Storie di frontiera

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Cosa ci rende uomini e donne, e non solo numeri, utenti, mercato? La nostra storia, i nostri sogni, le nostre fatiche. Il nostro voler appartenere a un mondo, a un credo, a una cultura, a una radice. Il nostro “coltivare”. Che, dall’etimo latino colere, significa anche abitare e rispettare. “Storie di frontiera”, nuova rubrica settimanale del «Cittadino» al via martedì 19 maggio a cura di Stefano Rotta (testi) e Paolo Ribolini (fotografie), è stata pensata proprio per questo: per raccontare l’umanità del territorio nella convinzione che dietro ogni personaggio ci sia una persona, con le sue sfide e le sue paure. Che sotto i vestiti del dirigente e del mungitore, ci sia una vicenda, una famiglia, un’epica da dissodare. diopanare e condividere. «Siamo in pianura - spiega Rotta (che ha appena concluso con tanto di volume illustrato un’analoga iniziativa nella provincia di Parma ndr) - fra metropoli e Po. Qui esiste e resiste la grande epopea agricola e zootecnica, nonostante la meccanizzazione ormai completa e un cedere sempre più ampi spazi di terra ad altre destinazioni».

«C’è quindi una “vecchia guardia” - aggiunge il giornalista lodigiano- che ancora ricorda usi, voci e profumi della civiltà contadina. Ci sono i fiumi, Adda, Po, Lambro, così diversi e belli, guardando oltre la superficie. Pescatori, cavatori di ghiaia, sabbiaioli, boscaioli, barcaioli, e anche nuovi arrivati da mezzo mondo, che talvolta custodiscono e conoscono questi angoli di creato meglio di noi, che li abbiamo portati al degrado. E c’è la selva di cemento del tentacolo a Sud-Est di Milano, con la sua storica emigrazione dal Mezzogiorno, ormai assorbita nel tessuto sociale; le sue associazioni, l’Eni, il suo essere ponte con la Mitteleruopa dopo Porta Romana e il silenzio della Bassa. Ci sono le identità coriacee di Sant’Angelo e di Codogno, ci sono gli ultimi operai di Casalpusterlengo e di Melegnano, e poi l’artigianato, vocazione diffusa, tradizionale e per sua natura necessariamente innovativa, con le scommesse dei giovani e dei sognatori pratici. Ci sono, perché no, musicisti, artisti, cantastorie e teatranti. E ci sono le battaglie nascoste dei preti di paese, spesso in frontiera senza aver mai preso un biglietto aereo. Di questo ci occuperemo».

I nostri due inviati verranno volentieri a trovare i lettori, per sedersi con loro e ascoltarli, con la riservatezza che si usa tra persone perbene. Ma anche con l’entusiasmo di stappare bottiglie e racconti, certi che in ogni esistenza ci sia una perla. Per chi volesse contattarli è operativo l’indirizzo mail [email protected] o si può contattare Rotta al tel. 328/0833251.

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