Lodi, lo Spitfire piomba nell’orto

Il 23enne pilota della Raf, in azione di mitragliamento,

si schiantò contro una casa di viale Milano: il suo corpo fu depredato e trasportato al cimitero in carriola

Il 25 aprile 1945, l’inizio dell’insurrezione, con la guerra quasi al termine e gli eserciti tedeschi e repubblichini battuti a sud del Po, a una settimana dalla resa finale, moriva a Lodi all’età di 23 anni il pilota della Raf Neville Brighton Mansell. Era nato il 5 marzo 1922 a East London Cape in Sudafrica, la sua famiglia si trasferì in Rhodesia del Sud (l’attuale Zimbabwe) quando Neville era ancora bambino stabilendosi nella capitale Salisbury. Il Sud Africa e la Rhodesia del Sud facevano parte entrambe dell’Impero Britannico.

FLYING OFFICER

Il Flying Officer (tenente) Neville Brighton Mansell fu inquadrato nel 237 Squadron. La Royal Air Force arruolava nei suoi organici persone provenienti da tutti i territori che facevano parte dell’Impero Britannico e il 237 Squadron era una squadriglia della Raf composta prevalentemente da militari provenienti dalla Rhodesia del Sud che, nella fase finale del conflitto, aveva la base operativa a Rosignano in provincia di Livorno. Da questa base partirono molte incursioni su Lodi e sul lodigiano come quella del 25 aprile del 1945 nella quale il tenente Mansell perse la vita.

La salma del tenente Mansell venne sepolta il 28 aprile al Cimitero Maggiore di Lodi, il successivo 15 novembre fu prelevata dal tenente dell’esercito britannico P.A. King e trasportata al Milan War Cemetery di Milano dove tutt’ora riposa.

Per cominciare a capire come andarono le cose, il primo aiuto ci viene dagli Atti di Morte dell’anno 1945 della Anagrafe del Comune di Lodi nei quali venne registrata la morte del tenente Mansell a firma del funzionario Ferruccio Ceresa:

«L’anno 1945 addì 26 del mese di aprile alle ore nove nella casa posta in via Emilia – Cimitero Maggiore, io Ceresa Ferruccio impiegato ed ufficiale dello Stato Civile del Comune di Lodi, per delegazione avuta, ho esaminato la salma di un pilota inglese precipitato il giorno 25 aprile 1945 alle ore 18,55 in località Concoreggia sulla statale via Emilia nella immediata adiacenza della casa Vignoli, portante il numero 19, di cui non si conoscono le generalità.

Vestiva la divisa color nocciola, capelli castani, calze bleu, viso irriconoscibile, età presunta venticinque-trenta anni. Al momento del sopralluogo non si sono rinvenuti documenti o altro. Da informazioni avute dalla P. P. i militi della Resega, avevano preso quanto aveva indosso.

L’apparecchio aveva il N° PT624 – H.D.V. sulla fusoliera e sul comando dell’ala M.C.O. (W.A.S.P.) 10-1751 D=T.D. 5158, in due cerchietti M.C.O.175 e M.C.O.182.

Firmato Ceresa Ferruccio»

Il verbale risulta essere estremamente preciso e ricco di informazioni utili. La prima riguarda l’ora in cui cadde il tenente Mansell, con la precisione del minuto: le 18,55. La seconda riguarda il luogo dove cadde e cioè la casa Vignoli, nei pressi della cascina Concoreggia, che è un edificio tutt’ora esistente ed ancora abitato dal signor Francesco Vignoli, e si trova in viale Milano n. 34, angolo via Tondini.

Un’altra informazione riguarda il velivolo, infatti il n° PT624 è il numero di serie di un velivolo tipo Spitfire Mk IX, la sigla DV identifica la squadriglia di appartenenza, il 237 Squadron, e la lettera H identifica l’aereo distinguendolo dagli altri aerei della stessa squadriglia.

Il verbale ci dice anche che i militi della “Resega” profanarono il cadavere del pilota rubando quello che aveva addosso (la “Resega” a Lodi era la Brigata Nera, un corpo paramilitare fascista della Repubblica Sociale Italiana, intitolata a Aldo Resega).

IL RICORDO

Nonostante siano passati molti anni il signor Francesco Vignoli ricorda ancora molto bene l’esperienza che visse in prima persona quando era un ragazzo.

Il giorno 25 aprile 1945 nel tardo pomeriggio il signor Francesco Vignoli e suo padre Oreste stavano cenando da soli in quanto la madre ed il fratello Ernesto si trovavano in visita a casa di parenti. Durante la cena cominciarono a sentire degli aerei che mitragliavano molto vicino, era la squadriglia del tenente Mansell che stava attaccando una “Balilla” di passaggio sulla via Emilia all’altezza del Poligono di tiro.

I colpi passavano fischiando appena sopra il tetto della loro casa e allora il signor Oreste e suo figlio si affrettarono a lasciare la cucina per scendere in cantina. Quando si trovarono a metà della scala verso la cantina udirono un fortissimo colpo che squassò la casa, lo spostamento d’aria li fece svenire. Dopo un tempo indefinito si risvegliarono coperti di calcinacci e di polvere con il sangue che colava sulla faccia per le ferite provocate dai detriti che erano caduti loro sulla testa. I due risalirono dalla cantina attraverso le macerie della casa e cercarono di uscire per capire cosa fosse successo. Passarono da quella che fino a pochi minuti prima era la cucina dove stavano cenando e a fatica uscirono dalla finestra camminando sul cumulo di macerie che si era formato sotto il davanzale della stessa.

I due uscirono nell’orto che si trova dietro la casa e cercavano di riaversi dallo shock e di togliersi il sangue e la polvere dalla faccia, decisero di recarsi nel cortile del loro vicinodove si trovava un rubinetto di acqua per lavarsi quando incrociarono sulla porta che dava su via Tondini alcuni militi della “Resega”. Questi si rivolsero al signor Oreste e gli dissero: «Dove è l’aereo?»

«Che aereo?» rispose il signor Vignoli. I Vignoli erano talmente sotto shock che non si erano resi conto di quello che era realmente accaduto, loro pensavano a un bombardamento e invece avevano uno Spitfire nell’orto.

Si avvicinarono tutti all’aereo e videro il pilota riverso in avanti «ancora tutto intero e sembrava non sfigurato, probabilmente morto sul colpo. Il pilota impugnava ancora con la mano destra la cloche con il pulsante di sparo e con la sinistra la “manetta” per la potenza del motore».

Il signor Vignoli ricorda anche che «portava un bell’anello alla mano destra un bell’orologio alla sinistra, entrambi d’oro». Dopo dieci minuti erano spariti, rubati dai militi della “Resega”. Il corpo del tenente Mansell fu messo in una carriola e trasportato a piedi al cimitero Maggiore. Nei dieci metri che ci sono tra la porta di casa Vignoli e viale Milano gli venne rubato tutto quello che si poteva rubare, scarpe comprese.

COSA ERA SUCCESSO?

Secondo il signor Vignoli il tenente Mansell si era abbassato troppo, aveva urtato i platani perdendo il controllo del velivolo che si era schiantato contro la casa passandola da parte a parte. Il velivolo proveniva da nord est e colpì la casa all’altezza della finestra del primo piano che si trova a destra guardando da viale Milano, avendo una traiettoria dall’alto verso il basso sfondò il pavimento del piano primo che crollò al piano terra, le ali si staccarono e la fusoliera uscì dalla parte opposta della casa finendo nell’orto sul retro contro la recinzione del vicino, senza prendere fuoco

Con il distacco delle ali dalla fusoliera il contenuto delle stesse si riversò nella casa e nel giardino circostante, riempiendoli di granate inesplose, di nastri di mitragliatrici, delle armi di bordo, di benzina,

Nei giorni successivi la carlinga fu spogliata di tutto ciò che si poteva asportare: tutti gli strumenti di bordo, il sedile, i bossoli, semplici pezzi di metallo. La gente scavalcava la recinzione per razziare il velivolo.

Quando arrivarono a Lodi gli Alleati (il 29 aprile), un ufficiale inglese si recò a casa dei Vignoli per indagare sull’accaduto e durante la conversazione insinuò che fossero stati i Vignoli stessi a sparare contro l’aereo di Mansell. Il signor Oreste negò con decisione e ribadìhe l’aereo aveva urtato i rami dei platani lungo la via Emilia. Ciò che restava dell’aereo venne portati via dagli inglesi.

PROFANATO

Il signor Ernesto Vignoli, fratello di Francesco, arrivò poco dopo l’accaduto e ricorda che «l’aereo venne razziato ed anche il pilota venne razziato». Volevano razziare anche la casa e i Vignoli dovettero faticare non poco per impedire che ciò avvenisse».

Il signor Oreste Vignoli, come ringraziamento per lo scampato pericolo, fece realizzare un affresco a tema religioso nella specchiatura della finestra dalla quale uscirono sani e salvi lui e suo figlio. Questo affresco si trova sul retro della casa, verso l’orto, rispetto all’angolo viale Milano-via Tondini.

I verbali e i testimoni oculari ribadiscono che il velivolo ed il pilota vennero spogliati di tutto quanto era possibile prelevare; per primi furono i militi della “Resega” che, oltre all’orologio, all’anello ed agli stivali di volo, probabilmente presero l’equipaggiamento personale del pilota di cui faceva parte una busta contenente una forte somma di denaro destinata a facilitare l’evasione del pilota nella eventualità che fosse preso prigioniero cadendo in territorio occupato dal nemico. Poi furono i civili ad asportare quanto era possibile dal velivolo, non per cattiveria , ma spinti dal bisogno. A quei tempi tutto ciò che era di metallo era di per sé prezioso, specie se di alluminio. Il metallo veniva poi trasformato ed impiegato per gli usi più disparati come ad esempio: utensili, attrezzi, pentole, i ragazzi con le piccole lastre di alluminio creavano dei pettini che poi cercavano di vendere.

La MISSIONE

La missione nella quale il tenente Mansell perse la vita era la sua ventiseiesima dall’inizio di aprile e la terza di quel giorno.Secondo l’Operations Record Book, il 25 aprile la prima missione di Mansell iniziò con decollo alle ore 6,00 in una formazione di quattro velivoli per una ricognizione armata nella zona compresa fra Brescia, Milano e Pavia, e si concluse con l’atterraggio al campo di Rosignano alle ore 7,50.

La sua seconda missione iniziò con il decollo alle ore 14,00 sempre in una pattuglia di quattro velivoli con l’obiettivo di bombardare un ponte ferroviario vicino a Crema. Dopo avere esaurito l’obiettivo primario i quattro velivoli proseguirono verso Soresina, poi Milano e Settimo Milanese, atterraggio al campo di Rosignano alle ore 15,55.

L’ultima missione iniziò con il decollo alle ore 18,00 per una ricognizione armata. La pattuglia era composta da quattro Spitfire MK IX pilotati dal W/O Slade V., dal F/O Moubray J., dal F/O Garmany H., e dal F/O Mansell N.B. Riporto di seguito il testo dell’Operations Record Book così come fu scritto quel giorno al termine della missione:

«Quattro velivoli hanno eseguito una ricognizione armata a Nord del fiume Po. Una macchina è stata attaccata e incendiata a Orzinuovi. A Lodi una macchina è stata attaccata e distrutta, ma il n° 1 Mansell nella richiamata dopo il suo attacco ha colpito una casa e l’aereo è finito nel giardino sul retro. Non si è potuto vedere niente a causa della polvere creatasi, comunque l’aereo non ha preso fuoco».

Dal verbale si capisce che il tenente Mansell non riuscì a rimettersi in assetto orizzontale dopo la picchiata; la causa più probabile, escludendo incovenienti tecnici, è quella dell’errore umano.

CONCLUSIONI

Dopo tanti anni gli anziani ricordano ancora con terrore le incursioni aeree degli alleati sulla città di Lodi, i passaggi degli aerei a volo radente sono un ricordo vivo e terribile.

La maggior parte dei piloti alleati che dovevano volare a bassa quota erano terrorizzati da tutto quello che a terra poteva costituire un pericolo; cercavano così di colpire qualsiasi cosa che potenzialmente potesse rappresentareuna minaccia. Erano il terrore dei civili a terra, ma a loro volta erano terrorizzati da tutto ciò che c’era al suolo.

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