Silvana Lanzi (Regionali - Patto civico con Ambrosoli)

Lavoro e welfare per gli anziani: sono questi i temi cari a Silvana Lanzi, 47 anni e un figlio, cresciuta a Milano fino ai 30 anni, e poi trasferita nel Lodigiano, prima a Mulazzano e infine a Lodi, dove vive dal 2009. Controller amministrativo-finanziario ha lavorato a Milano e in provincia di Lodi, toccando con mano la realtà produttiva del territorio e le sue difficoltà. Attenta al sociale, si avvicina alla politica alle ultime elezioni comunali del 2009, quando a Turano le chiedono di entrare nella lista civica poi vincitrice. Ricopre l’incarico di presidente del consiglio comunale, fino a quando il lavoro glielo consente. Nel frattempo entra, pur senza tessera, nell’assemblea provinciale del Pd.

Come nasce l’impegno con Ambrosoli?

«Mi è stata chiesta la disponibilità e a quel punto ho fatto una riflessione: il candidato presidente è lo stesso del Pd, la persona mi piace e ritengo che anche il mondo civico possa portare un contributo importante. La mia è una candidatura non in distacco dal Pd, ma in continuità. Ritengo che il mondo civico possa meglio parlare a una fetta di società un po’ stanca dei partiti tradizionali. Per questo mi sono messa in gioco».

Quale sarà il primo impegno se eletta?

«Porterò avanti le cose che sostengo per il territorio, che è devastato da tanti problemi. La priorità assoluta va però al lavoro, con 17 mila disoccupati. Sono tanti, troppi, e sono solo quelli che si vedono. Per motivi di lavoro vedo tante realtà del territorio che tengono duro ma che ormai stanno per crollare. Sono molto preoccupata perché nel Lodigiano ci vivo e ci crescerà mio figlio».

Ma in concreto come si fa a far ripartire il territorio?

«Ogni territorio ha esigenze diverse e diverse attività che possono essere supportate. Bisogna verificare quali si possono insediare e quali si possono potenziare. Ci sono tanti capannoni di logistica aperti e oggi chiusi, perché il territorio non si presta alla logistica. C’è già normalmente traffico, e quando i mezzi pesanti viaggiano a pieno ritmo non ci sono le infrastrutture necessarie a sostenerli. Il Lodigiano non è fatto per la logistica, sono altri i settori su cui puntare e investire».

Per esempio?

«Il nostro è un territorio con un alto valore agricolo, e attorno ad agricoltura e attività collaterali bisogna ripartire. Poi ci possono essere attività di servizi e di tecnologia, che sono a basso impatto. Di certo non bisogna consumare suolo per nuove logistiche. Qualora ci fossero richieste in questo senso, bisogna lavorare per convogliarle vicino ai caselli autostradali e su aree già sottratte alla campagna, riqualificando le aree dismesse».

Su quale altro tema concentrerà le sue attenzioni?

«Premesso che gli ambiti in cui c’è da fare sono tanti e che il Lodigiano soffre in molti campi, mi pare che un nodo cruciale sia il welfare destinato agli anziani. La popolazione del Lodigiano tende ad invecchiare, e il problema dell’assistenza agli anziani, delle strutture ricettive e delle associazioni che possono supportare le famiglie è centrale. Dalle rette troppo alte delle Rsa all’assistenza domiciliare da potenziare, tutto il sistema va ripensato con un cambio di mentalità che metta umanità e professionalità al centro dell’assistenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA