Lavoro, nel Lodigiano è crisi esplosiva

Con la crisi, la situazione sta per esplodere. Lo sostiene con forza Domenico Campagnoli, segretario provinciale della Cgil, che tiene sulla scrivania i dati della cassa in deroga, concessa alle piccole o piccolissime attività. Nel Lodigiano, tra gennaio e febbraio, sono state richieste circa 90mila ore di cassa in deroga, per una stima che si aggira attorno ai mille lavoratori coinvolti, 700 in cassa e 300 con l’indennità di mobilità. Il problema è che non ci sono più soldi per finanziare questo tipo di ammortizzatore sociale, «se va bene si riescono a coprire solo i primi sei mesi», dice con sconforto il sindacalista.«In Lombardia non ci sono più risorse - afferma Campagnoli -, così si rischia di mandare in frantumi la coesione sociale. La paura è di lasciare senza alcuna copertura tutti i lavoratori che operano per le aziende escluse dalla normativa sugli ammortizzatori sociali e che fanno ricorso alla deroga. Il nostro territorio, già falcidiato nei mesi scorsi da massicce richieste di cassa ordinaria - utilizzata per le ristrutturazioni temporanee - e soprattutto per la straordinaria, propedeutica ai licenziamenti, vede ora l’approssimarsi dello spettro della mancanza di copertura».In tutta la Lombardia alla fine di febbraio sono arrivate 6mila domande da parte delle aziende, di queste per ora ne sono state accettate 1.474, per un totale di 7mila lavoratori e una somma necessaria pari a oltre 35 milioni. A cui si aggiungono 3.133 persone licenziate in attesa dell’indennità di mobilità in deroga, per una cifra che corrisponde a oltre 32 milioni di euro.«Inizialmente sarebbero dovuti arrivare 137 milioni di euro, così come previsto dall’assegnazione del governo - dice Campagnoli -, ne sono arrivati 87 milioni ma all’appello ne mancano altri 50. Abbiamo chiesto al governatore Roberto Maroni di intervenire subito sulla questione».La suddivisione nazionale dei fondi nel 2013 ha penalizzato la Lombardia, secondo quanto sostenuto dal sindacato. Sulla base dei criteri modificati alla fine dell’anno scorso, infatti, mentre in passato l’assegnazione raggiungeva il 22 per cento del totale oggi ci si ferma al 17 per cento. Il panorama politico non agevola la situazione, soprattutto perché se da una parte manca un interlocutore nei palazzi romani dall’altra anche a livello locale la situazione è complessa o poco definita: «Senza governo nazionale e con il governo regionale ancora agli esordi - conclude Campagnoli -, senza possibilità d’intervento in Provincia o in Comune a Lodi diventa difficile qualsiasi rivendicazione immediata. Se non quella di urlare un intervento immediato da parte del governo».

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