«Mi ha sorriso prima di sparare»

«I sospetti di Domenico erano infondati». La gelosia era una sorta di malattia che lentamente gli mordeva il cervello. Alla fine è scoppiato. Ma era tutto falso. Così la dentista Marinella Locatelli, 33 anni, di Lodi Vecchio, si sfoga dopo aver assistito alla tragedia avvenuta proprio davanti allo studio, il Sichidental di Miradolo. Lunedì sera, poco dopo le 20, il suo fidanzato Domenico Siviglia di 44 anni, ha sparato all’odontotecnico 47enne di Cerro Fabio Facchini, mentre usciva dall’ambulatorio, e poi si è ammazzato davanti agli occhi della donna. «Domenico era un uomo geloso - racconta l’odontoiatra -. Geloso di tutti i miei amici, infatti da un po’ di tempo avevo smesso di frequentarli. Ma era geloso in particolare di Facchini: lui lo vedevo tutti i giorni. La mattina di lunedì io e Domenico eravamo andati a fare shopping, gli avevo comprato un regalo per il suo compleanno che sarebbe stato domani (oggi, ndr). A un certo punto ho ricevuto una telefonata da Fabio, per una questione di lavoro. È durata 30 secondi, ma quando più tardi siamo andati a mangiare una pizza ha incominciato a domandarmi che cosa mi avesse chiesto Facchini e cosa volesse da me. Spesso c’erano degli scontri tra noi per motivi di gelosia o anche per altre questioni». Ma la donna non pensava che Domenico sarebbe arrivato a tanto. «“Ti preoccupi per niente”, gli dicevo, “prima o poi ti ammali. Te ne accorgerai”». Ma lui non se ne accorgeva, il tarlo aveva già fatto il suo lavoro. «Dopo la pizza, io sono volata a Miradolo e lui è tornato a casa - continua la 33enne -. La mamma l’ha visto uscire con una specie di valigetta del computer, intorno alle 18. Ha incominciato a vagare per Miradolo. Poco dopo le 20, io e Fabio siamo usciti dallo studio. Non me ne andavo mai da sola, perché era un posto isolato. Fabio non ha fatto in tempo a chiudere la porta, è sceso dai primi due gradini, quando è arrivato al terzo ci siamo trovati di fronte Domenico. Non era mai arrivato fin lì a prendermi. Pensavo fosse venuto per litigare. Invece mi ha guardata con un sorriso sgradevole e mi ha detto “Ciao Marinella”, poi ha sparato 5 colpi di pistola dritti contro Fabio che è caduto al suolo. Io urlavo come una matta, ripetevo il nome di tutti e due. Con la stessa pistola Domenico si è sparato un colpo alla tempia ed è caduto a terra ferito. La pistola gli è scivolata dalle mani, lontano. Allora ha estratto dalla tasca del giubbotto la pistola più piccola e si è sparato di nuovo. Lui era un appassionato di armi. Una delle due era del papà che faceva il poliziotto, l’altra sembrava la tenesse in casa». Tra la dentista e Facchini c’erano solo amicizia e un rapporto professionale collaudato. «Fabio era un uomo sempre sorridente - racconta ancora -. Lavoravamo insieme da 8 anni, era un amico di un collega di papà. Subito dopo la laurea a Milano, nel 2005, ho incominciato a lavorare con lui. Eravamo in 5 dentisti e lui odontotecnico con una grande esperienza. Eravamo tutti molto affiatati. Ruotavamo sui tre studi. C’era un bel clima e la gente veniva da noi anche per quello. Facchini era in società con la moglie e stavano per aprire una nuova attività a Corteolona. Il 27 avrebbero dovuto firmare il contratto. Avevano già acquistato un sacco di macchinari. Fabio mi parlava sempre della moglie e dei figli, in continuazione mi raccontava di loro». I sentimenti le si aggrovigliano dentro. «Mi dispiace per Fabio, la sua famiglia - dice -. Io non la conoscevo, da come me ne parlava lui era proprio una bella famiglia a cui non mancava nulla. In questo momento sono arrabbiata con Domenico. Non posso difenderlo dopo quello che ha fatto, ma probabilmente in questi casi scatta qualcosa nel cervello delle persone che non si riesce a capire. Ci eravamo conosciuti tra il 2010 e 2011 quando ero andata a comprare la mia Giulietta nel suo negozio di Melegnano. Abbiamo incominciato a frequentarci come amici, poi la relazione si è fatta più stretta. All’inizio non era geloso, è cambiato dopo, man mano che si legava a me. Era una persona di animo buono, pensavo non sarebbe mai riuscito a far male ad una mosca».

Cristina Vercellone

Domenico Siviglia era arrivato a Miradolo già da qualche ora: è rimasto in agguato attendendo che la sua vittima uscisse dal lavoro.

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