«Non ci arrendiamo alla logica dei tagli»

Segnale forte da Mariano Peviani a sostegno delle politiche sociali

La riduzione delle risorse e dei trasferimenti non bloccherà l’attività di sostegno sociale della Provincia di Lodi. Anzi, proprio in questo momento di forte crisi economica diventa più che mai necessario offrire a chi è in difficoltà il necessario supporto. Parola dell’assessore Mariano Peviani: «Come giunta provinciale, riteniamo che alcuni servizi non siano assolutamente sacrificabili e quindi stiamo facendo di tutto per continuare a sostenere questo settore. Dove possibile stiamo addirittura cercando di introdurre nuove opportunità».

È battagliero l’avvocato di Casalpusterlengo, che alle spalle ha una lunga militanza politica e una radicata esperienza amministrativa. Nella giunta guidata dal leghista Pietro Foroni, Peviani, autorevole pidiellino, gestisce le deleghe a cultura, istruzione, edilizia scolastica, turismo, cooperazione internazionale e, appunto, politiche sociali. Dove ha fortemente voluto che il settore della famiglia passasse da un semplice compito di studio e di osservazione all’attivazione di progetti concreti, per riaffermare anche nella società lodigiana “un valore radicato, ma che sempre più spesso deve fare i conti con una realtà in cui le figure di riferimento materna e paterna rischiano di sparire”.

Ecco allora il progetto “Buone prassi” che l’unità operativa Politiche sociali di Palazzo San Cristoforo sta promuovendo con il Centro studi e ricerche della famiglia dell’Università Cattolica di Milano: un percorso formativo per un territorio amico delle famiglie, si legge nel sottotitolo di una serie di sette incontri cominciati il 10 febbraio scorso e che continueranno fino a maggio.

Di cosa si tratta?

«Promuovere buone pratiche “family friendly” in una società altamente rischiosa, implica scegliere di realizzare azioni che siano davvero in grado di rigenerare il legame sociale e il tessuto relazionale, opponendosi alla sua disgregazione. Dal punto di vista operativo, seguire delle buone prassi significa dar seguito a un insieme di azioni finalizzate a rispondere a bisogni complessi come la conciliazione tra famiglia e lavoro, la promozione dell’inclusione delle famiglie, gli interventi per i minori in condizioni di grave rischio, il supporto e il sostegno alle necessità degli anziani. Azioni da realizzare attraverso una partnership tra vari soggetti sul territorio, comprese le stesse famiglie. Di qui la proposta di un percorso formativo che nasca da esperienze realizzate – le buone pratiche – e che da queste sappia individuare criteri da riprodurre in contesti diversi».

Ma le buone pratiche spesso devono fare i conti con i tagli di bilancio agli enti pubblici...

«Noi non ci arrendiamo a questa logica. Anzi, proprio a fronte dei tagli vogliamo comunque dare un segnale forte verso il sociale. Come nel caso di un’iniziativa sostenuta direttamente dal presidente Foroni per aiutare le mamme che hanno difficoltà a portare a termine la gravidanza, con un’assistenza e un sostegno economico diretti. Interventi che prima non esistevano. E nell’anno dedicato al volontariato, vogliamo dare un segnale importante di attenzione a chi si occupa di aiutare i deboli e i disabili. In questo caso, ad esempio, con il pagamento di tutte le tasse automobilistiche per i mezzi usati dalle persone in difficoltà. O l’assistenza ai disabili sensoriali, che viene erogata dalla Provincia a un numero medio di 25 famiglie ogni anno. Nel corso del 2010 gli uffici hanno realizzato una ricognizione dei bisogni espressi dalle famiglie, dalle direzioni scolastiche, dai comuni e dalle associazioni che tutelano questi disabili, che porterà nel 2011 a progetti per un’assistenza ancor più integrata ed efficace».

La Provincia si è mossa anche nei confronti di chi ha perso il lavoro con il fondo anticrisi promosso insieme al Comune di Lodi e ad altre istituzioni locali. Ma un’altra emergenza resta quella dell’immigrazione: anche a Lodi la presenza degli stranieri cresce...

«Sì, la nostra è una realtà in cui la presenza degli immigrati è percentualmente più rilevante rispetto ad altre province lombarde. Ma questo dato, che potrebbe sembrare un problema, diventa in realtà una opportunità se lo consideriamo in rapporto con altri indicatori che ci dicono, ad esempio, come la presenza straniera sia diventata inversamente proporzionale all’aumento della criminalità. Questo per dire che da noi gli immigrati si stanno inserendo bene nella realtà lodigiana».

Avete in serbo azioni per migliorare ancor di più questa integrazione?

«Penso all’ospedale interculturale, gestito con l’Azienda ospedaliera, che insieme al progetto Migra punta a offrire agli stranieri che vengono ricoverati nei quattro presidi del territorio un adeguato supporto da parte del personale sanitario sul fronte linguistico, della conoscenza delle diverse culture e dell’espletamento delle pratiche amministrative. O il progetto “L’italiano per studiare”, che anche con l’aiuto degli stessi studenti italiani vuol favorire l’integrazione degli alunni stranieri nelle classi e il coinvolgimento delle loro famiglie».

Restiamo alle scuole: da un lato la Provincia ha competenza sui cantieri degli istituti superiori...

«Sì, e per il 2011 sono stati approvati numerosi interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria».

E l’assessore snocciola una ventina di progetti che riguardano “Calamandrei” di Codogno e “Cesaris” di Casalpusterlengo, “Pandini” di Sant’Angelo, “Gandini”, “Maffeo Vegio”, “Piazza” ed “Einaudi” di Lodi. Sempre nel capoluogo, si lavorerà sulla copertura del “Volta” e del “Bassi”, con quest’ultimo interessato anche al rifacimento della facciata.

Ma la Provincia interviene anche sul sistema dell’istruzione nel suo complesso. Come?

«Su due aspetti in particolare: la programmazione dell’offerta scolastica e formativa di secondo ciclo alla luce della cosiddetta riforma Gelmini e dell’accordo tra ministero e Regione Lombardia sui percorsi di istruzione e formazione professionale; e la definizione del Piano provinciale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche».

Che tradotto, significa?

«Che si provvede alla raccolta dei dati relativi alle iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado del Lodigiano, in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale (l’ex Provveditorato, ndr), così da attivare un monitoraggio costante sui flussi degli studenti e così da programmare interventi e investimenti sugli istituti».

Suo è poi il settore del turismo, sul quale il Lodigiano punta molto per il proprio sviluppo, anche in vista dell’appuntamento con Expo 2015...

«È vero, ma anche se vi sono alcune pregevoli testimonianze storiche e architettoniche sul territorio, il Lodigiano rischia di fare la parte della cenerentola a livello lombardo, con altre province che possono vantare attrattive certamente più importanti. E allora dobbiamo saper valorizzare le nostre, in apparenza, “piccole cose”; dobbiamo saper offrire un diverso tipo di bellezza».

Di che tipo?

«Penso al gusto, che nella vita è una delle cose più importanti e sul quale noi, come lodigiani, siamo certamente imbattibili. Basta guardare alla “Rassegna gastronomica” autunnale: l’anno scorso, in un momento di crisi generalizzata, ha saputo raggiungere un fatturato di circa un milione di euro, con tantissima gente che è venuta da altre province e regioni per gustare le nostre specialità. C’è poi tutto il grande capitolo del cosiddetto turismo di giornata o del week end, quello che punta sulla bellezza ambientale del Lodigiano e sui percorsi cicloturistici, dove accanto alla costruzione di nuove tratte e alla manutenzione di quelle esistenti, desideriamo far conoscere i diversi itinerari attraverso la promozione dell’uso della bicicletta e la diffusione di opuscoli mirati. C’è poi il turismo dei fiumi, e anche qui vogliamo investire nel settore della navigazione su Adda e Po. Senza dimenticare la Via Francigena».

La cultura incide sul turismo di un territorio?

«Assolutamente sì. Alla nostra iniziativa “Il Lodigiano e i suoi Tesori” (16 appuntamenti domenicali, equamente distribuiti tra primavera e autunno, con visite guidate e gratuite a musei, monumenti e beni architettonici e ambientali, ndr) viene tantissima gente, e contestualmente proponiamo iniziative rivolte anche alle scuole. Senza contare l’adesione agli eventi organizzati a livello nazionale, come la “Settimana della cultura” o “La notte dei musei”».

E a proposito di musei, segnaliamo la pubblicazione della nuova guida provinciale. Ma con le già citate ristrettezze economiche con cui fare i conti, si riesce a investire lo stesso?

«Bisogna selezionare le iniziative. Ad esempio, per quanto riguarda gli spettacoli, abbiamo deciso di investire ancora su due manifestazioni in particolare: “Corte in festa”, che l’anno scorso a giugno ha portato qui in Provincia un migliaio di persone, proponendo l’ascolto di un tipo particolare di musica; e “Ultreia”, un’iniziativa legata ai cammini spirituali e alla musica medioevale, che riprende anche il tema delle vie della fede. “Ultreia” è infatti il grido del pellegrino che andava a Santiago di Compostela e vuol dire “Andiamo avanti”. Qui nel Lodigiano, infatti, si incrociavano la Via Francigena e il percorso dei pellegrini che dall’Italia andavano a Santiago. Il successo di proposte culturali come questa è la conferma che il pubblico non segue solo il richiamo della musica facile, ma spesso cerca qualcosa in più».

Mariano Peviani è anche presidente del Sistema bibliotecario lodigiano, un settore nel quale la Provincia continua a credere molto...

«Sì, perché spesso è proprio la biblioteca uno degli elementi vitali dei piccoli comuni e iniziative come le “Biblioteche in rete” (che permettono la prenotazione dei volumi anche on line, il prestito interbibliotecario e, proprio a partire da questi giorni, l’estensione del servizio al materiale multimediale e la possibilità di restituire i volumi in qualunque punto della rete, indipendentemente da dove sia avvenuto il prestito, ndr) hanno garantito l’apertura o il mantenimento di un servizio fondamentale per le comunità locali in quei paesi in cui non sarebbe stato possibile altrimenti, per i costi sempre più alti. In questo settore il Lodigiano è all’avanguardia; non a caso la nostra è l’unica Provincia lombarda che gestisce direttamente il Sistema bibliotecario».

Quello che tratteggia Peviani, però, non è solo un territorio impegnato a valorizzare se stesso, ma anche un Lodigiano aperto al mondo...

«Crediamo molto nella cooperazione internazionale, tant’è che in un momento drammatico come l’attuale abbiamo voluto comunque insistere in questo ambito, addirittura con l’attivazione di un ufficio apposito che offre consulenza per il reperimento dei finanziamenti al variegato mondo locale del volontariato e della cooperazione internazionale, che va dalle associazioni laiche a quelle di ispirazione cattolica. La stessa Provincia sostiene alcuni progetti di solidarietà realizzati concretamente laddove ve ne sia la necessità (12 quelli finanziati nel 2010, per un totale di 52mila euro, cui vanno aggiunti i 6mila euro di un progetto pro Senegal voluto dall’Unione delle Province lombarde, ndr). L’obiettivo è di creare una sorta di rete lodigiana che, senza incidere sull’autonomia di ciascun soggetto, metta in comunicazione tra loro quanti operano in un settore tanto vitale. Quest’anno poi, in coincidenza con la Giornata del volontariato, proporremo un momento di festa e di studio su questi temi».

Perché il cuore lodigiano della solidarietà continui a battere forte.

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