Stefano Buzzi torna nella mischia

Sui tumori nessuno ha fatto niente.

serve uno studio serio per capire

il perché

di questo triste primato, per poi trovare la soluzione

Sul fronte

la sicurezza

serve

un sistema capillare

di video sorveglianza

integrata tra tutte

le forze dell’ordine presenti

sul territorio

Ha fatto della salute il suo cavallo di battaglia, in una Lodi dove le morti per tumore sono un triste e amaro record. Stefano Buzzi, alla guida della liste civica “Lodi che verrà” tenta anche questa volta la corsa solitaria in Broletto.

Medico legale e docente universitario, classe 1956, “pendolare” per motivi di lavoro tra Lodi e Parma, Buzzi non risparmia stoccate a nessuno, ai vecchi compagni di partito (ex Forza Italia) e alla precedente amministrazione di centrosinistra che definisce sempre con fare polemico «la giunta Uggetti-Cominetti, due candidati che costituiscono due facce della stessa moneta».

Nei prossimi anni il Comune avrà poche risorse a disposizione, gestire la città sarà più difficile. Perché si è candidato?

«Credo si possa tagliare la spesa pubblica in maniera efficiente, dando l’esempio dal basso. Per esempio, perché non andiamo via dall’Afghanistan e risparmiamo? Questo lo dico perché anche qui a Lodi abbiamo i nostri piccoli Afghanistan, rappresentati dagli affitti non riscossi per vari motivi, dai canoni non adeguati, dalle spese pazze in ristrutturazioni, dalle consulenze pagate a peso d’oro. Eliminare questi sprechi è alla portata di un sindaco, è un suo impegno morale. Noi siamo in grado di farlo, abbiamo tutti uno stipendio e non dobbiamo fare i parassiti di una struttura pubblica».

Lei è stato un uomo di centrodestra. Per lungo tempo coordinatore cittadino di Forza Italia. Adesso si presenta slegato dai partiti, proprio come è accaduto nella precedente tornata elettorale. Perché?

«Dopo nove anni trascorsi come coordinatore di Lodi di Forza Italia ho avuto modo di conoscere la realtà politica e umana di quella formazione. Mentre su quella politica non potevo obiettare, perché molte delle battaglia di Berlusconi erano anche le mie battaglie e alcune lo sono anche oggi, non ero a mio agio con la realtà umana caratterizzata da uomini , che utilizzavano la politica per i loro scopi personali, lasciando i bisogni della gente all’ultimo posto, dimentichi dei debiti da pagare, sia morali che economici. Così la prima cosa che metti in dubbio è la tua militanza, l’abbandono a quel punto è stato automatico».

Cosa farà nel caso si arrivi al ballottaggio?

«Il ballottaggio Uggetti-Cominetti è una farsa, sono due facce della stessa moneta, personaggi della medesima radice politica, protesi entrambi alla ricerca di una poltrona. Come può una città ragionevole votare per individui simili e per le formazioni che li rappresentano? Abbiamo avviato un dibattito al nostro interno per ragionare serenamente su cosa fare in caso di ballottaggio, in questo momento è arduo da decidere».

Lodi città sicura, sì o no?

«Dal punto di vista della microcriminalità Lodi ha mostrato un preoccupante aumento dei furti in abitazione e dei raggiri agli anziani. Come tre anni fa riproponiamo un sistema capillare di videosorveglianza, integrata tra tutte le forze dell’ordine, una proposta che questa sinistra cieca e arrogante ha sempre rigettato, anche quando ero coordinatore di Forza Italia. Questo sistema può essere più funzionale rispetto a tanti altri progetti, anche per il controllo della viabilità, dei vandali che abbandonano rifiuti e che imbrattano i muri».

Non si parla mai delle frazioni, progetti in cantiere?

«San Grato si avvia a diventare un polo commerciale importante, contrariamente all’Olmo dove prevale l’aspetto naturale e abitativo. Fontana e Riolo rientrano di più nel centro abitato. Sono necessari dei correttivi in tema di traffico, si potrebbe pensare a un distaccamento della vigilanza urbana a San Grato, preposto a risolvere i problemi legati alla viabilità, mentre per quanto riguarda le altre zone si potrebbe prevedere un maggiore collegamento con la città».

Cosa fare delle aree dismesse?

«Per l’ex Abb proporrei uno scambio con la proprietà: al Comune il sottosuolo per realizzare parcheggi, alla proprietà la possibilità di edificare un insediamento abitativo-commerciale a ridosso del centro, da qui l’importanza di un parcheggio multipiano collegato al centro storico. L’ex Linificio potrebbe invece essere trasformato in una sorta di Expo permanente per l’artigianato locale, con possibilità di vendita, per facilitare la ripresa delle attività».

Dal punto di vista produttivo (Polenghi, Consorzio e non solo), crede che Lodi si sia impoverita? Le istituzioni avrebbero dovuto fare qualcosa?

«Questa classe politica in vent’anni è riuscita nell’intento di far sparire la Polenghi, eccellenza locale di livello nazionale, di gestire in maniera goffa e inefficace la vicenda della Popolare, con le conseguenze che tristemente vediamo, sperando che il peggio sia già arrivato. In cambio non ha favorito nuovi insediamenti produttivi, ma si è impegnata per la creazione di una moschea: preciso che non sono contrario ai centri di culto ma ai metodi messi in campo da anni dalla sinistra. Il risultato è quello che vediamo: giovani a spasso».

Si sta costruendo troppo?

«Non vedo la necessità di rilasciare ulteriori licenze. Le licenze degli ultimi anni hanno prodotto un esubero di invenduto, che tale rimarrà anche per l’atteggiamento delle banche. È intenzione del sottoscritto preservare il territorio dalla cementificazione selvaggia».

Lodi città universitaria, che ne pensa?

«Tre anni fa il problema era lo stesso: non ci sono i servizi. La giunta Guerini ha “strombazzato” l’avvento dell’università senza dare poi un seguito operativo. Se l’università viene a Lodi a spese del Miur (Ministero istruzione e ricerca, ndr) ben venga, ma se solo il Comune si deve impegnare con 100 euro allora sono soldi buttati al vento. Non vedo come sia possibile trovare benessere immediato dalla gestione di qualcosa che comunque non ci apparterrebbe e che non ci darebbe ritorno occupazionale. Trattandosi di ente pubblico, tutte le gare sarebbero aperte al pubblico e non potrebbero essere date in “esclusiva” dal Comune alle aziende locali».

La città bassa oggi è al sicuro dalle alluvioni?

«Assolutamente no. Le difese sono ridicole, le abbiamo criticate al tempo e oggi siamo appesi a un filo, speriamo piova poco. Vorrei vedere all’opera quei ridicoli muretti. Resto convinto che la regimentazione del fiume andrebbe doverosamente compiuta per dare sicurezza alla gente. Fino a oggi, inoltre, i lodigiani non sono stati messi nelle condizioni di poter vivere il fiume e le sue potenzialità in modo sicuro e pulito, più volte sono stati osteggiati i progetti a favore del fiume, proprio da questa sinistra dedita alle ciclabili».

La Provincia scomparirà, come s’immagina il futuro del capoluogo e il suo ruolo?

«La Provincia è un ente inutile, lo dicevo da consigliere provinciale e lo affermo tuttora. Ben venga l’abolizione, ci permetterà di utilizzare gli edifici per il so-ciale, il per-sonale potrà essere ricollocato negli uffici comunali e

scolastici.

Il Comune assumerà

un ruolo leader».

Sanità e

tumori, che

fare?

«È il nostro cavallo di battaglia, ci hanno inseguiti senza poi fare nulla. Il problema c’è, serve un serio studio epidemiologico per scoprire il perché di questo primato, e trovare poi il rimedio».

Una promessa sui parcheggi?

«Subito la riapertura di piazza San Francesco»

Cinque aggettivi per la sua Lodi?

«Onesta, etica, culturale, produttiva e divertente».

Greta Boni

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