia di sicurezza alimentare. L’altra proposta riguarda il commercio: ci vogliono più controlli sulle licenze e una normativa che privilegi gli italiani nelle aperture delle attività».

Non sarebbe una discriminazione verso altri popoli?

«Qualcuno potrebbe vederla così, ma per noi è centrale il tradizionalismo identitario, che significa tutele per i cittadini italiani, politiche sociali preferenziali, espulsione di ogni straniero che delinque e che deve scontare la pena nel paese d’origine. E nel Lodigiano chiediamo più controlli, perché da tempo la situazione sta diventando esplosiva in molte zone e in troppi ancora negano il problema».

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