«Porterò in Parlamento l’esperienza di sindaco»

Sindaco di Melegnano da cinque anni e mezzo, Vito Bellomo è uno dei non molti amministratori del Sudmilano che proveranno a lasciare il municipio per il Parlamento fra due settimane. «Siamo ancora troppo pochi a portare l’esperienza di sindaci a Roma - dice lui stesso - sembra retorico dirlo ancora una volta, ma occorrono politici che arrivano dal territorio, che conoscano le difficoltà dell’amministrare in mezzo a gente che li conosce e li ferma per strada. In troppi arrivano direttamente al livello statale, o regionale, come prima tappa del loro curriculum». Classe 1970, sposato, figlio di Michele, sindaco sempre a Melegnano fra il 1980 e il 1990, l’avvocato Vito Bellomo è dunque figlio d’arte. Nel 1998 è entrato in consiglio comunale la prima volta con Forza Italia. Con la vittoria al primo turno nelle comunali del 2007 divenne il più giovane sindaco melegnanese mai eletto. La riconquista di Melegnano l’anno scorso - nella magrezza generale di comuni acquisiti dal centrodestra un anno fa - è fra le ragioni che hanno fruttato a Bellomo una valida piazza numero 14 nella lista alla Camera, circoscrizione Lombardia 1.

I sondaggi non si possono più pubblicare dal 10 febbraio, ma gli ultimi davano la forbice centrosinistra-centrodestra in riduzione. Ce la farete a colmare l’ultimo metro?

«Possiamo vincere perché stavolta la coalizione Pdl e alleati è più compatta che in passato. Ci sono due differenze fondamentali: sono usciti Gianfranco Fini con chi l’ha seguito nel Fli, e Pierferdinando Casini con l’Unione di Centro. Questi due partiti corrispondono esattamente a quelli che si sono opposti alla riforma dell’ordinamento giudiziario italiano, e parlo di Fini, ed a quella dello Stato in senso federale, e in questo caso nella scorsa legislatura la responsabilità è dell’Udc. L’hanno detto loro, per loro stessa ammissione e non per “teorema” di qualcun altro animato da sentimenti di vendetta. Dunque, un centrodestra costituito dall’alleanza Pdl, Lega Nord, Fratelli d’Italia, La Destra e altre sigle ha una coesione sconosciuta prima, ha quella forza necessaria a riformare l’Italia in profondità. Noi abbiamo anche un vantaggio sostanziale su questa sinistra: che sappiamo governare perché l’abbiamo già fatto. Loro no. Il centrosinistra è un’ammucchiata elettorale in cui c’è dentro di tutto, da Tabacci a Monti a Ingroia - perché poi verranno buoni anche i suoi voti - mentre noi siamo limpidi, tutti nello stesso arco politico».

Vediamole allora, queste riforme che in campagna elettorale tutti promettono...

«Quelle vere che, ripeto, la sinistra non è in grado di portare a termine, iniziano dall’abbattimento dei costi della politica. Noi candidati Pdl abbiamo già firmato un impegno per il dimezzamento dell’indennità di parlamentare. Vanno abbassate anche le pensioni d’oro che squilibrano i conti previdenziali italiani. La terza riforma è la detassazione delle imprese che assumono, soprattutto i giovani e anche non solo loro. C’è poi da completare il decentramento dello Stato valorizzando gli enti locali intermedi e non solo le regioni. In questo caso parlo con l’esperienza da sindaco alle spalle: il patto di stabilità va assolutamente rivisto in modo da poter spendere quello che possiamo - e non si vede perché non dovremmo - spendere».

Parliamo di Imu: se Berlusconi o Alfano le chiedessero, il 26 febbraio, di rimborsare l’Imu 2012 ai melegnanesi entro maggio, mettendoci finanze comunali per poi avere un fondo di riequilibrio, come la prenderebbe?

«È un’ipotesi che non sta in piedi. Il sistema per restituire l’imposta sulla prima abitazione si sosterrà mediante un accordo con la Cassa depositi e prestiti, e con un accordo internazionale per il rientro dei capitali dalla Svizzera. Il metodo è quello».

Il Pdl ha sostenuto il governo Monti...

«Ed è stato un errore perché con questa austerità delle finanze non andiamo da nessuna parte. Ormai l’abbiamo capito tutti, bisogna inventare qualcosa di diverso dal governo dei banchieri, avere il coraggio di osare. Ci diano gli eurobond per le autostrade e le metropolitane, anzichè i tagli di bilancio. I governi Berlusconi sono stati tanto bersagliati in Europa proprio perché spezzavano il coro dell’austerità».

Cosa fare delle province piccole e dei comuni sotto i cinquemila abitanti?

«Accorpare e semplificare, senza dubbio. Sono enti anacronistici, bisogna unire i comuni in consorzi e togliere le province minori. Ad esempio perché non fare un maxicomune del circondario di Melegnano, o almeno di una buona parte? Melegnano poi potrebbe fare da ulteriore perno di questa aggregazione erogando altri servizi come le scuole superiori e gli impianti sportivi».

In questa campagna elettorale si parla quasi solo di soldi, e poi di “nuovi” diritti civili. Come vede i diritti omosessuali?

«Favorevole all’equiparazione dei diritti civili degli omosessuali con quelli delle altre famiglie. Contrario al matrimonio gay, molto contrario all’adozione di figli».

Torniamo a Melegnano. Lei è il quarto sindaco melegnanese dopo Mezzi 1, Mezzi 2 e Dolcini che non vede costruire la “bretella” Cerca-Binasca, la strada dei sogni che tolga il “tappo” della via Emilia?

«Lo vogliamo dire quanti anni ci ha fatto perdere il “partito del no”, sempre di sinistra, sulla “bretella”? Avevano i soldi e non l’hanno fatta. Poi è cambiata amministrazione provinciale e allora la bretella non andava più bene. Chi ha fatto qualcosa di concreto sono sempre e solo state maggioranze di centrodestra, in Regione e in Provincia. La Tem la stanno costruendo, in un quadro di pesanti difficoltà di finanziamento per le quali ringraziamo il “partito del no”, che ci ha fatto perdere dieci anni e la congiuntura buona».

Se verrà eletto, esiste una possibilità che Melegnano torni al voto nel 2014 dopo un periodo di commissariamento. Cosa dirà ai concittadini?

«Che vado a Roma per loro. Perché i sindaci non abbiano le mani legate dal Patto di stabilità, dalla burocrazia, dalle ordinanze sulla sicurezza bloccate da mille pareri di legittimità».

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