Ospedali, rischio tagli per Lodi e Vizzolo

La legge di stabilità mette all’angolo gli ospedali di Lodi e Vizzolo. I bilanci sono in rosso, con un disavanzo tra costi e ricavi, nel primo caso, di 35 milioni e di circa 38 nel secondo. Troppo secondo i commi 524 e 525 della normativa. Di più, se gli ospedali non mettono subito in atto piani di rientro, i direttori generali rischiano di tornarsene a casa.

In Lombardia, secondo una prima statistica, messa a punto dal «Corriere della Sera», sarebbero 10 gli ospedali fuori regime.

Il governatore della Regione Roberto Maroni però non ci sta e contesta: «I deficit dei nostri ospedali - ha detto - sono legati alla qualità delle cure».

«A Lodi - spiegano il direttore generale Giuseppe Rossi e il direttore amministrativo facente funzioni Maurizio Bracchi - abbiamo 165 milioni di ricavi, ma ne spendiamo 200. Il fondo di riequilibrio della Regione è di 35mila euro». Insomma, uno scostamento tra costi e ricavi di circa il 30 per cento. Secondo le legge di stabilità, invece, questo non dovrebbe superare il 10 per cento o, come valore assoluto, i 10 milioni.

«Nell’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale, ex Azienda ospedaliera, ndr) di Melegnano e Martesana, invece - spiega il manager che si è appena insediato Mario Alparone - i ricavi, nel 2015 sono stati di 125 milioni, escluse le funzioni tariffate, circa 200 milioni in totale, e i costi totali sono stati di 240 milioni. Il fondo di equilibrio della Regione è stato di 38 milioni e 800mila euro».

Anche in questo caso, uno scostamento di circa il 30 per cento. Insieme a Lodi e Vizzolo, ad essere obbligati dalla legge di stabilità a prevedere piani di rientro sono gli ospedali di Como, Sondrio, Bergamo, Garbagnate, poi Niguarda, San Carlo, San Paolo e Fatebenfratelli di Milano.

«Negli ultimi tre anni - spiega Alparone - in questa azienda i ricavi sono sempre aumentati e i costi diminuiti. Nel 2013, infatti, i ricavi erano di 124 milioni. I costi del personale erano di 133 milioni e sono passati a 131 nel 2015, mentre quelli per beni e servizi di 91milioni e 600mila euro nel 2013 sono passati a 90milioni e 400mila euro nel 2015. Il fondo di riequilibrio regionale, nel 2013 era di 40milioni e 800mila euro ed è passato appunto a 38milioni e 200mila. Siamo in linea, inoltre, con il budget assegnato dalla Regione».

«È in atto una discussione durissima - commentano Rossi e Bracchi - tra Regione e Stato. I parametri presi in considerazione non possono essere equiparabili. La Lombardia è l’unica Regione che ha le aziende (ex Asl e Ao, oggi Ats e Asst, ndr) separate. In Emilia Romagna, per esempio, gli ospedali sono gestiti dalle Asl e i contributi vengono erogati per quota capitaria.La nostra provincia poi non ha un presidio solo, ma 4 e spendiamo di più. I criteri vanno rivisti; per questo Maroni ha mandato una lettera a Roma chiedendo di rivedere la norma». Se le carte in tavola non cambieranno i servizi dovranno essere tagliati? «In quel caso - annotano i manager - attenderemo le linee guida dalla Regione sulle azioni da intraprendere».

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