Sergio Tadi, corsa libera senza partiti

«Prometto che noi ci prenderemo

cura dell’Adda,

fino a oggi purtroppo non c'è stata

la volontà

di investire

sul fiume»

«L’ex Linificio potrebbe diventare

il luogo ideale per sviluppare le attività dei giovani, un modo per

riqualificare

la zona»

Senza partiti, si può fare di più. E meglio. Per una città che Sergio Tadi - architetto, classe 1963 - immagina più proiettata verso il futuro. Sostenuto dai giovani di Primavera Lodigiana di Francesco Milanesi e dalla lista Guardare Avanti capeggiata da Gigi Bisleri, già presidente della Wasken Boys, il consigliere uscente si presenta per la seconda volta alla sfida del Broletto. Svincolato dai partiti e dopo un’esperienza di circa due anni e mezzo in Comune, tra le fila della minoranza.

Se è vero che, con il taglio ai trasferimenti e il patto di stabilità, la gestione del Comune sarà “lacrime e sangue”, perché si è candidato?

«Perché credo che con una gestione svincolata dai partiti sia possibile far fronte ai bisogni dei cittadini, con maggiori benefici. Noi siamo sicuri di poter dare un grosso contributo».

In occasione delle ultime elezioni, lei era il candidato del Pdl che rappresentava tutta la coalizione di centrodestra. Oggi si presenta rivendicando il suo essere “100 per cento civico”. Cosa è cambiato nel mezzo?

«Tutto è cambiato con la mia esperienza in consiglio comunale. Sono uscito dal Pdl perché mi sono trovato in una logica a me lontana, che metteva in prima battuta gli interessi del partito e poi quelli dei cittadini, in più i rapporti di coalizione non erano sopportabili. Dal momento che cercavo di mantenere il più possibile il legame con i cittadini, anche attraverso alcune iniziative, sono stato accusato di essere perennemente in campagna elettorale».

Cosa farà in caso di ballottaggio?

«Noi vogliamo essere protagonisti del ballottaggio. Da lì capiremo gli scenari e si vedrà. Siamo fiduciosi».

In caso di vittoria, chi ci sarà sicuramente in giunta al suo fianco?

«Vorrei avere vicino tutte le persone che fanno parte delle due liste della mia coalizione, persone molto valide, e certamente sarà così. Per quanto riguarda la squadra più ristretta, legata alla giunta, è una questione che non abbiamo ancora valutato. Lo faremo a tempo debito in base ai valori e alle competenze dei singoli».

Lodi è sicura o no? È possibile incrementare l’organico dei vigili urbani?

«Lodi ha un livello di sicurezza soddisfacente ma c’è ancora molto da fare; ad esempio il sistema delle telecamere deve essere gestito in modo diverso, perché molte non funzionano e vanno integrate in punti strategici della città. Bisogna tenere maggiormente sotto controllo zone come piazza San Francesco, il sottopasso di via Nino dall’Oro e soprattutto la stazione, dove noi vorremmo un presidio permanente dei vigili urbani, a favore dei pendolari, i quali hanno tutto il diritto di sentirsi sicuri in ogni momento della giornata».

Non si è ancora parlato di frazioni in questa campagna elettorale. Ha delle proposte concrete?

«Per la zona del Revellino, comprendendo anche Riolo e Campo Marte, pensiamo ad una nuova scuola e non solo. All’Olmo è stato un errore dell’amministrazione precedente vendere il centro civico, togliendo così degli spazi per l’aggregazione. I cittadini si lamentano perché non si sentono abitanti di Lodi ma semmai gli abitanti di un paese, noi vorremmo che non fosse più così, ad iniziare da una viabilità migliore e meno pericolosa. Le associazioni possono giocare un ruolo fondamentale per promuovere aggregazione e fornire servizi e noi punteremo molto su questo rapporto di fiducia».

Che fare delle aree dismesse?

«Riutilizzarle per evitare il consumo di suolo e per dare servizi. Ci devono essere dei progetti, anche perché possono fare da volano per rilanciare i quartieri. L’ex Linificio potrebbe diventare un incubatore di iniziative, quel luogo di iniziativa imprenditoriale giovanile che è lo sbocco naturale per una visione del futuro lavorativo per molti cittadini».

Lodi rischia di perdere Polenghi e Consorzio agrario, la Banca Popolare si è molto ridimensionata. La città si sta impoverendo senza che le istituzioni facciano qualcosa?

«Per la Polenghi non si sono utilizzati tutti i mezzi possibili, un’accusa che gli amministratori precedenti dovranno sopportare. Con il Consorzio l’amministrazione è obbligata a mettersi a un tavolo per una risoluzione che possa essere meno dolorosa per Lodi».

Si sta costruendo troppo, visti i circa 700 appartamenti invenduti?

«Credo che il problema non sia solo questo: il rischio è che queste case restino sempre invendute perché il prodotto non soddisfa l’acquirente secondo gli ultimi accorgimenti relativi al risparmio energetico. Oggi i clienti sono molto preparati, conoscono le novità che il mercato mette a disposizione e richiedono criteri che molte volte le realizzazioni di qualche hanno fa non rispettano. Quello che è certo è che le nuove costruzioni non dovranno consumare altro suolo».

Come diminuirebbe la pressione fiscale?

«Abbassando l’Imu per negozi e laboratori: oggi è allo 0,87 ma si può arrivare allo 0,46. Per l’artigiano in affitto, questo ha senso se il canone è calmierato, naturalmente. Per quanto riguarda la Tares nel nostro programma è prevista l’esenzione per i primi anni, mentre per l’Irpef è prevista l’esenzione per i nuovi dipendenti delle nuove attività».

Lodi città universitaria: lo è davvero? Dove dormiranno gli studenti, come raggiungeranno il polo?

«Oggi Lodi non può essere definita città universitaria, oltre all’edificio ci dovrebbero essere anche gli studenti. L’università è dislocata fuori dall’abitato, con problemi di collegamento e servizi. Cosa offriamo in queste condizioni agli studenti? Devono poter vivere la città e non fare i pendolari, fornendo le strutture necessarie. Tutto è ancora da creare, lo spirito universitario qui non esiste».

A 11 anni dall’alluvione, si sente di dire che la città bassa è sicura?

«No, non lo direi. Sono stati fatti interventi importanti, ancora da finire, ma si dovrebbe fare un approfondimento sul letto dell’Adda che continua a crescere, senza contare che il ponte fa da barriera ai rifiuti in arrivo da monte, la pulizia è fondamentale per far defluire l’acqua ed evitare quelle dighe naturali che rischiano di compromettere lo scorrimento naturale del fiume e mettono sotto pressione la staticità dei manufatti presenti».

Perché famiglie vivono poco il Lungoadda? Non doveva esserci un collegamento dalla Foresta di pianura al Belgiardino?

«Il collegamento è rimasto solo sulla carta. Non c’è stata la volontà di investire sull’Adda, se non dare dei contributi a pioggia alle associazioni che hanno la parola Adda nel nome. Noi promettiamo di prenderci cura del nostro fiume, ecco perché è presente sullo sfondo dei nostri manifesti. Il Belgiardino deve diventare un gioiello, una specie di Canottieri 2, portando le attività commerciali allo sfruttamento di quel turismo che segnerebbe la riqualificazione di una parte della nostra città tra le più belle e affascinanti».

La Provincia è destinata a scomparire, quale sarà il ruolo di Lodi in futuro?

«Il capoluogo diventerà più importante, le competenze saranno con tutta probabilità divise tra il Comune e la Regione. Dovrà essere capace di “trainare” il Lodigiano, interloquire con la città metropolitana ed essere in grado di favorire il rapporto con i cittadini».

Come evitare le infiltrazioni mafiose negli appalti?

«Non c’è una ricetta precisa, purtroppo. Si dovrebbe guardare di più alle imprese del territorio, mentre per gli appalti più grossi bisognerebbe fare dei controlli approfonditi, con l’aiuto delle forze dell’ordine».

Sanità e tumori, un triste primato lodigiano. Come intervenire?

«È vero che c’è un’emergenza ma è anche vero che il problema dell’inquinamento riguarda tutta la pianura padana. La prevenzione è fondamentale, è necessario investire maggiormente in prevenzione con l’aiuto dell’Asl, anche nelle scuole. Si deve poi lavorare per diminuire il più possibile il traffico. Sotto questo profilo l’amministrazione precedente ha iniziato un percorso giusto».

Si sente di fare una promessa agli elettori sui parcheggi?

«È arrivato il momento di smettere di parlarne e di realizzarli. Da troppo tempo si parla sempre dei soliti parcheggi. Resto dell’idea che si sia sprecata un’opportunità: sotto al Passeggio sarebbe stato meglio realizzare dei posteggi sotterranei, la posizione sarebbe stata perfetta. Ciò che posso promettere è che noi faremo i parcheggi di cui si sente parlare in continuazione (D’Azeglio, Villani, ex Macello)».

Cinque aggettivi per descrivere la sua Lodi?

«Gioiosa, in movimento, attrattiva, che possa far vivere al meglio le persone e che possa dar lavoro alle nuove generazioni».

Greta Boni

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