L’ex sindaco fa il mister per vocazione: «Allenare significa anche educare»

Parliamoci chiaro: più trascorrono gli anni e maggiore diventa la richiesta di qualità anche nei servizi sportivi. Tradotto in concreto: i genitori amano affidare i loro figlioli a tecnici di football affidabili, docenti in grado di elevare il livello umano, sociale e caratteriale dei loro discepoli. Ne parliamo con Roberto Miragoli, personaggio esemplare dal momento che è stato tra i primi, nel Lodigiano, a capire l’importanza di associare i tecnici di calcio del territorio. Si, perché se da un lato i genitori avanzano la legittima pretesa di consegnare i figlioli a gente preparata, è altrettanto vero che gli stessi tecnici devono compiere adeguati sforzi di aggiornamento. Ecco allora nascere il Gruppo Provinciale di Lodi della Associazione Italiana Allenatori Calcio, istituzione di cui lo stesso Miragoli, allenatore della formazione Allievi del Sant’Angelo, è presidente.Classe 1962, sposato, due figli (Mattia, studente e, manco a dirlo, calciatore per diletto, e Chiara, studentessa), nato a Valera Fratta dove vive, ragioniere diplomato alla allora sezione di Sant’Angelo del “Bassi” di Lodi (oggi istituto Pandini), di professione impiegato (dopo 32 anni in ufficio a Lodi, settore edilizio, da 18 mesi è costretto a fare il pendolare a Soresina, settore sanitario), Roberto Miragoli è stato anche sindaco nella sua borgata.Miragoli, cominciamo però dalla sua esperienza come calciatore...«Intanto, mi classifico subito come calciatore di media qualità, certo appassionato, ma non un fuoriclasse. Ho frequentato il football ad Albuzzano dall’età di 14 anni e per tre stagioni sono rimasto nel settore giovanile di quel paesebene. A 17 anni mi ha voluto il Valera Fratta, la società del mio paese, dove ho giocato, pensi, fino al 2002 prima come regista e poi come difensore».Non si può certo dire che non si sia divertito. Passiamo alla sua seconda vocazione: quella di allenatore di calcio...«Smesso di giocare, ho fatto qualche stagione di pausa, all’improvviso mi è venuta la tentazione di rimettere in campo la mia lunga esperienza calcistica: così ho assunto la guida del Valera Fratta, rimanendo sulla panchina per due stagioni. Eccomi poi allo Zorlesco, quindi al Montanaso, dove siamo arrivati ai play off ed alle finali di Coppa Lodi di Terza Categoria. In seguito ho diretto il Bargano per passare quindi alla formazione Allievi del Graffignana e dal 2015 sono passato nello staff tecnico del rifondato Sant’Angelo Calcio sempre con gli Allievi. Diciamo che le formazioni giovanili sono il mio pane: con i ragazzi lavoro meglio perché riesco a sfruttare le sensibilità didattiche e tecniche che spesso nelle formazioni maggiori sfuggono di mano».Lasciamo per un attimo in “stand.by” il pallone per parlare della sua esperienza come sindaco...«Sono stato eletto la prima volta nel gennaio del 1993. Il consiglio comunale di Valera Fratta, come accadeva allora, mi aveva nominato primo cittadino al posto del sindaco dimissionario. Vi sono rimasto sei mesi, fino a conclusione del mandato. Alle elezioni del 1993 mi sono candidato a sindaco, questa volta ad elezione diretta da parte dei cittadini: mi hanno votato a maggioranza sotto il simbolo della Democrazia cristiana ed i rivali erano Antonio Soldati, padre dell’attuale coordinatore della Provincia di Lodi, Renato Meazza, lista socialista, e Giuseppe Bozzini, fratello dell’attuale sindaco, per una lista civica».Ed ha potuto svolgere l’intero mandato?«Mi creda: abbiamo lavorato davvero sodo. Nel novembre del 1997 sono stato rieletto, questa volta a capo di una civica chiamata “Insieme Verso il 2000” e le liste avversarie erano due. Altro mandato di pieno lavoro, ricevendo molte belle testimonianze di apprezzamento».Alle elezioni amministrative del 2002 cosa successe?«Beh, anzitutto io avevo esaurito il “bonus” dei due mandati di fila e quindi non potevo ripresentarmi: la nostra lista ha candidato a sindaco Sergio Venza e come testimonianza di fiducia nei miei confronti i promotori hanno chiamato la lista “Insieme nel 2000 Lista Miragoli”. Sono stato eletto consigliere ricevendo da Venza l’incarico di vice sindaco: abbiamo lavorato fino al 2007. Mi sono ricandidato per la carica di sindaco in quanto Sergio aveva deciso di ritirarsi, ma ho evidentemente sbagliato, non comprendendo che la legge del ricambio aveva una sua valenza. Così, a quelle elezioni vinse Giorgio Bozzini, poi confermato nella successiva tornata del 2012. Io sono rimasto come consigliere di minoranza fino al 2012, poi ho chiuso la mia esperienza di amministratore comunale».È stata la sua unica esperienza come amministratore di enti locali?«No, sono stato anche il primo presidente nella conferenza dei sindaci all’assemblea dell’Asl lodigiana e coordinatore dei sindaci espressi in quegli anni da Forza Italia. Esperienze tutt’altro che marginali perché bisognava tenersi al passo con le normative per poter dire la propria nel delicato settore della sanità. C’erano molti temi sul tappeto, tipo la gestione dei presìdi ospedalieri, la creazione di nuovi servizi sanitari, la gestione di reparti delicati. Sicuramente una gran bella esperienza».Ed eccoci allora alla Associazione Italiana Allenatori Calcio...«Già, ritorniamo a bomba. È la mia grande passione del momento perché avverto che gli allenatori delle squadre di borgata, di qualsiasi categoria agonistica, devono trovare spazi per aggiornamenti che accrescano le loro competenze. La nostra nascita si deve ad una felice intuizione del presidente lombardo dell’associazione Sergio Tosi e del presidente provinciale di Cremona Giancarlo Volpi: sono stati loro due ad accompagnarci nella realizzazione del progetto lodigiano, consentendo, con la nascita del nostro gruppo territoriale, di staccarci da quello di Milano».Allora diamo i dati del gruppo...«Il nostro percorso è iniziato ufficialmente il 2 febbraio 2015 ed è terminato dopo sedici mesi per via dell’allineamento con le scadenze di tutto il sistema del Coni. Il 14 giugno scorso sono stato rieletto presidente. Premetto che gli iscritti attuali al gruppo sono 85 e che la sede è fissata in via Borgo Adda n. 72 a Lodi presso la sede della Federcalcio locale. Intendiamo pianificare sul territorio corsi di preparazione per quegli allenatori privi di qualifica, qualificare ancora di più coloro che invece una qualifica l’hanno già raggiunta, coordinare poi i corsi di aggiornamento obbligatori. Ho pure parlato di sostegno: dare ampio appoggio al propagarsi del calcio femminile nel territorio. Ed eccoci all’organizzazione: progettare serate e giornate in aula o campo con allenatori qualificati. Presenza: essere partecipi sul territorio al fine di ampliare i rapporti con le società locali e migliorare i legami con istituzioni quali la Lega Nazionale Dilettanti di Lodi, la sezione lodigiana degli arbitri, ma anche Csi e altre istituzioni. Tra le iniziative curiose, stiamo studiando al meglio alcune proposte, tra cui “la panca lodigiana”. Infine, il digitale: esaminare al meglio la possibilità della costruzione del sito provinciale con il coinvolgimento del gruppo lombardo. Mi pare che il lavoro non manchi proprio».Miragoli, cosa ha dichiarato in occasione della chiusura dei primi mesi di esperienza?«Ho inteso sottolineare il nostro ruolo dal punto di vista etico e comportamentale agli occhi dei ragazzi che alleniamo. Sono anch’io tutte le domeniche in panchina e, mi creda, quello che vedo e sento alcune volte non mi piace davvero: troppo spesso sui comunicati ufficiali della federazione tutte le settimane leggiamo di allenatori squalificati per comportamento poco edificante, se non addirittura violento nei confronti, ad esempio, del direttore di gara. Voglio rammentare che la nostra condotta, come allenatori, è troppo importante nei confronti di chi alleniamo: dobbiamo essere professori ed educatori in genere. Atteggiamenti violenti e rissosi devono scomparire. Altrimenti che razza di esempio diamo ai ragazzi che alleniamo: il risultato è che gli stessi si sentono legittimati a comportarsi nella medesima maniera».Ci diventa francamente difficile darle torto. Ma vediamo, in concreto, cosa si propone di fare...«In sintesi, le dico che faremo di tutto per coinvolgere ed ampliare il nostro lavoro nei confronti di tutti coloro che desiderano impegnarsi per la nostra associazione. Pensiamo anche di organizzare qualche evento promozionale per ricordare il cinquantesimo di fondazione della nostra associazione nazionale. Di sicuro ci proponiamo di promuovere i corsi di aggiornamento obbligatori per allenatori. Approfitto per ricordare coloro che stanno alacremente lavorando con me: Matteo Antoniazzi, Bassano Bellocchio, Gaspare Fonzo, Aldo Maspero, Enrico Mulazzi, Gianni Pesatori, Stefano Ricevuti e Marco Vitaloni».Immaginiamo che l’associazione da lei diretta qui da noi nel Lodigiano vanti un regolare statuto...«Assolutamente sì. Si compone di una ventina di articoli e delinea le funzioni, le caratteristiche e le composizioni dell’intero apparato del sodalizio, dal nazionale ai gruppi provinciali. Ma al di là di questo pur importante risvolto, mi consenta di dire che si avvertiva decisamente la necessità operativa di un gruppo provinciale nel Lodigiano: ne sono fiero ed orgoglioso, spero soltanto che anzitutto siano gli stessi allenatori di calcio di base ad avvertirne l’importanza. E poi confido nella comprensione, per non dire collaborazione, di tutte le altre componenti del mondo del calcio».

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