Oggi anche a Lodi lo sciopero Cgil

La Cgil torna in piazza per ricordare i posti di lavoro che la crisi ha spazzato via. Anche sul territorio lodigiano. Nella giornata di domani il sindacato ha organizzato un maxi sciopero nazionale, a Lodi la manifestazione inizierà alle 9.30, il corteo partirà dalla stazione e arriverà in piazza della Vittoria, dove parleranno alcuni delegati delle aziende che stanno attraversando delle difficoltà e il segretario provinciale Domenico Campagnoli, a cui spetteranno le conclusioni.

L’appuntamento è stato presentato ieri pomeriggio presso la Camera del lavoro di via Lodivecchio, a fianco di Campagnoli c’era il segretario organizzativo Eugenio Vicini. «Il senso di questa mobilitazione è proprio l’occupazione - sottolinea Campagnoli -, che per noi è al primo posto. Non si tratta solamente di un momento di denuncia e protesta, bensì di proposta, a cominciare dal rilancio delle aree dismesse, che devono diventare appetibili per le imprese. Noi pensiamo che il fondo di solidarietà debba rimanere in piedi, soprattutto alla luce degli ultimi dati sulla disoccupazione. I giovani vengono assunti con formule sempre più precarie, ce ne sono almeno 40 diverse: devono essere portate a 4. I posti devono essere veri e non inventati, sì alle forme flessibili ma non a quelle precarie».

Lo sciopero del 6 maggio ha alle spalle numerose motivazioni, dai redditi al welfare, ma sarà impossibile non affrontare il tema della difficile convivenza tra sindacati. «Ci dispiace che Cisl e Uil non siano in piazza con noi - commenta Campagnoli -, ci sono divergenze di opinioni e di tattica. Quando i sindacati non vanno d’accordo c’è solo un modo per risolvere la questione: lasciare scegliere ai lavoratori».

Vicini ha espresso la sua preoccupazione per i numeri della crisi sul territorio: «Negli ultimi 27 mesi le liste di disoccupazione si sono ingrossate - dice -, con una crescita media di circa 120 unità ogni mese. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,54 per cento, poi ci dobbiamo aggiungere tutte le persone che hanno smesso di cercare lavoro, i giovani che non trovano posto e tutti quelli che sono in cassa integrazione. A proposito dei giovani, spesso sono costretti a lavorare con contratti precari, passati dal 65 per cento del 2008 al 73 per cento del 2010».

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