
Chi se l’immaginava che alle porte di Codogno, nella Bassa più Bassa che si possa immaginare, ci fosse un cantiere navale da cui escono natanti e imbarcazioni per soddisfare le richieste di clienti di ogni angolo del mondo? Invece esiste e sta in via Passerini, una strada a fondo cieco a cui si arriva passando per una zona di villette e viali alberati. «Siamo nati e ci siamo allargati qui e qui siamo rimasti. Quando ci avevano proposto di andare alla Mirandolina ho detto di no. Significava ricostruire il capannone, spostare le macchine, tutto. Qua stiamo bene». Dario Delledonne, il titolare, un tronco di omone con un paio di baffi d’altri tempi, “qui” ci ha messo radici. Casa (nella cascina a fianco), lavoro e famiglia (oltre alla valigia sempre pronta, di questo parleremo poi) stanno in fondo a questa stradina stretta da cui passano, sfilando davanti ai giardini curati delle villette, i battelli in partenza per porti e canali. Quelle prodotte qui sono motobarche per lo più destinate alla pulizia delle acque, soprattutto fluviali e di lago. In produzione ci sono trenta modelli per togliere tutto ciò che in acqua non dovrebbe esserci: rifiuti, detriti (come quelli scaricati nei laghi dalle piene dei fiumi di montagna), alghe e mucillagini varie oltre al diserbo e al taglio dell’erba sulle rive di canali irrigui.
Con il tempo però i clienti hanno capito che il signor Delledonne è uno che di fronte al lavoro non dice mai no e via via gli hanno chiesto le cose più disparate come le chiatte per fare concerti con il mare sullo sfondo (ne sta preparando una che sarà ormeggiata nel porticciolo di Sorrento, un’altra è già in servizio nel lago di Lugano) o le motobarche per raccogliere vongole nei vivai in laguna del Consorzio dei pescatori di Goro oppure il natante elettrico completo di pannelli solari e batterie che gli hanno commissionato da Hong Kong, dove i problemi di inquinamento dei corsi d’acqua sono a livelli di emergenza. Non dice mai di no il signor Delledonne, bassaiolo doc, e ogni volta si mette a pensare alla nuova motobarca, adattando soluzioni già consolidate o inventandone di nuove.A dargli una mano ci sono la figlia Manila che si occupa delle carte in ufficio e il genero Giorgio Spagna, impegnato nella progettazione. In officina ci sono cinque dipendenti all’opera. Erano una dozzina fino a qualche anno fa poi la crisi si è fatta sentire, e non poco, anche qui. Una bella mazzata. Delledonne a microfono spento e davanti a un caffè caldo al termine dell’intervista si lascia andare con molta onestà a qualche ricordo di carattere personale sull’aria pesante che tirava da queste parti appena quattro o cinque anni fa. È stato necessario fare qualche taglio e c’è stato qualche pensionamento. Il resto l’ha fatto la voglia di non buttare al vento una storia di impegno e di sacrifici lunga più di mezzo secolo. Una storia da lasciare nelle mani e all’entusiasmo di Mattia, 15 anni, il nipote con il sogno di diventare ingegnere navale, un sogno nato e coltivato durante le giornate trascorse in cantiere a osservare i tecnici al lavoro. Una storia nata a Boretto, paesone adagiato sull’argine del Po nella Bassa parmense, dalle parti di Peppone e Don Camillo. All’inizio la società si occupa soprattutto di motobarche diserbatrici e fresatrici per la pulizia delle rive dei fossi utilizzati per l’irrigazione.Delledonne è assunto in ditta negli anni Sessanta. Per una ventina d’anni si occupa della costruzione e di tutto ciò che attiene gli aspetti tecnici dell’attività: c’è una foto di quegli anni, usata per un depliant, che lo ritrae più giovane ma con gli stessi baffi alla guida di una barca in un canale, a una spanna sul filo dell’acqua. Negli anni Ottanta Delledonne diventa socio di minoranza poi negli anni Novanta, con la morte del titolare, rileva la società e compra i macchinari. Il cantiere navale trasloca, per non andarsene più, in fondo a via Passerini. Dopo essersi fatto le ossa, da quel momento sarà Delledonne a portare avanti l’attività. I clienti più fedeli continuano a essere i consorzi di bonifica e quelli irrigui poi con il trascorrere degli anni il nome comincia a girare nell’ambiente uscendo dai confini nazionali.
Da Parigi chiedono una motobarca per tirare a lucido la Senna perché da quelle parti ci tengono a fare bella figura con i turisti: costruita e spedita. Dall’Egitto arriva la commessa per un natante per la pulizia del Nilo: fatto e recapitato anche lui. Così per l’India, il Nordafrica, l’Europa. Ogni volta Delledonne chiude la valigia (che come detto è sempre pronta) e prende l’aereo per andare a controllare che la consegna avvenga senza problemi, che tutto sia come chiede il cliente, che tutto vada bene. Magari finendo con il ritrovarsi sotto un bombardamento, come avvenuto negli anni Ottanta. Delledonne era in Iraq per un contratto da chiudere. Erano gli anni della guerra con il vicino Iran ed era scortato ventiquattr’ore su ventiquattro dai militari. «Dormivo ogni notte in un posto diverso. Una volta la coda della colonna in cui ci stavamo muovendo fu attaccata dagli aerei iraniani. Ricordo gli scoppi delle bombe in lontananza e poi gli iracheni che festeggiavano perchè la loro contraerea aveva abbattuto un aereo nemico». Si è fatto anche un bombardamento il signor Delledonne, questo rassicurante e solido marinaio della Bassa.
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