Non si ferma l’avanzata dei cinesi

Tagliano i capelli, riparano gli orli, fanno massaggi, vendono abbigliamento, spuntano nei mercati dei nostri paesi e sono in fortissima crescita nel settore della ristorazione. È la “fotografia” della presenza cinese in provincia di Lodi. Gli imprenditori con gli occhi a mandorla stanno via via colonizzando alcuni settori commerciali. E nonostante la crisi abbia toccato anche il loro portafoglio, rappresentano ormai un nocciolo duro nell’economia del territorio. Lo attestano i dati della Camera di commercio di Lodi, che rendono bene l’idea di un’espansione silenziosa (spesso sotto traccia) ma massiccia. Nel 2008 in provincia di Lodi c’erano 64 attività (imprese-negozi-artigiani) con un titolare cinese. Sono diventate 67 nel 2009, 73 nel 2010, 91 nel 2011. Poi il salto oltre quota cento: 117 nel 2012 e il medesimo numero nel 2013. In soli sei anni il numero degli imprenditori cinesi in provincia di Lodi è raddoppiato, facendo registrare un incremento del cento per cento.

Le ultime aperture di un certo peso sono state quelle nella ristorazione, a Lodi e a San Martino in Strada. Al “Codognino”, alle porte di Lodi, lungo la strada provinciale 235 , lavorano a pieno ritmo ben tre “supermercati” cinesi, in cui è possibile trovare di tutto (dall’abbigliamento all’oggettistica per la casa, escluso l’alimentare). L’ultima apertura, a pochi passi dalla Decathlon, è un grande magazzino dell’abbigliamento, insediatosi in una zona in cui la presenza commerciale (di varia natura) era già altissima e, secondo alcuni, del tutto sovradimensionata.

Ma qual è stato in questi anni l’impatto degli imprenditori cinesi sull’economia lodigiana? «Nel settore artigianale si sono concentrati soprattutto sui servizi alla persona, in particolare parrucchieri e acconciatori - spiega Vittorio Boselli, segretario della Confartigianato della provincia di Lodi -, la concorrenza in termini di prezzi non ci preoccupa molto, perché siamo convinti che i clienti siano in grado di scegliere e sanno bene che tariffe troppo basse non offrono garanzie di qualità e sicurezza. Più grave è invece la concorrenza sleale praticata su regole e normative: talvolta questi esercizi non osservano gli orari e i giorni di apertura e di chiusura, tanto che in alcuni casi ci siamo già rivolti alle autorità competenti, chiedendo di prendere provvedimenti. Il settore dei parrucchieri prevede poi specifiche autorizzazioni, che spesso gli impren-ditori cinesi hanno acquisito in altre zone del Paese e dunque è doveroso verificare se un’abilitazione rilasciata ad esempio in Emilia Romagna ha lo stesso valore di una rilasciata in Lombardia».

«I commercianti cinesi attivi nel Lodigiano e iscritti alla nostra associazione di categoria non mancano e c’è pure chi ha la contabilità presso i nostri uffici, anche se non sono molto numerosi - dice Bruno Milani, segretario dell’Unione del commercio di Lodi -:

in generale riscontriamo precisione e correttezza nel disbrigo delle pratiche e degli adempimenti burocratici. Per contro gli iscritti italiani chiedono tutela, soprattutto per quanto riguarda l’ambulantato, un settore nel quale i rischi di una concorrenza sleale sono maggiori».

Lorenzo Rinaldi

Tagliano i capelli, riparano gli orli, fanno massaggi, vendono abbigliamento, spuntano nei mercati e sono in fortissima crescita nel settore della ristorazione. È la “fotografia” della presenza cinese in provincia di Lodi. E nel Sudmilano la tendenza non è molto diversa

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