«Rischio di infiltrazioni mafiose»

L’organismo parlamentare che studia gli illeciti nel settore sottolinea i rischi nei subappalti e nel movimento terra

Mafie e rifiuti: le indagini restano aperte

La conferma dalla commissione bicamerale riunita a Milano

n «L’inchiesta sul “caso Italia 90” sta ancora proseguendo presso la Direzione distrettuale antimafia di Milano»: lo ha confermato ieri mattina la commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie, a conclusione della due giorni milanese durante la quale, tra gli altri, è stato chiamato in audizione anche il procuratore di Lodi Giovanni Benelli. Se le accuse per l’appalto dell’igiene urbana a Sant’Angelo Lodigiano sono esaurite nel procedimento penale attualmente al vaglio del gip di Lodi, «per ipotesi di reati comuni», ha sottolineato la commissione, l’attività investigativa nel settore dei rifiuti ha fornito spunti che vanno al di là dell’azienda palermitana e che sembra si stiano rivelando utili anche per chiarire le dinamiche che stanno dietro i roghi in serie di aziende che trattano scarti, da Ospedaletto a Boffalora fino a Coste Fornaci e al caso più recente della Lodigiana Maceri di Marudo. In tutto otto, gli incendi ritenuti quasi sicuramente dolosi, per i quali risulta ci fosse stata tempo fa una prima iscrizione sul registro degli indagati. La Dda di Milano non è stata convocata all’audizione, «e parte delle informazioni raccolte sono state secretate su richiesta degli inquirenti», ha sottolineato l’onorevole Gaetano Pecorella, presidente della Commissione ecomafie.

In particolare, al lavoro sulle infiltrazioni della malavita organizzata nel settore del movimento terra ci sono i carabinieri del Noe, gli stessi che avevano lavorato a Lodi sui vari filoni di Rifiutopoli e sull’appalto di Sant’Angelo. «Che il movimento terra sia un sottobosco è noto - ha evidenziato il senatore Daniela Mazzuconi, Pd -: il rischio di infiltrazioni mafiose non è tanto nelle grosse aziende che operano nel settore dei rifiuti e delle bonifiche in Lombardia, quanto nei subappaltatori».

La commissione, acquisite alcune integrazioni, stenderà nei prossimi mesi un rapporto sul ciclo dei rifiuti in Lombardia, «un modello di efficienza - ha sottolineato il senatore Gennaro Coronella (Pdl) - grazie anche all’organizzazione della Regione». «La raccolta differenziata in Lombardia è al 34 per cento - ha ricordato l’onorevole Alessandro Bratti (Pd) - ma non dimentichiamo che l’obiettivo europeo, al 2020, è del 50 per cento».

La commissione ha fatto il punto anche su alcune inchieste: dal caso ex Falck di Sesto San Giovanni, per cui si è ricordato che la procura della Repubblica di Monza aveva già aperto un fascicolo nel 1999, «vicenda per cui Filippo Penati fu assolto, altri invece erano stati rinviati a giudizio», a quella del sito di interesse nazionale ex Sisas di Pioltello - Rodano, «dove è confermata l’ipotesi che rifiuti potenzialmente pericolosi erano stati, illegittimamente, ri-codificati per trattarli come non pericolosi. Con rischi per i territori che li hanno ricevuti nei loro impianti».

Il senatore Mazzuconi ha auspicato maggiori controlli: «La disponibilità di impianti di trattamento di rifiuti in Lombardia comporta grossi flussi di scarti industriali in ingresso. Pensiamo alle fonderie: già più volte sono stati bloccati carichi radioattivi». Un’altra indicazione, alla luce delle evidenze epidemiologiche dell’Alto Mantovano e della zona di Montichiari, con evidenze di malattie respiratorie infantili «è di valutare i nuovi insediamenti industriali e di impianti di trattamento rifiuti non come vicende isolate, ma considerando l’effetto moltiplicatore dell’inserimento di nuove fonti inquinanti in territori già compromessi».

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