Sedi della Provincia, l’emblema di un fallimento annunciato

Cosa ne sarà dei due ex conventi che oggi ospitano una Provincia sull’orlo del dissesto? Il loro futuro è incerto, uno dei due complessi potrebbe infatti essere messo in vendita. Eppure, la loro riqualificazione è costata 15 milioni di euro. Adesso che le casse dell’ente di via Fanfulla piangono lacrime amare anche la loro manutenzione lascia a desiderare, spesso capita di aggirarsi tra San Cristoforo e San Domenico e notare delle transenne, segno evidente di qualche guasto o di un problema difficile da risolvere.

I costi del recupero

I due conventi, ognuno dei quali occupa una superficie superiore ai 4mila metri quadrati, furono acquistati nel 1998 per 5 miliardi delle vecchie lire. Il progetto iniziale prevedeva lo stanziamento di 12 miliardi di lire per il recupero di San Cristoforo e 10 miliardi per quello di San Domenico.

La loro riqualificazione permise di raggiungere un importante obiettivo per la città del Barbarossa: fu risolto il problema del degrado di via Fanfulla, a cui avrebbe dovuto aggiungersi l’apertura della Cavallerizza, l’immobile a fianco, ancora inaccessibile e destinato a diventare il museo di Lodi.

San Cristoforo fu restaurato tra il 2000 e il 2004, per una spesa di circa 7 milioni di euro; nel 2005 partirono i lavori per la valorizzazione di San Domenico, che si conclusero nel 2008 e costarono 8 milioni di euro. Questo significa che sono stati spesi nel giro di nemmeno dieci anni quasi 15 milioni di euro per il recupero dei due ex conventi, il cui futuro adesso è incerto.

Decadimento in corso

In Provincia non ci sono i soldi per provvedere in modo adeguato alla manutenzione dei due ex conventi. E in futuro sarà sempre peggio: il giudice del tribunale civile di Milano ha condannato infatti l’ente locale presieduto da Mauro Soldati a pagare alla ditta Fabiani Spa 3 milioni 545mila 690,08 euro a titolo di risarcimento in seguito alla rescissione unilaterale del contratto di costruzione della tangenziale di Codogno da parte della ditta, che non aveva ricevuto il pagamento di cinque stati d’avanzamento lavori. Una spesa a cui si aggiungono gli interessi e le rivalutazioni, le spese processuali e le spese della perizia d’ufficio.

«Non c’è più nemmeno un ascensore che funziona in Provincia», dice Emanuele Maffi, rappresentante sindacale dei lavoratori dell’Usb. «L’alienazione degli immobili, visti i tempi che corrono, non sarà semplice, si tratta poi di immobili importanti con costi rilevanti - aggiunge -. Quest’anno, in estate, siamo stati fortunati perché il clima è stato clemente, ma non c’è l’aria condizionata, gli ascensori non funzionano e spesso si devono posizionare le transenne. La mancanza di risorse incide naturalmente anche sul lavoro quotidiano dei dipendenti. Lo diciamo da sempre, la riforma del Governo è fallimentare: non porta da nessuna parte».

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