«Una grande riserva naturale lombarda»

Dall’Oltrepo Pavese al Lodigiano per guadagnarsi un posto in Regione. Milena Bertani è candidata per il Centro popolare lombardo al Pirellone anche in provincia di Lodi. Non è alla prima esperienza politica, anzi proprio la politica l’ha costretta al centro di un’attività d’indagine dalla quale è uscita senza macchia.

«L’innocenza di una persona in fase processuale emerge. Difendendomi nel processo ho dimostrato che le accuse che mi erano state addebitate non sussistevano: nei tre gradi di giudizio ogni volta è sempre stata ribadita la mia totale estraneità ai fatti. Questo fatto ha però comportato un mio allontanamento dalla politica per ben dodici anni: un tempo lungo che non mi sarà restituito più da nessuno».

Dopo tutto questo, cosa la porta a ricandidarsi?

«Il desiderio di completare un progetto da me iniziato, proseguito nel corso degli anni con poche variazioni. Modifiche che non hanno aggiunto innovazioni alle mie idee. Penso, ad esempio, a quanto da me fatto per dare alla Lombardia un sistema di protezione civile esemplare».

Come sta procedendo la sua campagna elettorale?

«Per scelta etica ed ambientale ho deciso di puntare sul web, sul passaparola, incontrando i miei possibili elettori ai quali spiego le ragioni della mia scelta e cosa intendo realizzare qualora fossi eletta. E’ una modalità nuova che mi appaga molto. Il rapporto è diretto, non mediato».

Lei è in lizza per il Centro popolare lombardo, sostiene dunque Ambrosoli come governatore lombardo. Qual è i motivo?

«Il mio dissenso politico rispetto ai temi a me cari - i parchi, l’ambiente e quanto ruota attorno a questi mondi - nei confronti dell’area nella quale militavo era evidente da tempo. La mancanza di dialogo e di dibattito, l’arroganza di pensare che solo nella forza dei numeri si possa trovare ogni ragione per governare, anche quando vengono violate o mal interpretate le norme, appartengono a un modo di fare politica distante dal mio. Pensando ai numerosi fatti che hanno portato alla fine anticipata di questa legislatura, cominciati già con la composizione delle liste e la raccolta firme, valutando la mia esperienza al Parco del Ticino e nel mio ruolo di presidente del Coordinamento dei Parchi Lombardi e i rapporti con Regione Lombardia ritengo che fosse finita, per me, da tempo una condivisione politica con i miei vecchi compagni di viaggio».

I detrattori dicono che il vostro è uno schieramento politico composito, incapace di governare, lei cosa risponde?

«Rispondo citando il mio esempio. Sono stata presidente al Parco del Ticino per dieci anni e ho governato nel primo mandato con un consiglio di amministrazione e un’assemblea consortile composta da una maggioranza appartenente allo schieramento di centrosinistra, avverso al mio. Nonostante la mia prima elezione coincidesse con un momento molto delicato nella storia dell’ente a causa di un grande conflitto istituzionale con Regione Lombardia derivante dai progetti di sviluppo dell’aeroporto di Malpensa, non ho mai avuto nessun problema a risollevare le sorti del Parco».

Ha degli obiettivi da realizzare nel caso di una sua elezione in Regione?

«Mi piacerebbe che i comuni del Parco Agricolo Sud Milano, del Parco dell’Adda Sud e Nord pensassero di diventare una grande riserva della biosfera del programma Mab dell’Unesco. Insieme con il Parco del Ticino, da dieci anni già nella rete mondiale delle riserve e considerato uno dei dieci esempi da imitare al mondo, questo immenso territorio diventerà una “green belt” di alta qualità per la futura città metropolitana».

Emiliano Cuti

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