Macinini, passione che conquista...

«Il primo è già tuo di famiglia. Il secondo ti arriva da tua moglie, era quello di sua nonna. Il terzo lo compri e da lì cominci». E non ha ancora smesso di ampliare la sua collezione di macinacaffè il 61enne codognese Marco Contardi, una passione al momento tradotta in oltre 600 macinini raccolti, dai più antichi di fine Seicento a quelli più moderni di fine anni Sessanta del secolo scorso, quando il rito manuale del macinare il caffè lasciò il passo all’utensileria elettrica.

Quelli portati da Contardi alla Pro Loco di Codogno sono 162, da sabato (e fino a tutta domani mattina) protagonisti della mostra Il mitico macinacaffè organizzata dall’associazione stracittadina nella sua sede di piazza XX Settembre.

Il più antico dei macinacaffè esposti è di fine ‘600, tutto artigianale e tutto in legno, anche il cono macina. Numerosi quelli tra fine Settecento ed Ottocento, in ghisa e ferro. Con doppio volano, come uno Star Mill che arriva dall’America. È invece francese (realizzato intorno al 1885) quello con grossa tramoggia in ceramica bianca con decorazioni blu che fu in qualche “epicerìe” (drogheria) d’Oltralpe. Accanto un macinacaffè particolarissimo, anni Quaranta, proveniente dalla Turchia: la tramoggia è una bottiglia in vetro tagliata alla base e capovolta, inserita in un corpo in legno completamente ricoperto da decorazioni in ottone saldate a stagno. Alcuni macinacaffè sono pure dotati di plancia di stabilizzazione incorporata: una sorta di asse di legno, su cui sedersi per stabilizzare il macinino durante la macinatura. Oggi come in passato, rinunciare a una tazzina di caffè per molti era un delitto: la mostra conferma con dei macinacaffè militari da campo (della italiana “Facem Tre Spade”), realizzati per l’esercito italiano e svizzero alla fine dell’Ottocento, muniti di rivestimento in ferro di trasporto. Oppure con i macinacaffè “mignon” da viaggio: di piccola taglia e smontabili.

Altra “chicca” è il macinacaffè murale con doppio spazio di macina: da un lato il caffè vero e proprio, dall’altro i surrogati (orzo, cicoria) con cui allungare la bevanda (e far così durare di più il vero caffè, stratagemma utile soprattutto in tempi di povertà).

Incessante in questi giorni il via vai di visitatori e palpabile è stata la soddisfazione del presidente Pro Loco Paolo Grecchi: «Rassegna unica e originale, mostra che mi ha entusiasmato subito», ha commentato accanto al vice Enrico Alloni e al segretario Andreina Cesari. Presente all’inaugurazione anche l’assessore comunale alla cultura Mario Zafferri: «Esposizione che apre a mille ricordi, bellissima e molto particolare». E questa mattina una troupe della Rai sarà in città per immortalare l’aromatica collezione.

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