Via Emilia, venti incroci da “paura”

Oltre 1300 incidenti in dieci anni eppure sulla statale le rotonde sono quasi del tutto assenti

A Sordio, Tavazzano e tra la frazione Olmo, San Martino e Mairago i punti da “bollino nero”

1350 incidenti in dieci anni, su 49 chilometri di strada da Melegnano al ponte di San Rocco al Porto: basterebbe questo a far capire quanto la via Emilia “lodigiana” è potenzialmente pericolosa. In questo tratto le rotonde sono appena sette, per giunta tutte nei grossi centri, cinque i semafori due dei quali a Casale, una sola la tangenziale e 7 su 49 i chilometri su cui la statale corre su quattro corsie. Tutto questo a fronte di 20 incroci a “raso“ verso strade provinciali uno più pericoloso dell’altro e senza contare la miriade di strade minori con ingresso diretto (a volte cieco) sulla cosiddetta Ss 9. Una strada con molti rettilinei che invitano alla velocità, ma pochi deterrenti alla guida spericolata. Una strada ancora lontana dalla filosofia che indica preferibilmente nelle rotonde il mezzo migliore per disciplinare gli incroci a raso e scoraggiare la velocità degli automobilisti. Sulla via Emilia circolano ogni giorno in media dai 25 ai 26mila autoveicoli, il 15 per cento dei quali costituito da mezzi pesanti. Solo nel 2010 nel tratto lodigiano si sono verificati 131 incidenti con un morto e 120 feriti. Ci sarebbe ancora tanto da sistemare per rendere la vita migliore e un po’ più sicura agli automobilisti, specie nel tratto settentrionale, quello che va da Sordio a Mairago. Ma l’Anas non lo fa o lo fa a rilento: un problema di soldi o la paura che con troppi rallentamenti la strada risulterebbe “declassata”?

Da sordio a Lodi, quanti rischi

Diamo una prima occhiata agli incroci da bollino rosso: mentre l’accesso a Milano (san Giuliano e San Donato) è regolato da un susseguirsi di rotatorie e incroci semaforici che lo rendono sostanzialmente un tratto moderno e sicuro, i primi nodi viabilistici si concentrano tra Sordio e San Zenone. Al chilometro 309 l’ingresso a Sordio, un incrocio canalizzato, rende rischiosi l’immissione dal paese sulla via Emilia in direzione Lodi e l’accesso al paese per chi proviene da Melegnano. Pochi metri più avanti c’è un’uscita diretta verso la stazione ferroviaria di San Zenone. Altri 500 metri ed ecco la canalizzazione con isola centrale per la svolta sulla Sordio-Bettola, “nodo“ che sopporta ogni giorno volumi di traffico consistenti. Solo in queste poche centinaia di metri nell’ultimo mese si sono verificati ben quattro incidenti, tutti dovuti a problemi di svolta e precedenza. Appena dopo Tavazzano, in direzione Lodi, si susseguono a destra l’incrocio con la provinciale 140 per Lodi Vecchio e sul lato opposto l’immissione nella strada 158 per Mulazzano. La velocità è limitata a 60 chilometri orari, ma pochi la rispettano. Pericolosità del doppio incrocio, spazio a disposizione ed eccessiva velocità dei mezzi ne fanno un punto ideale per l’inserimento di una rotatoria. Non se la passa meglio l’ingresso di San Grato a Lodi, pure regolato in un senso dalla rotatoria del Gigante: la svolta canalizzata in prossimità dell’Una Hotel è improvvisa e stretta, di sera difficilmente visibile. È questo il teatro del più spaventoso incidente degli ultimi anni, quando l’11 dicembre 2009 quattro giovani persero la vita dopo aver sbattuto violentemente contro la cuspide che divide la tangenziale di Lodi e l’uscita di San Grato.

Da Lodi a Casale, “bollino nero”

Appena passato il capoluogo si incontra il nodo stradale più complicato: in meno di un chilometro, raggruppa quattro incroci a raso da “bollino nero“. L’ingresso alla frazione Olmo ha due svolte da prendere con le pinze; l’incrocio con la provinciale 26 per Cavenagoe Castiglione, nel mezzo di un rettilineo in cui le auto sfrecciano a tutta velocità, ha una corsia di canalizzazione centrale sufficientemente larga, ma in entrata e uscita dalla provinciale le auto si trovano proiettate sulla via Emilia, senza spazi vitali per accelerare e decelerare; il doppio ingresso per il centro commerciale Bennet di San Martino da una parte e per la il centro “La Pergola” sul lato opposto è un punto molto pericoloso per gli attraversamenti cui sono costretti gli automobilisti (dal Bennet verso Lodi, dalla Pergola verso Casale, da Casale verso il Bennet e da Lodi verso la Pergola) e per i volumi consistenti di traffico dovuti alla clientela dell’iper e ai giovani frequentatori della “movida“ alla sera: la sede stradale era già stata allargata per realizzare un sottopasso pedonale tra i due parcheggi, non era possibile intervenire anche per regolare quelle pericolosissime svolte? Infine, appena 300 metri più avanti c’è un ultimo incrocio a raso con la provinciale 186 per San Martino. Risultato: un chilometro di strada da percorrere “in apnea“. Proseguendo per Casale ci sono ulteriori punti a rischio: un doppio incrocio con la 191 “Mairago-Basiasco“ (a sinistra) e la 190 per Ossago (a destra), l’ingresso e l’uscita da Secugnago e una canalizzazione (con isola centrale) che immette nella provinciale 22 verso Terranova e l’ex Gulf. Dopo Casale (qui la via Emilia urbana, in attesa della tengenziale, è regolata da due semafori e una rotonda con la 234 “Mantovana“) le cose migliorano grazie al raddoppio delle corsie che la rendono più sicura fino a Guardamiglio: il penultimo paese della Bassa è caratterizzato da due rotonde consecutive: la prima serve il casello autostradale di Piacenza Sud (comunque vecchia e non esente da pericoli), la seconda è in costruzione e servirà a regolare l’accesso al colosso logistico Di Martino: considerato il volume di mezzi pesanti che dai capannoni entreranno sulla statale, la rotatoria appare già fin troppo stretta. A San Rocco al Porto, infine,accesso e uscita dal paese (specie il primo che è ”semicieco“) fanno paura. Essendo però la strada dislocata sull’argine del Po, impossibile ricavare più spazio per allargare la strada e regolare ulteriormente gli incroci.

Ancora troppi gli incidenti

A conferma della pericolosità di alcuni tratti della via Emilia gli ultimi dati sull’incidentalità della statale (forniti da Regione e Istat, risalgono al 2010). In un anno, gli incidenti registrati - ovvero quelli rilevati dalle forze dell’ordine e quindi esclusi piccoli tamponamenti e altri eventi di lieve entità - sono stati 131, con un totale di 120 feriti più o meno gravi e un morto. I comuni più pericolosi sono Lodi (55 incidenti, prevalentemente sulla tangenziale) e Casale (24). Segue Tavazzano con 15 eventi divisi tra il tratto urbano e i suoi incroci a raso con altre strade. Casale e Tavazzano (unici due centri del territorio tagliati in due dalla via Emilia), dovrebbero tuttavia ridurre sensibilmente la propria soglia di rischio una volta realizzate le rispettive varianti, attese da anni. Pericolosi si confermano il “nodo” di Olmo-San Martino-Cavenago-Mairago con un totale di 15 incidenti e quello di Sordio (11), pieno di svolte da bollino rosso. Per finire, una curiosità: il tratto maggiormente regolato da incroci a raso e svolte rischiose (da Sordio a Mairago) totalizza 96 incidenti su 131. Dall’uscita da Casale al ponte sul Po, cioè il tratto della Bassa regolato da due maxi rotatorie e messo in sicurezza con il “raddoppio“ della carreggiata ha registrato soltanto 7 incidenti. Solo un caso?

La via Emilia si conferma come la strada più pericolosa del Lodigiano e del Sudmilano, con 1350 incidenti in dieci anni. Un tributo di sangue pesantissimo: il «Cittadino» ha voluto andare alla scoperta dei punti più pericolosi, scoprendo che da Melegnano a San Rocco al Porto sono almeno una ventina gli incroci a rischio che l’Anas si ostina a non voler sistemare. Solo 7 invece le rotonde. A Sordio, Tavazzano, Lodi, San Martino e Mairago i punti più pericolosi

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