
Il boom è finito. E non solo perché il numero degli stranieri che scelgono il Lodigiano come casa ha smesso di crescere e si è stabilizzato, ma anche perché in 1.600 se ne sono andati tra il 2011 e il 2012. Oggi in provincia si contano 29.400 immigrati: 25.100 sono residenti, 2.400 vivono altrove e 1.900 sono irregolari.
Il dato è aggiornato al 2012, nel 2011 erano 31mila mentre tra 2009 e 2010 si attestava intorno ai 29mila. Se si pensa che dal 2000 al 2009 la popolazione straniera si è quintuplicata, è facile intuire come lo scenario sia cambiato, anche a causa della crisi.
Ieri è stato presentato il 13esimo Rapporto sull’immigrazione, nato dalla collaborazione tra Provincia di Lodi, Éupolis, Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità e Fondazione Ismu. «La vita è cambiata, c’è commistione tra culture - afferma l’assessore di palazzo San Cristoforo Mariano Peviani -, sul nostro territorio c’è molta più sussidiarietà rispetto al passato, una maggiore organizzazione di movimenti, famiglie e sindacati: di fronte al fenomeno dell’immigrazione stiamo dando una risposta chiara. In cinque anni abbiamo fatto tanto, questa è la prova che insieme si può lavorare per una speranza nuova. L’anno prossimo io non sarò più in Provincia ma andremo comunque avanti».
Il prefetto, Pasquale Antonio Gioffrè, sottolinea il buon livello d’integrazione che caratterizza il Lodigiano: «C’è una forte collaborazione tra istituzioni e mondo del volontariato - osserva -, non dimentichiamo che queste sono persone che hanno una dignità da rispettare».
Il contenuto del rapporto è stato illustrato da Alessio Menonna. Per quanto riguarda le singole cittadinanze, al primo posto si piazzano ancora una volta i rumeni con 7.200 unità, nonostante una diminuzione di presenze negli ultimi dodici mesi, subito seguiti da albanesi, 3.400, e marocchini, 3.100.
La crisi e la difficoltà di trovare un lavoro non hanno risparmiato nemmeno gli stranieri: nel 2012 poco meno di uno straniero su tre è occupato regolarmente a tempo indeterminato, a fronte del 48 per cento registrato nel 2007. I disoccupati passano invece dal 9 al 14 per cento tra 2001 e 2012. Nell’ultimo anno il problema ha colpito soprattutto gli uomini.
È necessario sottolineare che l’occupazione regolare a tempo determinato interessa soprattutto gli uomini, mentre quella a tempio parziale è tre volte più elevata nelle donne. Le professioni maggiormente svolte a livello maschile sono l’operaio generico nell’industria o il muratore, a livello femminile assistente domiciliare o addetta delle pulizie.
Nonostante i problemi legati al lavoro, la sistemazione abitativa diventa sempre più stabile: la quota di case di proprietà passa dal 7 al 27 per cento nel corso degli anni. Di pari passo, la coabitazione con altri immigrati si è più che dimezzata.
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