«Se c’è dialogo, si può superare ogni divisione»

«Il nostro impegno per la pace sia testimonianza educativa; e anche chi ha ruoli nella società civile, nella corretta laicità, può portare avanti quei valori condivisi dalla fede cristiana, gli stessi reperibili nel profondo della coscienza umana e nelle leggi, come ad esempio “Tu non ucciderai”». Tutta incentrata sulla pace e sulla fraternità, l’omelia del vescovo di Lodi nella Giornata mondiale della pace, il primo giorno dell’anno. Ieri alle 18 in cattedrale, monsignor Giuseppe Merisi ha presieduto la Messa solenne concelebrata dal vicario generale monsignor Iginio Passerini, dal vescovo emerito di Vigevano monsignor Claudio Baggini e da altri sacerdoti. Tra i fedeli erano presenti il vice sindaco di Lodi Simonetta Pozzoli e tante persone di associazioni e movimenti che operano in diocesi.

A tutti loro monsignor Merisi ha donato il testo del messaggio di Papa Francesco per la 47esima Giornata mondiale della pace, “Fraternità, fondamento e via per la pace”. Tornato da Campobasso dove ha partecipato alla Marcia nazionale per la pace insieme a don Andrea Tenca di Caritas lodigiana, il vescovo ha fatto gli auguri per il nuovo anno e ha ricordato: «In questi giorni anche alcune nostre comunità stanno riflettendo sul messaggio del Papa, un messaggio la cui tradizione è cominciata con Paolo VI». E facendo riferimento al testo di Papa Francesco, ha sottolineato: «Non siamo tra noi nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere. Queste parole diventano impegnative in ogni ambito, anche per le nostre associazioni e movimenti, gli oratori, per chi ha responsabilità educative. Alla logica del “mors tua, vita mea”, il cristiano deve opporre la logica dell’accoglienza, della solidarietà, dello scendere da cavallo. Del “Beati gli operatori di pace”. Chi vive così - ha aggiunto - nonostante gli errori potrà guardare negli occhi, nel profondo degli occhi, il fratello che soffre e quello che sta bene. Saprà prendersi cura dei beni comuni. Un impegno condiviso da chi è in ricerca o è chiamato al servizio attraverso il mandato dei cittadini, perché fa riferimento alle leggi, ai diritti fondamentali. Sempre che si abbia la voglia di riflettere e ascoltare, superando l’insulto e la polemica che non costruiscono nulla. Anche le legittime divisioni - ha detto - non devono impedire mai il dialogo».

Nella celebrazione, animata dalla cappella musicale, si è pregato anche per i paesi in guerra, per le famiglie senza lavoro e senza pace. Così il vescovo: «Se c’è ascolto e dialogo umile e appassionato, sarà meno impossibile reperire soluzioni condivise. Magari con sofferenza, ma con testimonianza personale e coraggiosa. Il Papa ci ricorda che la pace è artigianale perché ciascuno di noi è chiamato a costruirla anche con le proprie mani».

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