Mille giovani riuniti per seguire Gesù

Un successo a Robadello per la veglia della professione di fede

«La professione di fede - ha esordito una 19enne lodigiana - dimostra che non siamo soli, ma tutta la diocesi ci accompagna»: vedendo il numero di persone che si è riunita sabato sera per la veglia dei giovani, circa un migliaio, non si può darle torto.

La chiesa di Robadello era gremita all’inverosimile, e alcune persone hanno dovuto assistere alla cerimonia dall’esterno. Tutti si sono riuniti per testimoniare come, nonostante la secolarizzazione della nostra società, la comunità cattolica sia ancora viva e proiettata verso il futuro. Adolescenti, giovani, ma anche adulti si sono raccolti in preghiera per supportare i diciannovenni che professavano la loro fede. Monsignor Giuseppe Merisi ha accolto sulla porta il gruppo che arrivava a piedi da Lodi Vecchio, ma l’accoglienza più grande l’hanno riservata gli altri fedeli che, all’interno della chiesa, intonavano i canti preparati in vista della Giornata Mondiale della Gioventù, in programma quest’estate a Madrid. Per affermare con ancor più convinzione la sua vicinanza ai giovani lodigiani, il Vescovo ha promesso che sarà partecipe alla GMG, che raccoglierà persone da tutto il mondo, giovani che non hanno paura di testimoniare la propria fede.

«In un mondo come questo - ha spiegato il Vescovo - è sempre più difficile andare avanti da soli; bisogna appoggiarsi alla propria comunità». La testimonianza di suor Katia, francescana alcantarina, ha ribadito che Gesù deve essere l’esempio a cui guardare per crescere, e le parrocchie, con il loro spirito di accoglienza, devono diventare una famiglia. Il Vescovo ha anche letto alcune lettere scritte dai giovani in procinto di professare la propria fede: «Il cammino di fede è personale - ha confessato uno di essi - ma è più facile andare avanti uniti», anche perché spesso è difficile vivere la parola di Cristo. «Gesù non cita nessuno, la sua è una legge nuova» ha detto suor Katia, per questo bisogna credere nella comunità: «Bisogna fare gruppo - ha ripetuto più volte monsignor Merisi - quando il mondo ci volta le spalle». Proprio per questo, don Angelo Manfredi, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile, non ha mancato di ricordare Dina Salamone: «Anche lei avrebbe dovuto essere qui a testimoniare la sua fede questa sera. Purtroppo la sua vita si è spenta qualche giorno fa». Pregare anche per lei, e per tutti quelli che purtroppo non hanno potuto unirsi alla cerimonia, è stato un bell’esempio di come, anche nelle circostanze peggiori, quando tutto sembra perduto, c’è qualcuno che non smette di credere in noi. I fedeli, certo, ma prima di tutto Cristo: «Professare la fede - scriveva un giovane in un’altra lettera - è riconoscere la fiducia che Dio nutre nei nostri confronti, sempre».

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