Lodi, il Broletto boccia i tagli

Giù le mani dalla Provincia. O, quantomeno, da quel “livello di governo autonomo” in grado di garantire ai cittadini i servizi che l’abolizione dell’ente ridurrebbe fortemente. È questo il messaggio approvato e lanciato dal consiglio comunale di Lodi nel convulso giorno della protesta e della ridiscussione sui tagli annunciati dal governo in materia di enti locali. Una discussione anomala, e non tanto per la diretta web, quanto per il rincorrersi di voci e decisioni che arrivano da Arcore sulla questione. Così, in “streaming”, va in onda un dibattito che, previa breve interruzione, partorisce un ordine del giorno condizionato dal patto Bossi-Berlusconi, dove l’abolizione delle piccole province diventa prima stralcio, e poi probabile oggetto di un percorso costituzionale che assieme a San Cristoforo farebbe sparire tutte le sue “sorelle”, grandi o piccole che siano. Quindi? «La partita non finisce qui», avverte il sindaco Lorenzo Guerini, che “veline” in tempo reale alla mano continua sì a difendere il ruolo dell’ente-provincia in generale, ma sottolinea la «legittimità della riforma costituzionale», aprendo di fatto a quello che ritiene il vero obiettivo: affrontare «un processo di riorganizzazione e ruolo dell’ente intermedio, che può essere la Provincia o altro», ma che definisca e faccia salve competenze comunque indispensabili a un territorio, quali pianificazione urbanistica, smaltimento dei rifiuti, questioni ambientali e attività estrattive. Il distinguo tra ente, autonomia del territorio e servizi ai cittadini non è trascurabile. Anche perché, tra i banchi del Broletto, se sull’autonomia del Lodigiano sono pressoché tutti d’accordo, i calcoli sui costi della politica portano a conti ben differenti e la “solidarietà” al futuro di San Cristoforo come provincia registra più di un detrattore. «La Provincia come ente intermedio non ha ragione di esistere», taglia corto Lorenzo Maggi, capogruppo Pdl, riprendendo concetti già espressi dal collega Andrea Dardi («macchine generatrici di debiti»). A fianco del futuro della Provincia, tra gli altri, si schierano invece il capogruppo leghista Alberto Segalini («l’importante è difendere le autonomie»), Paolo Daccò del Pd, Salvatore Zireddu di Insieme per il Lodigiano, Fabio Costantino della Lista Guerini e, con toni più accorati, l’ex assessore provinciale Antonio Bagnaschi di Pace: «Le Province più piccole sono le più importanti, perché servono quei comuni che sono troppo piccoli per poter garantire tutti i servizi ai cittadini» spiega, ricordando come tutti i consiglieri comunali di tutti i piccoli comuni pesino «il 3 per cento di quello che costa il Parlamento» e l’importanza dell’ente Provincia in una battaglia delicata come quella condotta e vinta contro la discarica di Senna. Alla fine del dibattito, tra altri interventi e altri distinguo, anche il Pdl vota comunque a favore dell’ordine del giorno anti soppressione, pro-stralcio e, comunque, pro-ruolo per gli enti locali. Con quale nome e profilo, però, adesso non si sa: ma se ne riparlerà, e presto, anche in consiglio provinciale. Intanto, palazzo Broletto ha il suo vice Colizzi: il braccio destro del presidente del consiglio è il leghista Paolo Tansini, eletto con 29 voti (su 36) erede del dimissionario compagno di partito Luigi Augussori.

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