«Pronta a difendere lo “stato sociale”»

Welfare, lavoro e giovani, scuola. Priorità chiare e precise per Anna Maria Ogliari, candidata per il Partito democratico nelle liste della Lombardia, inserita al 31esimo posto alla corsa al Senato. Una carriera politica maturata strettamente a contatto con i cittadini, inizialmente nel volontariato in parrocchia e in biblioteca, poi come membro d’opposizione in consiglio comunale al fianco di una figura storica come la compianta Francesca Dendena («eroe civile» ricordata anche da Giorgio Napolitano, in prima linea nella battaglia per la verità sulla strage di piazza Fontana) e infine dal 2004 come sindaco del piccolo paese di Crespiatica. 57 anni, sposata, mamma di due figli e impiegata di lungo corso presso un’azienda locale, la Ogliari sta portando a termine il suo secondo e ultimo mandato nel proprio comune di residenza.

Insomma ipoteticamente dai 2mila abitanti di Crespiatica a Roma, perché?

«Perché credo che la politica si faccia dal basso, da persone che hanno il contatto con la realtà. Quando mi è stato chiesto di candidarmi per il Senato la prima riposta istintiva è stata quella di dire di no, forse credendo di non essere all’altezza. Poi però attraverso un percorso comune con Paola Rusconi (sindaco di Pieve Fissiraga, candidata per il Pd alla Camera, ndr) abbiamo pensato che la nostra esperienza di donne potesse essere importante in questo momento».

Quote rosa?

«Per piacere, non parliamo di quote rosa perché non c’è bisogno di garantire il posto a nessuno. Credo semplicemente che le donne abbiano una sensibilità diversa che possa essere un valore aggiunto nella politica del futuro. Incominciando da adesso. Perché i giovani in questo senso sono diversi, sono molto più paritari e riconoscono l’importanza della presenza femminile nei vari ambiti, in altri contesti invece questo non succede».

Al primo posto nella sua scala dei valori è finito il welfare, ovvero lo stato sociale...

«Perché è necessario che la persona sia al centro del dibattito politico. In tutte le sue sfaccettature: non sempre solo a parole, la nuova classe politica ha il compito di ridare speranza alla gente. Ha il compito di svegliare gli individui dall’apatia verso l’altro, dall’individualismo e dall’indifferenza: c’è bisogno di impegno vero, di condivisione e compartecipazione. Di esempi veri da seguire».

Esempi che ad oggi non ci sono?

«Non è che non ci siano. Ma ci sono dei segnali ben precisi da dare a partire dai vertici: tetto massimo per le pensioni di Stato, responsabilità ai parlamentari proprio come ce le hanno i sindaci. E poi non solo ridurre i compensi, ma anche il numero dei parlamentari. Alle prossime elezioni verranno drasticamente tagliati i numeri dei consiglieri comunali e degli assessori: ma ci si rende conto di che enorme sbaglio sia questo? Soprattutto nelle piccole realtà gli amministratori sono veri e propri volontari che con il loro tempo e le loro forze collaborano per il bene della collettività. Non sono certo loro il problema, anzi».

Lavoro, giovani e scuola...

«Sarà indispensabile l’individuazione di politiche giovanili che ridiano una speranza ai nostri ragazzi. Li abbiamo già delusi fin troppo: progetti per una vita concreta, che si traducono in lavoro e possibilità di crescere una propria famiglia in tranquillità, realizzandosi nel mondo di tutti i giorni. E in tutto questo la scuola dev’essere il fulcro per la creazione delle nostre menti, abbiamo tanti esempi positivi davanti ed è nostro compito non far perdere loro la speranza».

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