Melegnano, una difficile convivenza

Un castello, due proprietari e una difficile convivenza. Si può riassumere così il “peccato originale” del castello Mediceo di Melegnano che a differenza del maniero (il cui nucleo risale a un “receptum”, un raggruppamento di case recinto da mura, edificato nel 1243) ha origini più recenti. Risale al 1981 quando la famiglia Medici di Marignano vendette l’edificio alla Provincia di Milano. L’allora giunta provinciale provvide a una prima sistemazione del tetto e due anni dopo ne cedette una parte (il corpo centrale, quello oggi messomeglio) al Comune di Melegnano. Un successivo passaggio di proprietà ha permesso al Comune di venire in possesso anche dell’ala piccola. Resta, di proprietà della Provincia ma di fatto abbandonata a se stessa, l’ala grande: ormai i vandali la visitano così spesso che hanno sostituito le recinzioni in lamiera con pannelli di rete metallica da cantiere. «Almeno così quando qualcuno entra quanto meno ce ne accorgiamo» spiega Ennio Caselli,presidente della pro loco di Melegnano, allargando (almeno idealmente) le braccia. «Lì dentro, fino agli anni Settanta, ci abitavano. I locali sono stati tinteggiati, intonacati, piastrellati. Poi ci si sono messi i vandali a sfasciare tutto». A completare l’opera, i piccioni e le infiltrazioni. Viene rabbia a vedere le sale restaurate del corpo centrale, con la bellezza degli affreschi recuperati magnificamente, e a immaginare cosa potrebbero svelare quelle di proprietà della Provincia. Perchè al di là delle iniziative che vi trovano spazio (una mostra permanente dedicata allo scultore Vitaliano Marchini, nato a Melegnano nel 1888 e morto nel 1971) il castello di Melegnano merita una vista solo per le scene che ne decorano i saloni aperti al pubblico. O meglio: aperti con la bella stagione. Anche l’amministrazione comunale di Melegnano è alle prese con l’ormai cronica difficoltà di fare quadrare i conti. Scaldare i locali costa, meglio chiudere tutto: termosifoni e saloni. Se ne riparla a marzo, sperando nelle temperature primaverili. Quelle che Caselli apre per cronista e fotografo (dal Comune è arrivato tanto di permesso firmato dal sindaco) sono stanze ben restaurate con affreschi di rara bellezza. La prima, dopo essersi inerpicati sulla scala cavallara (con cui si arrivava, senza scendere dal destriero, al piano nobile) è la sala dell’Imperatore dal nome delle sette città affrescate (Basilea, Spira, Worms, Colonia, Erfurt, Fulda e Francoforte sull’Oder) teatro di avvenimenti politici e bellici durante il dominio di Carlo V d’Asburgo, richiamo alle lotte tra cattolici e protestanti alle quali Gian Giacomo Medici partecipò quale comandante delle artiglierie imperiali. Sul camino in pietra arenaria l’affresco di una nave condotta da un uomo (ignudo) in un mare da cui affiorano scogli: per gli studiosi sarebbe un’allegoria della vita (agitata) del primo marchese di Marignano, Gian Giacomo Medici. Nell’attigua sala delle Battaglie nove affreschi celebrano le gesta di Gian GiacomoMedici attorno al lago di Come dove lui, il Medeghino, giunse appena sedicenne in fuga da Milano e dove rimase fino alla nomina a marchese di Marignano. «Qui una volta c’erano gli uffici del Comune» spiega Caselli. Chi scrive ha fatto in tempo a vedere i volumi della libreria, ora è tutto un altro vedere. Seguono la sala di Ercole (con il mitologico eroe ritratto da quando, nella culla, strozzò i due serpenti recapitatigli da Giunone per ucciderlo) e quella dedicata l mito degli Argonauti. Qui si trova la raccolta intitolata a don Cesare Amelli, indimenticato sacerdote e storico rigoroso e attento, deceduto nel 2002. La raccolta raccoglie armi e reperti relativi al combattimento tra Francesi e Austro-Ungarici avvenuto l’8 giugno 1859 durante la seconda guerra di Indipendenza. All’ultimo piano, in un locale solitamente non aperto al pubblico, un diorama racconta quell’episodio. Attorno a poche case in scala 1:35, soldatini zuavi e soldatini austro-ungarici combattono tra rogge e campi. Fuori dalle finestre ora si vedono solo tetti e palazzi, sfumati nella nebbia pesante calata su Melegnano È questo panorama oltre le finestre, più di ogni altra cosa,a dare il senso del tempo che passa.

Fabrizio Tummolillo

(A)titolo link

© RIPRODUZIONE RISERVATA