«Ma qui il Comune c’è sempre stato»

Gli abitanti puntano il dito contro «quelli che stanno a Roma»

Cornovecchio può tirare un sospiro di sollievo: la manovra anti-deficit non cancellerà i piccoli Comuni. Una bella notizia che arriva a due settimane circa dall’annuncio della soppressione, che aveva gettato nel panico gli abitanti di questo piccolo comune della Bassa. Fino a qualche giorno fa, passeggiando lungo la strada che attraversa il paese, si respirava un clima dolente, luttuoso, come se un delitto fosse stato compiuto: nessuno parla, nessuno ha voglia di commentare un provvedimento che viene percepito dai più come una scure caduta dall’alto. I responsabili hanno nomi e cognomi, ma in pochi li vogliono fare. Di questi pochi, quasi nessuno vuole metterci la faccia: «Facciano quello che vogliono - dice un’anziana signora che preferisce restare anonima - per me che il Comune ci sia o non ci sia non cambia niente: l’assistenza di cui ho bisogno non l’avrei ugualmente». Dietro le parole aspre della signora si intuiscono dissapori di natura personale; chi invece non si è mai scontrato con l’operato del Comune esprime opinioni più moderate: «Non condivido l’ipotesi soppressione - dice Barbara Capitani, titolare dell’unico negozio di alimentari del paese - ma è anche vero che aggregandosi ad altri, il nostro comune non dovrebbe più sostenere da solo le spese per i servizi alla popolazione, che in più migliorerebbero per efficienza e qualità». L’idea di accorpare sotto un’unica amministrazione le comunità più piccole, dunque, non è da scartare in partenza, così come andrebbe seriamente considerata l’ipotesi di ottimizzarne la gestione: «Quando ero bambino c’era un unico postino per quattro diversi comuni e il servizio funzionava regolarmente - dice Franco Granata, in visita a Cornovecchio da un paese vicino -. Oggi invece di postini ce ne sono quattro, ma la posta non arriva mai puntuale. Penso che dimezzare il personale della pubblica amministrazione sia una buona idea, a Roma come nei piccoli centri».

Francesco Tansini invece è convinto che le cose debbano restare come sono oggi, «altrimenti come faremmo noi anziani a usufruire di servizi ubicati a chilometri di distanza?». E nel caso estremo in cui Cornovecchio venisse davvero soppresso? «Meglio unirsi con Corno Giovine e con Maleo, sono due amministrazioni che lavorano bene».

Dice la sua anche il giovane Mattia G., 17 anni: «A me non cambia niente in ogni caso, ma non capisco perché si debba togliere la municipalità a un Comune che l’ha sempre posseduta. Non credo che, così facendo, si otterrebbero risparmi significativi». Ed è proprio questa l’obiezione principale che la gente di Cornovecchio muove alla manovra del governo: «Non è in questo modo che si risolvono le cose, non mettendo le mani in tasca ai piccoli Comuni» dice Virginia Casaroli, supportata dall’amica Mariangela. «Sono quelli che stanno a Roma che dovrebbero tagliarsi lo stipendio: prendono un sacco di soldi, viaggiano in auto blu… e a noi ci fanno vivere con una miseria» continua la signora.

La sfiducia verso la classe politica è profonda e generalizzata, l’unico livello che si salva è proprio quello locale: «Il Comune è un’istituzione importante per la vita di Cornovecchio e dei suoi abitanti - conferma Giampiero Morelli da dietro il bancone dell’Antica trattoria della Costa -. Qui non abbiamo molto altro, se ci togliessero anche il Comune il paese scomparirebbe in breve tempo, proprio adesso che si incominciava a parlare di costruire nuove case». Senza un municipio, Cornovecchio diventerebbe qualcosa di simile a un mero agglomerato di abitazioni, completamente scollato dal resto del territorio.

S. C.

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