«Il sistema fiscale è tutto da rivedere»

 

Simona Pedrazzini è nata a San Donato Milanese nel 1958, figlia della Snam, e ha vissuto a Metanopoli fino a una decina d’anni fa, quando si trasferì a Cavacurta, dove tuttora risiede. È imprenditrice e, con il fratello, titolare a Guardamiglio della società Sergema, Servizi Generali Metano Acqua, che opera in una nicchia di mercato relativa a metanodotti, oleodotti, macchinari per pipeline, progettazione di turbine idroelettriche. Non ha mai fatto politica in precedenza, e il suo impegno attuale nasce proprio dal lavoro e dall’impresa.

Come è nata la candidatura al Senato con Fare per fermare il declino?

«A dicembre 2011 ho realizzato il gruppo Facebook “Piccoli imprenditori e i suicidi di stato”, e da lì è partito tutto. Avevo avuto notizia del suicidio di un imprenditore del nord-est in un periodo di profondo scoramento personale, e ho trovato tanti parallelismi con la mia situazione di imprenditrice. Il gruppo Facebook ha avuto una certa rilevanza e tre mesi dopo sono stata intervistata su Radio 24. Da lì è nato il rapporto con Oscar Giannino. Dopo la trasmissione è arrivata la proposta di Oscar di candidarmi, e ho aderito più che volentieri»

Quali sono le cose che si possono fare?

«Nella mia agenda non ho tantissimi punti, sono pochi e chiari, tutti attuabili subito. Intanto si devono sospendere le procedure di pignoramento della prima casa, che è il primo motivo che spinge verso il suicidio tanti. La paura di perdere la casa, che è il posto della famiglia, spinge sul baratro. Fermiamolo subito. Poi si deve sospendere parimenti il pignoramento dei beni e strumenti utili per lavorare: se per un debito porti via i macchinari di un artigiano o un furgone, come può continuare a lavorare? Infine, per iniziare, ci vuole una moratoria per i debiti verso lo Stato: lo Stato non paga i propri debiti, ma a chi è moroso nei suoi confronti pretende il pagamento. Visto la situazione eccezionale, bisogna assumere misure eccezionali».

Poi c’è tutto il sistema di tassazione immagino?

«Certo è da rivedere, così come è necessaria una norma per modificare le procedure di riscossione di Equitalia. È tutto il sistema da rivedere, a partire da un aumento o un raddoppio addirittura dei 72 mesi di rateizzazione oggi concessi».

Ma per il Lodigiano quale sarebbe la prima cosa da mettere in campo?

«Il Lodigiano non si sottrae alla regola generale, anzi ne è l’espressione più evidente: ormai siamo una zona morta, e chi ha dubbi venga nell’area industriale di Guardamiglio. Le multinazionali scappano dal territorio, i piccoli imprenditori e gli artigiani non sanno come andare avanti, e tutto è bloccato, anche quando ce ne sarebbe la possibilità. Io avrei lavoro per assumere, ma non lo faccio perché i pagamenti mi arrivano in ritardo, le banche non concedono credito, e non so quali prospettive ci sono, pur avendo il lavoro».

Cosa si aspetta da questa candidatura?

«Non mi sono messa a disposizione di certo per cercare un posto. Per me essere candidata è già una vittoria, perché avevo un messaggio da lanciare, e qualcuno l’ha colto. Adesso spero che sia il Paese intero a coglierlo».

Andrea Bagatta

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