Regione, l’assessore Fava a Villanova

Regioni “egemoni” nella tutela dei propri interessi e specificità, semplificazione e sburocratizzazione per le imprese, rapporto diretto e continuo con il territorio. Per fare sistema e puntare ad aumentare la redditività di un settore che non può più vivere di sussistenza.

Poggia su queste basi il programma di governo che l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava ha presentato oggi in occasione della visita all’azienda agricola di Rota Pietro e Rota Luigi, presso la cascina S. Maria, a Villanova del Sillaro (Lo); si tratta di un’azienda a gestione familiare, attiva dal 1965, con 400 capi di razza frisona e 1.800 suini all’ingrasso.

All’incontro, oltre a rappresentanti del mondo agricolo, imprenditoriale e associativo, ha partecipato il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni.

«Abbiamo un’agricoltura intensiva, che difendo, e non vogliamo averne altre - ha esordito Fava -. Intanto, perché non abbiamo le condizioni per un’agricoltura diversa da questa, ma soprattutto perché qui c’è chi sa fare questo mestiere e bene. Paghiamo lo scotto di una politica agricola debole in questi anni, come Paese. Credo che di tutto abbiamo bisogno tranne che di un ministro dell’Agricoltura, che faccia sintesi e che continui a mediare nelle trattive europee. Abbiamo un’agricoltura legata alla zootecnia, piuttosto che ai prodotti della terra, e questo dobbiamo salvaguardare. In una situazione diversa dagli altri Paesi europei. Ecco perché prima ancora dobbiamo fare la Macroregione agricola del Nord: è la necessità di dire che rappresentiamo i territori per aree omogenee. Da qui vogliamo partire».

L’assessore ha poi parlato di semplificazione e ha indicato l’export come spazio per prospettive di sviluppo della nostra agricoltura. Infine l’impegno per fermare il consumo del suolo. «Il mio impegno, da qui alla fine dei cinque anni, è che non chiuda nemmeno un’azienda agricola - ha proseguito l’assessore -. E che il territorio resti una risorsa da salvaguardare, stop quindi al consumo di nuovo suolo: occorre che l’attività agricola diventi remunerativa e non più di pura sussistenza, non sarebbe giustificabile più un impegno di 365 giorni l’anno».

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