«Le banche diano credito alle imprese»

Il lavoro, il futuro delle piccole e medie imprese, le infrastrutture e l’ascolto della persone. È l’agenda politica secondo Gabriele Cottafava, nato a Brescello, il paese di don Camillo e Peppone per intenderci, nel novembre 1949, da sempre residente a Pieve Fissiraga, nel cuore del Lodigiano. Dagli anni Ottanta impegnato nell’amministrazione pubblica, come consigliere comunale, è un imprenditore, titolare di un’officina di autoriparazioni e oggi si affaccia al mondo della politica come candidato per Futuro e Libertà alla Camera nella circoscrizione Lombardia 3 all’ottavo posto. Da sempre simpatizzante del mondo della destra, prima del Msi, poi di An, ha seguito la svolta del leader Gianfranco Fini dopo la scissione dal Pdl e la fondazione di Fli.

Com’è iniziato il suo cammino nella politica?

«Dagli anni Ottanta sono impegnato nell’amministrazione del mio comune, Pieve Fissiraga. Sempre in una lista civica, sono stato consigliere di maggioranza fino al 2009, quando ho fondato un’altra lista civica e ho partecipato alle elezioni. Ora sono capogruppo di minoranza di una nuova formazione civica che si chiama Le Pieve. Da un anno e mezzo sono iscritto a Fli, dopo aver partecipato all’assemblea costituente del partito».

Quali sono emergenze da affrontare e con quali programmi?

«Gli artigiani e le piccole imprese non ce la fanno più a subire i colpi della crisi che, nel solo 2012, ha fatto chiudere un’azienda al minuto. Migliaia di imprese falcidiate dalla recessione, ma anche da un fisco divoratore, da una burocrazia oppressiva, da un credito asfittico e dai tanti ostacoli all’iniziativa economica. Bisogna voltare pagina e richiamare la politica alle proprie responsabilità. È importante svolgere un lavoro di pressing perché le banche diano credito ai progetti di sviluppo dell’impresa, valutando la persona che propone, il rapporto precedente con il credito e la qualità del lavoro, dando fiato alle piccole e medie imprese che fanno lavorare il 60 per cento di questo paese. E su questo capitolo è fondamentale lavorare sulla tassazione, in primis sull’Imu, che ha portato ad un aumento del 30 per cento del peso delle imposta sulle aziende e di conseguenza sul cliente finale».

Su quali temi si impegnerebbe in caso di elezione?

«Di sicuro su scuola, sanità e infrastrutture, per avere una viabilità migliore e più efficiente, con piste ciclabili degne di questo nome. Della scuola poi va riformato il metodo e va dato più spazio ai giovani meritevoli di un futuro che spesso qui in Italia non hanno la possibilità di emergere. In questo caso bisogna lavorare sulle modalità di accesso agli strumenti di aiuto, perché le fasce Isee hanno rivelato tutta la loro inefficacia. Sulla sanità, è opportuno puntare sulla specializzazione dei presidi ospedalieri per offrire un miglior servizio a costi più contenuti».

La classe politica italiana ha delle colpe?

«Di sicuro ha la colpa di non essere intervenuta per tempo sulla legge elettorale che va riformata con il consenso più alto possibile. L’intesa va poi cercata su proposte concrete, dalla riduzione del numero dei parlamentari ai rimborsi elettorali da rivedere, che porterebbero ad una riduzione dei costi della politica. L’altro errore è non aver più ascoltato la gente, i cittadini comuni».

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