Il volo fatale del capitano Chambers

Mentre mitragliava un furgone delle pompe funebri sulla via Emilia il suo caccia Thunderbolt si inclinò a sinistra, la coda si sollevò

e l’aereo si schiantò sull’edificio: il suo corpo fu riconosciuto a guerra

finita grazie alla testimonianza del custode del cimitero Maggiore

Il capitano Boyd Blain Chambers Jr. morì a Lodi cadendo con il suo aereo il 1° gennaio 1945. Faceva parte del 527th Fighter Squadron dell’86th Fighter Group, che in quella fase del conflitto aveva la base operativa all’aeroporto di Pisa San Giusto ed il 1° gennaio 1945 comandava la missione in cui avrebbe trovato la morte.

DALL’OHIO

Boyd Blain Chambers Jr., nacque il 2 agosto 1921 a Cincinnati in Ohio al 2432 di Maplewood Avenue, terzogenito di quattro fratelli. La famiglia del capitano Chambers Jr. era molto stimata e conosciuta dato che il padre, Boyd Blain Chambers Sr., ebbe una brillante carriera prima come giocatore e poi come allenatore di squadre di baseball, basket e football americano di vari college ed università.

Il capitano Chambers intraprese la carriera militare, entrando alla Accademia militare di West Point dove si laureò in ingegneria nel giugno del 1943. Terminato l’addestramento al volo, il 3 luglio del 1944 fu assegnato al 527th Fighter Squadron dell’86th Fighter Group. Venne decorato con l’Air Medal con quattro foglie di quercia per la sua partecipazione alla campagna d’Italia.

LO SCHIANTO

Nello schianto del suo aereo il capitano Chambers rimase ucciso all’istante e, dopo l’intervento dei militari tedeschi del comando di Lodi che raccolsero i rottami del velivolo per analizzarli, fu seppellito al Cimitero Maggiore nel campo militare nella fossa n.5.

I compagni di Chambers però non conoscevano la sorte del loro commilitone per cui per molti mesi fu considerato disperso. Il 3 luglio 1945 il padre del capitano Chambers scrisse una lettera al Comandante della sua squadriglia per chiedere «che fine avesse fatto suo figlio, dato che dal 1° gennaio non se ne era saputo più nulla nonostante i suoi commilitoni fossero più volte ritornati in volo su Lodi nella speranza di trovarne qualche traccia» e nella quale esprimeva la sua preoccupazione «perché la città di Lodi era ancora nelle mani del nemico».

Molto interessante la dichiarazione, datata 2 luglio 1945, del tenente Laurence L. Nighswonger che il 1° gennaio 1945 volava come gregario d’ala del capitano e nella quale descrive quello che aveva visto:

«Il Capt. Chambers era al comando di una sezione di 4 velivoli per bombardare un ponte ferroviario vicino a Lodi, in Italia, e per mitragliare gli obiettivi ritenuti più opportuni della zona. Il Capt. Chambers e la sua sezione mitragliarono una imbarcazione nel Lago d’Iseo, un treno elettrico, parecchi vagoni ferroviari ed attrezzature e bombardarono il bersaglio assegnato in maniera efficace. Quando la formazione arrivò sopra la città di Lodi, il Capt. Chambers vide un camion parcheggiato vicino ad un edificio e fece una curva stretta per mitragliarlo.

Egli stava completando la virata alla quota minima per fare fuoco sul camion quando il suo aereo improvvisamente s’inclinò ruotando verso sinistra, la coda si sollevò e si schiantò contro l’edificio ad alta velocità.

L’edificio e l’aereo bruciarono. Durante la missione non abbiamo incontrato fuoco nemico diretto contro di noi, nessun ostacolo alto, come le linee elettriche, sono stati da me notati, tuttavia il capitano Chambers volava a una quota notevolmente inferiore rispetto al resto della formazione e forse questi ostacoli mi possono essere sfuggiti».

LA RICERCA

Il tenente Laurence L. Nighswonger non chiarisce fino in fondo le ragioni per cui qualcosa andò storto nella manovra di Chambers e lui stesso ammette che potrebbe essergli sfuggita la presenza di ostacoli al suolo dato che era rimasto a pattugliare l’area ad una quota superiore in modo da proteggere l’azione a bassa quota.

Alla fine della guerra gli americani avviarono con speciali unità la ricerca delle sepolture dei loro militari deceduti in territorio nemico, cercando ri di ricostruirne le circostanze della morte.

Il 28 giugno 1945 il 12th G.R.U. (Graves Research Unit) giunse al cimitero Maggiore di Lodi dove individuò la tomba di un soldato alleato e, presumendo che fosse la tomba del capitano Chambers, la segnalò con una croce. Il 10 luglio 1945 giunsero al cimitero Maggiore di Lodi alcuni membri del 602nd Quarter Master Company, appartenente alla Quinta Armata americana, per riesumare ed esaminare i resti presunti del corpo del capitano Chambers. L’esame dei resti però non portò a nulla di determinante per il riconoscimento in quanto, come riporta il verbale dell’esame, «sulla salma non sono presenti vestiti o oggetti, non è stato possibile rilevare le impronte digitali perché le mani sono mancanti e non è stato possibile esaminare le arcate dentarie dato che il cranio risulta essere fracassato».

LA TESTIMONIANZA

Fu invece decisiva la testimonianza del custode del cimitero Maggiore il sig. Luigi Caserini allegata al “Rapporto di Riesumazione” che chiarisce la dinamica dell’incidente accaduto a Chambers, e scioglie definitivamente i dubbi circa l’identità della salma.

«Cimitero Maggiore di Lodi

Il corpo fu sepolto in una bara di legno nel settore militare, nella tomba n° 5 il 4 gennaio 1945 dai civili. La croce che segna la tomba è stata posata dal 12th G.R.U. il 28 giugno 1945. Il luogo in cui è caduto il velivolo è stato ispezionato ed è stato appurato che si era trattato di un aereo da caccia monoposto.

L’aereo stava mitragliando la strada n. 9, al di fuori di Lodi in direzione di Milano, quando ha colpito le cime degli alberi e si è schiantato su una fabbrica in costruzione (Le Coordinate sono nel Rapporto di Riesumazione). L’aereo si è incendiato immediatamente e il pilota è bruciato.

I tedeschi portarono le spoglie al cimitero civile lo stesso giorno 1.1.45. Il corpo venne sepolto il 4 gennaio 45, quando i tedeschi non erano presenti.

Dell’aereo è rimasta solo la parte sinistra della camera di espansione delle valvole, costruita dalla Cleveland Pneumatic Company per la Republic Aviation. Il numero di serie sulla suddetta parte era B-21-6-1124.

I tedeschi avranno creduto di avere portato via tutti i rottami che c’erano e nessuno sa qualcosa d’altro in merito. Le informazioni sono state ottenute dal custode del cimitero».

Terminate tutte le operazioni necessarie, i resti del capitano Chambers vennero prelevati dal cimitero Maggiore e trasportati al cimitero militare americano di Mirandola, in provincia di Modena, dove furono nuovamente sepolti nel settore F, fila 15, tomba n° 755. Il trasporto in patria che per il capitano Chambers avvenne invece alla fine del 1948, da Mirandola al porto di Livorno, poi in nave fino a New York ed infine in treno fino a Cincinnati. Il giorno 28 febbraio 1949 i suoi resti furono definitivamente tumulati allo Spring Grove Cemetery di Cincinnati dove riposano tutt’ora.

IL VERBALE UFFICIALE

Il verbale ufficiale di riconoscimento, del dicembre 1945 e firma del colonnello M.V. Turner stabilisce chiarisce come andarono i fatti: «… mentre pilotava un P-47 modello D-30 e stava mitragliando la strada n° 9 da Lodi verso Milano ha colpito le cime degli alberi e si è schiantato contro un edificio…», e poi conclude «...in considerazione del fatto che le informazioni ottenute sul posto coincidono con i dati forniti dall’Air Corps per il giorno della morte, per le modalità con cui si svolsero i fatti e per la posizione del punto di caduta dell’aereo, si stabilisce che i resti appartengono al capitano Boyd B. Chambers Jr. ASN O-25883 Army Air Corps».

Perciò il caccia americano caduto il 1° di gennaio del 1945 non venne abbattuto ma precipitò per un errore del pilota.

Una copia del suddetto verbale fu inviata alla famiglia che, non accettando la perdita del figlio, avanzò dei dubbi sulle modalità del riconoscimento della salma e chiese «...di avere la possibilità di aprire la bara per poter cercare se vi fossero oggetti personali o segni di riconoscimento…».

A questa richiesta rispose il maggiore R. Coombs che, dopo avere ribadito quanto stabilito dal verbale di riconoscimento, aggiunse «…il rottame di un aereo monoposto con impresso in numero di identificazione B-21-6-1124 che apparteneva all’aereo pilotato da suo figlio, è stato ritrovato vicino alla sua tomba…». Questo non lasciava dubbi sulla identità del corpo sepolto nella tomba n° 5 del cimitero Maggiore di Lodi in quanto grazie al numero di identificazione impresso sul pezzo ritrovato, si riuscì a risalire al fatto che questo faceva parte del velivolo P47-D-30-RE, numero di serie 44-20546.

Per il riconoscimento del corpo del capitano Chambers fu perciò determinante il gesto del custode del cimitero signor Luigi Caserini, che riuscì a sottrarre ai tedeschi un rottame dell’aereo.

IL LUOGO

Le indagini compiute sul posto dagli americani individuarono anche il punto in cui si schiantò l’aereo di Chambers e nei loro rapporti lo indicarono con le coordinate K 468-465. L’ubicazione è avvalorata dalle parole di chi fu testimone diretto dell’episodio. Il signor Ernesto Vignoli, che era un ragazzo e abitava a poca distanza, ricorda «che un aereo si schiantò nel giardino e contro la facciata posta in direzione di Milano dell’edificio della ex Geloso e che i tedeschi perimetrarono tutta la zona impedendo a chiunque l’accesso»; il signor Vignoli ricorda anche che molti dicevano che «l’aereo era caduto perché aveva preso dentro i rami dei platani di viale Milano».

Altri testimoni dell’episodio si possono trovare tra i membri della sezione Anpi di Lodi, in particolar modo il signor Pino Generani ricorda che «cadde un aereo contro lo stabilimentino Geloso».

Lo “stabilimentino Geloso” è l’edificio oggi conosciuto come “ il mollificio” che si trova in viale Milano angolo via Cadamosto e che le persone più anziane chiamano ancora “Geloso” perché ricordano quando vi si trovava una attività di produzione di apparecchiature radiofoniche della John Geloso. La costruzione di questo edificio fu iniziata nel 1944 e l’aereo di Chambers colpì l’edificio quando questi non era ancora completato.

IL CORTEO FUNEBRE

Nell’articolo Aereo nemico abbattuto alla Concoreggia pubblicato sul Fanfulla da Lodi, il settimanale del fascio repubblicano, del 7 gennaio 1945, si legge: «Nell’incursione di lunedì scorso primo dell’anno ... un apparecchio, colpito da raffiche di una mitragliera germanica, s’incendiava e precipitava infilandosi in uno stabilimento ancora in costruzione provocando il crollo di due capannoni. Prima di cadere il pilota, pur tentando un atterraggio di fortuna, non mancò, con la malvagità che distingue simile spregevole razza, di sventagliare raffiche sulla popolazione inerme, colpendo anche un’auto furgone delle pompe funebri. Il pilota è stato estratto dall’aereo quasi completamente carbonizzato».

A parte la solita retorica fascista, questo articolo aggiunge all’evento due particolari interessanti.

Il primo è la conferma che l’aereo del capitano Chambers cadde contro l’edificio detto “il mollificio”, il secondo è che il camion descritto dal tenente Laurence L. Nighswonger era un furgone delle pompe funebri che stava seguendo un corteo funebre verso il cimitero Maggiore.

Anche in questa tragica situazione la sorte riuscì ad aggiungere una punta di ironia. Infatti il defunto che stava per essere trasportato al cimitero era il capitano Emilio Cella, un importante gerarca fascista deceduto il giorno precedente a Milano per emorragia cerebrale.

Il capitano Cella, classe 1899, fu una figura importante del fascismo lodigiano, prima fu squadrista, poi partecipò alla marcia su Roma, fu vice federale e poi capitano nella Legione Autonoma Mobile Ettore Muti, la famigerata brigata nera di Milano.

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