
PrimoPiano
Giovedì 23 Maggio 2013
La sfida di Alessandra De Stefani
“
Proponiamo
un Patto
sociale che coinvolga
giovani,
anziani e disoccupati
nella “cura”
del paese.
I sogni?
Un nido
e una casa
di riposo
“
Sulla
discarica
pensiamo
che sia giunto
il momento
di dire
basta tanto
più che ora
i rifiuti non
ci arrivano
più solo
dal Lodigiano
Il cognome è importante, anche se dell’ex sindaco Maddalena De Stefani è solamente cugina di secondo grado. E la sfida, come quella tentata due volte, con un successo e un ko, dell’illustre predecessore, lo è altrettanto: diventare sindaco, dieci anni dopo l’ingresso in municipio come consigliere. A lanciarla è Alessandra De Stefani, candidato di “Vivere Cavenago - Continuità e coerenza”, lista civica con matrice e di centrosinistra, “ma trasversali”. Allora fresca di diploma, oggi madre, De Stefani riassume così il senso del suo programma: abbattere quel «muro che ho visto alzarsi tra l’amministrazione e la gente» e fare dei cittadini «il motore di un progetto più ambizioso».
Nel vostro “Patto sociale comunale” grande rilievo al coinvolgimento degli anziani e dei giovani, nelle attività non solo ludiche, ricreative e culturali, ma anche di “cura” del paese: cosa vi fa pensare che la vostra proposta possa avere fortuna, sul piano elettorale e su quello pratico?
«Premessi i già noti principi di solidarietà e sussidarietà, sul piano pratico avrebbe costi minimi: È un contesto di volontariato, in paese abbiamo parecchi cassintegrati e disoccupati, e sulla base di quanto già fatto in passato, a chi chiede un aiuto alla comunità chiederemmo un servizio, come dedicare un’ora a uno sportello, o alla pulizia di uno spazio comunale, o fare da autista, o sorvegliare i parchi, sgravando un po’ di straordinari dai dipendenti comunali. È una specie di “do ut des”, insomma, che ovviamente sarebbe regolamentato; e anche sul piano elettorale, sarebbe una dimostrazione di buon utilizzo delle risorse pubbliche nell’ambito del sociale».
Nel capitolo rientrano anche sportelli d’ascolto, un servizio per le pratiche dell’Asl e convenzioni con comuni limitrofi per l’asilo nido…
«Per lo sportello d’ascolto abbiamo già individuato una persona: tra l’altro garantiremmo la privacy dell’utenza, a ulteriore tutela della stessa. Collaboreremmo inoltre con la Caritas, per aiutare anche materialmente, oltre che psicologicamente, chi ne ha bisogno. Il nido? Oggi non c’è, il sogno è di averlo, un giorno: ma fino ad allora vorremmo contribuire con una quota al costo delle nostre famiglie che devono rivolgersi a strutture già esistenti altrove, in comuni vicini».
Dovendo scegliere, quali sono, sul piano culturale e sportivo, i progetti cui dareste la priorità?
«Sicuramente il rilancio del centro polivalente quale fulcro autonomo dell’attività culturale: a oggi non ci è mai stato fatto un evento culturale. Quindi rivolgerci alla scuola, coinvolgendola negli appuntamenti storico-culturali, per uno sviluppo del senso civico di cui oggi siamo un po’ carenti. Dal lato sportivo, migliorare la fruizione degli impianti, in particolare della palestra, dove oggi si fanno poche attività; quindi sostenere le associazioni sportive, anche economicamente, come avviene già ora. Puntiamo inoltre a una maggiore collaborazione con il Coni e alla diffusione di discipline meno conosciute: abbiamo già degli esperti che si sono detti disponibili».
A dispetto delle difficoltà economiche di cui siete consci, qualche progetto ambizioso nel vostro programma non manca: penso alla Casa di riposo, per esempio…
«La Casa di riposo è un sogno che a Cavenago c’è da tantissimi anni, un bisogno sentito da parecchi. Noi ci spenderemo al cento per cento affinché l’anziano sia assistito nel suo ambiente, ma non sempre è possibile. L’idea è di affidarci al project financing, un co-finanziamento con un privato, che si accollerebbe le spese in vista di guadagni futuri: e abbiamo già qualche contatto... L’area? Quella di via Corazza, dove ci sono vecchi capannoni e poche case: li passano i cavi dell’alta tensione, circostanza che blocca tutto: ma se riuscissimo a interrarli “bypasseremmo” questo grosso problema, e potremmo tornare a lavorare su un’area che non creerebbe nemmeno problemi o disturbi di carattere viabilistico, né di impatto ambientale».
Un capitolo cruciale è quello della discarica: pare che la vostra posizione sia decisamente vicina a quella del Comitato che si batte per impedirne un ampliamento, tanto da aver portato la questione anche in procura, denunciando stime sulla portanza dell’impianto ben inferiori da quelle fin qui note...
«Partiamo da questa premessa: Cavenago ha già dato. Noi crediamo che il paese abbia dimostrato già grande senso civico a raccogliere i rifiuti del Lodigiano, ma adesso è il momento di dire basta, anche per un motivo che pochi rilevano: ora non raccoglie più dal Lodigiano, ma da altre province. Chi di dovere faccia i controlli dovuti e nella maniera corretta: gli staremo col fiato sul collo, e anche se come Comune abbiamo pochi poteri possiamo smuovere l’opinione pubblica. Non ho motivi per non ritenere attendibile lo studio del Comitato: e il fatto che il documento originario sulla portanza dell’impianto non ci sia più, mi lascia molto perplessa...».
Può spiegarci, in breve, cos’è quel “compostaggio domestico” attraverso il quale potreste abbassare la tassa sui rifiuti?
«In realtà è già previsto, ma nessuno lo fa! In pratica tu da privato puoi farti un bel “buco” in giardino, rispettando ovviamente alcune norme, e metterci il tuo umido: un tecnico verificherebbe che sia tutto a norma e, fatto ciò, il Comune, risparmiando sulla raccolta, sconterebbe al cittadino una parte della tassa».
Nel vostro programma puntate forte sulla “green economy”, fotovoltaico in testa, dal cimitero al centro polivalente, passando per le scuole...
«È prematuro fare nomi e stime, ma secondo il nostro esperto, il signor Mulè, l’efficienza di questi impianti negli ultimi anni è ulteriormente aumentata, parallelamente a una diminuzione dei loro costi. Privilegeremmo pannelli “made in Italy”, ormai pari a quelli tedeschi, che sono i più avanzati: e con un occhio di riguardo alle ditte del territorio».
Capitolo lavoro: riassumendo il programma, tra le linee guida spicca una maggiore volontà di dialogo e coinvolgimento dell’imprenditoria locale, partecipazione ai lavori pubblici compresi…
«Innanzitutto vorremmo istituire uno “sportello imprese”, che ci permetterà di incontrare periodicamente aziende, imprese e agricoltori, per ragionare insieme sulle loro problematiche e sulle possibili soluzioni. In più, vogliamo verificare l’uso dell’albo dei fornitori comunali, che in passato è stato carente: vogliamo procedere il più possibile a trattative private e bandi di gara a invito, puntando sulle realtà locali».
Sul piano urbanistico, analogamente ai vostri avversari, proponete il recupero delle aree dismesse: da dove comincereste, e con quale finalità?
«Più che altro le aree sono situate in centro storico e, molto umilmente, dobbiamo parlare con chiarezza: spesso le stesse appartengono a persone che non hanno intenzione di toccarle, legittimamente; avendo però pochissimi margini di nuova espansione, cercheremo di avviare un dialogo con questi proprietari; potrebbe essere una prima soluzione alla questione dell’edilizia abitativa».
Capitolo “edilizia economico-popolare”, per favorire quelle fasce di cittadini prive di risorse per garantirsi un tetto sulla testa: cosa vi fa pensare che la vostra proposta, legata a un dialogo con gli operatori del settore, a convenzioni e ad agevolazioni fiscali, abbia buone possibilità di trovare attuazione?
«Oggi esiste un duplice problema: la gente che non ha soldi per comprare le case e gli operatori del settore che non riescono a venderle. Vorremmo mediare tra queste due realtà, con la creazione di una apposita “Agenzia Casa”. Credo sia una idea che vada esplorata».
Tirando le somme: perché Cavenago diventerebbe un posto migliore votando voi, anziché l’amministrazione uscente?
«Le rispondo con il nostro slogan: perché “Cavenago merita di più”, e perché noi metteremmo “prima la gente”. Ciò a differenza di chi ha governato negli ultimi cinque anni, che al primo posto ha messo le opere pubbliche: non mi sento di dire che non andassero bene, ma hanno obiettivi e priorità diverse dal singolo cittadino e dal complesso della comunità quali fulcri e protagonisti di qualsiasi espressione di democrazia e libertà».
Alberto Belloni
© RIPRODUZIONE RISERVATA