Il presidente Foroni: «L’Expo 2015? Si farà a Lodi»

Intervista a tutto campo: le tangenziali, la logistica, il piano rifiuti, l’occupazione, l’inceneritore

«Expo 2015? Si farà a Lodi». Il presidente della Provincia assicura: non è una boutade e nemmeno una provocazione. Si tratta invece di una prospettiva concreta: «Sì, mi creda: se le cose procedono bene come ora l’Expo lo facciamo nel Lodigiano».

Ma Pietro Foroni, l’avvocato leghista che da poco meno di due anni governa il territorio, non pensa certo a un trasloco nella Bassa di padiglioni e strutture dal capoluogo lombardo.

«Faccio semplicemente una constatazione: l’agricoltore brasiliano, quello sudafricano o anche quello orientale andranno sicuramente a visitare l’esposizione a Milano, ma non basterà questo a portarli in Italia. Se verranno sarà anche per imparare un modo migliore di fare agricoltura, un modo che si può insegnare solo dove si fa ricerca. E la ricerca la si fa qui a Lodi, al Parco Tecnologico Padano. Ecco perché abbiamo già siglato il protocollo d’intesa con la società Expo 2015 ed ecco perché ne abbiamo fatto uno che riguarda specificatamente il Parco: vogliamo diventare un punto di riferimento per l’appuntamento del 2015».

È già tutto pronto?«Ci stiamo lavorando e forse siamo più avanti rispetto alla stessa Milano, perché abbiamo predisposto ogni cosa con cura. Per quanto riguarda il Parco, il nostro impegno è di completare anche il cluster entro il 2015. E’ molto importante. Ci crediamo, perché l’Expo non sarà la soluzione di tutti i problemi del territorio, ma sicuramente rappresenta il motore, l’occasione per il rilancio del Lodigiano. Non un traguardo, ma un punto di partenza. E il fatto che all’ultima riunione della Fondazione del Parco abbiano preso parte anche i delegati della Provincia di Milano, che poi sono gli stessi che si occupano di Expo, dimostra la forte sinergia tra i due territori».

C’è chi teme che le ricadute di Expo in realtà si riveleranno solo un grande tonfo.«Chi ci accusa di essere in ritardo probabilmente non conosce tutto il lavoro che è già stato fatto, o forse pensa a Expo come a una grande sagra di paese. In realtà, sono sei mesi di opportunità: il turista straniero arriva a Milano, visita i padiglioni e poi decide cosa andare a vedere d’altro in giro per l’Italia. E perché dovrebbe venire a Lodi? Perché qui si fanno ricerca e innovazione, e noi in questo senso stiamo già pensando anche agli eventi su cui puntare, abbiamo preparato i protocolli, stiamo ragionando sugli investimenti».

E perché poi un turista, visitato il Parco Tecnologico, dovrebbe restare nel Lodigiano?«Perché stiamo lavorando per valorizzare tutto ciò che il territorio può già offrire, senza disperdere tempo e risorse o senza inventarsi chissà che cosa».

Tipo...«Fiumi, piste ciclopedonali, rassegna gastronomica, i castelli e anche il turismo religioso rappresentato da Santa Cabrini, una santa che conoscono in ogni parte del mondo. Non possiamo metterci oggi a costruire nuovi monumenti, dobbiamo investire su quello che c’è già, e in quanto a questo abbiamo le idee chiarissime».

Ma sapremo offrire una ricettività adeguata?«Stiamo lavorando anche a questo e sono molto ottimista. Del resto, quello a cui dobbiamo pensare non è un turismo da villeggiatura, ma da “mordi e fuggi”: una o due notti, non di più».

C’è chi vi critica.«Chi ci critica forse dovrebbe proporre un’alternativa, ma non mi risulta l’abbia fatto. Forse l’opposizione ha delle buone idee, ma non ci è dato di conoscerle. Invece noi stiamo lavorando su progetti concreti».

Come?«Le faccio solo un esempio: il comune di Milano ha realizzato al Parco Tecnologico il progetto “Alimenta”: mille studenti all’anno verranno a Lodi dove si insegnerà in strutture modernissime l’arte gastronomica italiana in tutte le sue sfaccettature. E’ un investimento importante e sarà inaugurato fra qualche settimana; mi auguro che al taglio del nastro arrivi il sindaco Moratti, dopo la riconferma elettorale».

L’innovazione, dunque, è la chiave del futuro economico del Lodigiano?«Non possiamo pensare di stravolgere la storia di questo territorio e nemmeno possiamo continuare a pensare di essere una succursale della Provincia di Milano: dobbiamo smettere di inseguire il modello milanese di sviluppo, così come dobbiamo smettere di guardare al mondo agricolo in chiave bucolica».

Come caratterizzarci?«L’attività del Lodigiano, oltre che nel settore primario e dei servizi e all’attività preziosa delle piccole e medie imprese artigiane, deve caratterizzarsi per qualcosa di originale, di unico, perché altrimenti la competizione ormai di livello mondiale, spesso scorretta e sleale, ci schiaccerà. Per noi la chiave è appunto nell’innovazione e il centro di questo sviluppo è rappresentato dal Parco Tecnologico Padano».

Un progetto rimasto a metà...«Ecco perché diventa indispensabile il completamento del cluster: oggi abbiamo già imprese che nascono e crescono nel Parco, ma che se ne vanno perché manca ancora l’altra parte del progetto, quella che deve permettere alle aziende di insediarsi proprio lì dove nascono».

Strade diverse, come ad esempio la chimica, non sono oggi più percorribili?«Inseguire uno sviluppo costruito sulla chimica non mi pare realistico. Potrebbe forse presentarsi qualche singola occasione, ma quella parte del mondo economico ha mostrato di andare in un’altra direzione, con investimenti in realtà lontane, all’estero. No, la chiave di volta del Lodigiano è l’innovazione e in particolare nel settore agroenergetico. Abbiamo la fortuna di avere già un distretto interprovinciale in questo settore, che probabilmente sarà ampliato a livello interregionale».

In questo contesto si inserisce anche la trasformazione della vecchia Lodi Progress in Lodinnova?«Sì e Lodinnova è destinata a diventare una vera risorsa per il territorio, il “braccio armato” non solo della Provincia ma dell’intero sistema lodigiano».

Eppure non era nata per questo. Doveva essere solo la società chiamata a gestire il padiglione espositivo di Lodi.«Invece per noi dovrà diventare l’agenzia di marketing del territorio. C’era chi avrebbe preferito costruire più società che sarebbero diventate solo dei moltiplicatori di poltrone: noi abbiamo deciso di farne una sola. E visto che come Provincia di crediamo e investiamo, abbiamo preteso di metterci i nostri uomini».

L’amministratore delegato?«Esatto, il nuovo amministratore delegato (Sandro Bicocchi, ex presidente di Fiera Milano International, ndr). Non abbiamo scelto un politico, un ex senatore o un ex sottosegretario, ma una persona di cui non ci interessa conoscere l’orientamento politico, solo sapere che è bravo».

Una critica nemmeno tanto sotterranea a gestioni precedenti e alle scelte di altri soci?«Voglio solo rimarcare il massimo pragmatismo di questa e di altre nomine fatte dall’amministrazione provinciale: noi puntiamo sulle persone giuste. Avessimo seguito la logica di premiare simpatizzanti o tesserati, o di piazzare dei politici rimasti senza incarico, avremmo avuto qualche amico in più ma non avremmo fatto il bene del territorio».

Invece...«Invece abbiamo anche proceduto al rinnovo dei vertici del Parco Tecnologico, dove abbiamo voluto come vicepresidente lo stesso amministratore delegato di Lodinnova, perché secondo noi promozione del territorio significa anche fare sistema. Il presidente, Gianni Piatti (ex senatore Pd, ndr), non è una nostra emanazione».

Ha introdotto così il tema dei rapporti con il centrosinistra, all’opposizione. In un’intervista al nostro giornale il segretario provinciale del Partito Democratico, Mauro Soldati, stronca il governo della Provincia. Cosa risponde?«Mauro Soldati esprime una bocciatura “tout court”, senza però proporre una sola alternativa. Mi spiego meglio: l’amministrazione provinciale fa una cosa che secondo l’opposizione non va bene? In democrazia è giusto accettare il confronto, se però supportato da valide proposte, strategie d’intervento ed efficaci alternative per la soluzioni dei problemi, con riguardo al bilancio provinciale e ai conti dell’amministrazione. E invece, no».

Perché?«Quella del segretario Pd è solo una posizione politica, sterile e pregiudiziale, e questo in fondo me l’aspettavo e non mi disturba. Mi amareggia invece la totale mancanza di proposte concrete da parte dell’opposizione. Probabilmente, dietro questi attacchi generici, in realtà si nasconde la consapevolezza di non poterci colpire sulla vera e propria azione amministrativa, perché stiamo lavorando molto bene».

Dopo due anni alla guida della Provincia cosa si sente di dire?«Che il centrosinistra ci ha consegnato un’utilitaria scassata, che noi stiamo cercando di trasformare in una Ferrari. Al momento, l’abbiamo già fatta diventare una buona Mercedes. Ci dovrebbero almeno riconoscere di essere riusciti a chiudere molte partite che loro avevano lasciato aperte».

Qualche esempio?«Ci hanno lasciato il problema della discarica di Senna e l’abbiamo risolto. Un piano rifiuti ancora da approvare e l’abbiamo fatto. Un’Eal Compost quasi in stato di fallimento, con due milioni di euro di passività e la questione aperta delle puzze, e l’abbiamo risanata e rimessa in carreggiata. Una convenzione per la centrale di Sorgenia rimasta in bozza e l’abbiamo sistemata e migliorata. Tutti i problemi che il centrosinistra ci ha lasciato in eredità, li abbiamo risolti nel miglior modo possibile».

Non se le sembra di essere un po’ pesante?«Aspetti, non ho finito. Quanto sopra nonostante ci avessero lasciato anche un bilancio che non rispettava il patto di stabilità e ci avessero detto: ecco, ora dovete essere bravi voi a trovare i soldi. Ma se l’immagina? È come se avessero rotto una sedia e ci avessero detto: dovete essere bravi voi ad aggiustarla; la colpa non è nostra che l’abbiamo rotta».

Alla fine i cantieri sono partiti.«Nell’ottobre 2010 ne abbiamo consegnati quattro».

Che sono...«La variante della 234 a Codogno. La nuova tangenziale di Livraga. La rotatoria della Malpensata a Sant’Angelo Lodigiano. La rotatoria di Bertonico. E abbiamo finanziato e fatto la gara per la variante alla strada provinciale 116 a Caselle Landi e la rotatoria di Orio Litta, oltre a importanti interventi sulle scuole».

E per il futuro?«Stiamo procedendo con celerità: a settembre potremmo inaugurare il primo tratto della variante alla 234, quello da Maleo a Codogno. Non solo. Nell’ultima giunta (la scorsa settimana, ndr) abbiamo approvato tre delibere su tre importanti interventi in altrettanti istituti scolastici e un progetto preliminare che riguarda l’istituto “Bassi”».

Restiamo un attimo alle strade...«Mi citi, chiunque dell’opposizione, un anno di mandato dal 1995 al 2009 in cui un’amministrazione di sinistra ha finanziato e appaltato lavori per 5 diverse opere stradali. Basti pensare alla provinciale 116: quando siamo arrivati noi, non era interamente finanziata, non si poteva fare la progettazione definitiva perché mancavano i soldi e c’era un mutuo contratto da tre anni sul quale si pagavano tassi di interesse passivi senza che l’opera fosse partita. E pensare che in campagna elettorale i terreni a Caselle Landi erano stati picchettati per dare l’idea di un’opera pronta a partire, quando invece non c’era nemmeno il progetto e l’opera non era finanziata. Noi ci siamo riusciti grazie al lavoro di tutta l’amministrazione provinciale».

Ma l’opposizione dice che in realtà vi siete limitati a portare a compimento opere già avviate dal centrosinistra.«No. Il fatto vero è che loro non si aspettavano saremmo riusciti a fare tante cose importanti in così poco tempo. Vede, un conto sono le esigenze di questo territorio, per cui una strada che va fatta è tale per il centrosinistra e per il centrodestra; è una necessità. Un altro è parlare di strumenti per realizzarla, e loro ci hanno lasciato solo linee progettuali molto generiche, non definite, progetti preliminari e non finanziati. Questo pur avendo sforato il patto di stabilità».

Nonostante questo...«Nonostante il patto siamo riusciti comunque a trovare tutti i finanziamenti, a progettare le opere e in tempi rapidissimi le abbiamo appaltate. Anch’io posso dire che mi piace l’idea di una metropolitana tra Zelo e Castelnuovo, ma poi ci vogliono i soldi e i progetti esecutivi. Noi siamo per la massima concretezza, per affrontare le reali necessità del territorio: poche cose importanti, ma fatte davvero».

Restiamo ad alcuni dei “contenziosi” rimasti aperti nel passaggio tra centrosinistra e centrodestra. La discarica di Senna: a chi il merito di averla bloccata? A voi o al piano rifiuti della precedente amministrazione? O al vincolo paesistico che, ha ricordato Soldati nella sua intervista, era stato proposto in un ordine del giorno del Pd in consiglio provinciale?«Il piano rifiuti nemmeno c’era, perché non sono stati capaci di approvarlo. Il vincolo paesistico invece è stato definito ufficialmente in una delibera del luglio 2009 e la prima riunione su questo tema risale al giugno 2009, in entrambi i casi quando ero già presidente. Non solo. C’è un articolo del sottoscritto firmato sul “Cittadino” da sindaco di Maleo nel 2007, nel quale proponevo proprio la strada del vincolo: la paternità della proposta è dunque nostra, senza ombra di dubbio. E non è un caso che la vittoria al Tar contro la discarica si fondi esclusivamente sul vincolo paesistico, il vero elemento vincente».

La paternità della centrale Sorgenia di Turano-Bertonico a chi va invece attribuita?«L’autorizzazione definitiva risale al marzo 2008, al governo c’era Prodi, ministro l’attuale segretario Pd Bersani. Una decisione presa un mese prima delle elezioni da un governo già sfiduciato. Non mistifichiamo la realtà dei fatti. Noi ci siamo trovati una bozza di convenzione con Sorgenia, mai approvata, perché c’erano forse distinguo nel centrosinistra su questo tema. In soli 4 mesi l’abbiamo presa in mano e l’abbiamo migliorata. Poi possiamo anche dire che sul territorio nessuno voleva centrale. Ma qualcuno a Roma la pensava diversamente e la parte politica cui apparteneva sappiamo qual era».

Si parla spesso di futuri investimenti sull’area ex Gulf, accanto alla centrale. Ci sono novità?«Se permette, in questo caso mi appello a un vincolo di riservatezza: è mia caratteristica comunicare le cose quando diventano concrete».

Neanche un’anticipazione?«Posso solo dire che grazie alla nostra convenzione sono migliorate le possibilità di investimento su quell’area, grazie all’abbattimento dei costi dell’energia. Siamo ancora a una forma embrionale di progettualità, ma è possibile un investimento importante nel settore delle serre, sfruttando la presenza della centrale e nella prospettiva di Expo. Sono cautamente ottimista e punto in quella direzione, perché significherebbe dare una svolta decisa al territorio e offrire parecchi posti di lavoro».

Parecchi quanti?«Alcune centinaia. Diciamo che i semi che abbiamo gettato stanno portando buoni frutti, ma è ancora presto per parlarne».

Torniamo ai contrasti con il centrosinistra: sul tavolo anche le partecipate e in particolare i conti di Eal.«Invece di scatenare polemiche, la sinistra dovrebbe chiedere a chi era in quelle partecipate perché sono state fatte determinate scelte, come quella relativa a un assurdo meccanismo di ricalcolo dei costi a carattere retroattivo che pesa sui cittadini per circa 3 milioni di euro. La delibera risale all’aprile 2010, assunta dall’ultimo consiglio in scadenza, senza che il sottoscritto fosse stato contattato. C’è poi il caso del noleggio di un macchinario con costi molto forti. Tutte situazioni inopportune e antieconomiche, che hanno persino sollevato un certo imbarazzo da parte del socio privato».

I motivi?«Nell’ipotesi migliore si tratta di ingenuità amministrative che comportano oneri che giustamente un professionista serio e preparato come l’attuale presidente Oscar Ceriani ha il diritto e il dovere di richiamare. Anche in questo caso non mi è piaciuto l’atteggiamento del centrosinistra».

In che senso?«Mi riferisco soprattutto a chi viene dal Pci e anche dal Pds, che si crede un gradino sopra gli altri e pensa di poter parlare da uno scranno più alto».

Negli ultimi mesi sta tenendo banco il “caso rifiuti” con gli incendi degli impianti di smaltimento e le inchieste dell’Antimafia. Cosa ne pensa? Il Lodigiano non è più un’isola felice?«Ci sono delle indagini in corso, non compete a noi dare giudizi. Possiamo solo ragionare sui dati di fatto, che parlano di 8-9 incendi dolosi e di una penetrazione mafiosa ormai accertata attraverso una società di raccolta rifiuti, Italia 90. E abbiamo ragionato così: il Lodigiano è un territorio con appena 220mila abitanti, grossomodo un quartiere di Milano; se in una realtà così limitata continuiamo a moltiplicare i centri di raccolta e trattamento rifiuti significa che dobbiamo diventare importatori di rifiuti prodotti da altri, perché il sistema non può reggere solo sugli scarti prodotti in provincia. E allora abbiamo ribaltato la questione».

Come?«Avremmo potuto ampliare Cavenago d’Adda, come prevedeva il piano rifiuti. Del resto, il centrosinistra nella sua bozza di piano non ci aveva lasciato nessuna diversa progettualità, non facendo riferimenti a siti alternativi o ad altre tecnologie. Noi però ci siamo chiesti: perché portare in discarica il rifiuto trattato lodigiano? Ne è nato l’accordo con la società Ecodeco del gruppo A2A, tra l’altro nostra socia in Bellisolina, che prevede che il rifiuto trattato proprio da Bellisolina finisca in impianti di termovalorizzazione esterni al Lodigiano e già esistenti in Lombardia».

Tutto questo cosa centra con la mafia?«Abbiamo pensato: se davvero c’è il rischio di infiltrazioni, togliendo parte del mercato dal nostro territorio, abbiamo anche attenuato questo pericolo. L’azione del centrosinistra si è invece sempre caratterizzata per la creazione di nuovi impianti in questo territorio: o non hanno voluto trovare una soluzione diversa, e allora c’è una responsabilità politica, o non ci sono riusciti, e allora siamo più bravi noi».

Ma non si rischia di minare l’autosufficienza del Lodigiano sul fronte rifiuti, aprendo la porta a interventi “dall’alto”?«No, per il semplici motivo che il rifiuto che esce da Bellisolina è speciale, lavorato, non più urbano e l’autosufficienza provinciale riguarda solo gli scarti urbani, e per quelli noi siamo a posto. L’attuale accordo durerà fino al 2016, anche se cercheremo di prorogarlo fino al 2018, così che questa amministrazione provinciale e quella che le succederà possano avere tutto il tempo di guardarsi attorno, cercando magari tecnologie più evolute. Quello che nel frattempo abbiamo fatto è stato dare uno stop definitivo alle discariche nel Lodigiano».

Intanto, però, si rischia l’apertura di un inceneritore a Casalpusterlengo...«La Provincia non ha mai avuto ruolo attivo in questa direzione. Ci sono stati solo incontri tecnici, in cui non è stato presentato il progetto. Incontri di cui non ero a conoscenza. Ad oggi comunque l’iter è stato sospeso dalla Regione».

Lei cosa ne pensa?«La mia valutazione è sicuramente contraria a questo tipo di impianto».

Perché?«Perché non serve al Lodigiano e poi perché va contro alla politica di portare fuori dal territorio parte del rifiuto lavorato. L’unico cruccio poteva essere... occupazionale».

Cosa vuol dire?«Qualora ci fossero impianti in grado di garantire almeno cento posti di lavoro, sarei disposto a ragionarci, ma per quello proposto a Casale si parlava di una trentina di addetti, non abbastanza. Ad ogni modo la nostra posizione espressa in consiglio provinciale è chiaramente e nettamente contraria. Ma penso che il problema sia già stato risolto con il no del sindaco Parmesani».

Facciamo un passo indietro alle infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti. A che serve una commissione consiliare d’inchiesta, quando la magistratura sta già indagando per conto suo?«Preciso subito che la Provincia non ha poteri di inchiesta, se non su fatti interni; ma in tal caso dovremmo indagare su “rifiutopoli” e su un periodo in cui non amministravamo noi. L’obiettivo è invece un altro e la scelta di avvalersi di un consulente prestigioso come l’ex tenente dei carabinieri Luigi Angiolini va proprio in questa direzione: tenere alto il livello di guardia, continuare a parlare del fenomeno, discuterne con cognizione di causa. Dire che nel Lodigiano va tutto bene, che non c’è rischio, significa solo nascondere un problema. Più alta sarà invece la vigilanza, più anticorpi si produrranno per prevenire quelle infiltrazioni».

Altra questione su cui si dibatte da tempo nel Lodigiano è la logistica: capannoni sì, capannoni no.«La mia è una posizione fortemente critica legata alla gran parte degli esempi che ci sono in questo territorio».

Perché?«Ho visitato personalmente alcuni impianti che dicono di impiegare 200/300 persone, ma si tratta nella stragrande maggioranza di lavoratori assunti da cooperative senza garanzie adeguate. Non solo: ci sono casi in cui si sono prima costruiti capannoni rimasti vuoti, come ad esempio a Brembio-Secugnago, e poi si è chiesto alla Provincia di costruire le strade. Così non funziona».

E come allora?«Abbiamo dettato delle nuove linee guida: chi vuole la logistica deve prima garantire le strade, deve dichiarare che tipo di occupazione, almeno a tempo determinato, vuole fare e deve impiegare materiali di costruzione ecologici. Deve esserci anche una perequazione degli oneri provinciale: non possono andare solo al comune. Dopo che abbiamo fatto queste richieste, le garantisco che non è più arrivata nemmeno una richiesta di nuovi insediamenti di logistica nel Lodigiano».

Sul maxi progetto da 300mila metri che il cavalier Silvano Chiapparoli vorrebbe realizzare a Casale qual è la posizione provinciale?«Da parte nostra c’è stata solo una visione di carattere generale, ma la posizione che emerge è di contrarietà, nel senso che nel Lodigiano esistono delle aree dismesse e pensiamo che sia più utile investire in quella direzione o in quei poli vicino all’autostrada già previsti dal Piano territoriale».

E per Chiapparoli?«La logistica del cavalier Chiapparoli è certamente differente rispetto ad altri insediamenti sul territorio e che le linee guida che sono state presentate per la prima volta hanno registrato uno sforzo di grandissima compensazione ambientale. Ma dobbiamo tener presente che l’insediamento insisterebbe su un’area oggi totalmente agricola e non riteniamo opportuno un consumo simile del territorio».

Quindi: sì o no?«La priorità va data alle aree dismesse».

A proposito, che fine ha fatto il nuovo Ptcp?«A breve sarà pronto in tutti i dettagli. Gli uffici ci stanno lavorando. Penso che soprattutto rappresenterà un cambio di mentalità, diventando un vero piano di governo del territorio. Lodi del resto ha una dimensione amministrativa ottimale e le scelte urbanistiche dei comuni devono essere sempre confrontate con la provincia».

Abbiamo parlato di insediamenti produttivi e posti di lavoro; ma per chi il lavoro non ce l’ha continuerà a esistere il fondo di solidarietà?«È stato uno strumento unico a livello nazionale nel quale abbiamo creduto. Nel 2009, quando siamo arrivati, ci avevano messo 100mila euro, che a dicembre poi abbiamo reintegrato con altri 30mila euro. Nel 2010 abbiamo stanziato ancora 100mila euro, poi aggiunti di altri 30 mila. Quest’anno stiamo ancora valutando la situazione: qualcosa metteremo di sicuro, soprattutto per dare una definitiva soluzione alle domande già in essere. Ma siamo orientati ad aprire una nuova fase, quella delle politiche attive: promozione del lavoro e investimenti».

Che si tradurranno come?«Purtroppo una Provincia non ha grandi strumenti, ma già l’anno scorso l’accordo con artfidi e confidi per offrire più ampie garanzie ai prestiti per gli artigiani si è rivelato un grande successo. Così come è importante la collaborazione con la Regione: il 18 aprile è stato firmato il protocollo che prevede la distribuzione in deroga dei fondi per la cassa integrazione con il filtro delle province».

In un momento di forte crisi come l’attuale, centrale diventa anche l’attività dei servizi sociali...«Un ambito in cui non abbiamo tagliato nulla, ma nel quale abbiamo invece razionalizzato e migliorato ciò che c’era. Siamo ad esempio sempre molto attivi nei confronti del volontariato, aiutando tra l’altro le associazioni a sistemare situazioni preesistenti che non funzionavano. Nessuna penalizzazione per nessuno; solo cambiamenti per migliorare. Abbiamo anche investito in un accordo con il tribunale di Lodi, dove abbiamo mandato a lavorare un gruppo di cassintegrati. La stessa logica di rinnovamento l’abbiamo rivolta anche allo sport».

In che modo?«Faccio l’esempio delle Lausiadi: avevamo tutti gli anni una grande festa che in un giorno solo bruciava 25-30 mila euro; adesso con quella somma abbiamo aderito a un protocollo con il Coni e il ministero attraverso cui migliorare l’attività di educazione fisica a livello scolastico, soprattutto nel settore primario, durante tutto l’anno. L’attenzione sul sociale non è prerogativa del centrosinistra; è di tutti e di questa amministrazione provinciale in particolare».

In campagna elettorale avete insistito anche sulla sicurezza. Nella pratica come avete declinato questo impegno?«Cominciando col cambiare il responsabile della polizia locale provinciale, e i dati sono straordinari: siamo passati da 152 a 500 uscite. Controlli, dunque, più che triplicati. Con specifiche convenzioni stiamo anche supplendo alle carenze di molti comuni. Alla polizia locale provinciale vengono poi sempre più affidati compiti di polizia giudiziaria, che testimoniano la fiducia che nel nostro corpo pongono le altre istituzioni. Lodi è anche l’unica provincia italiana in cui si svolgono degli smart ».

Cosa sono?«I servizio monitoraggio aree a rischio del territorio, coordinati dalla polizia provinciale e al quale partecipano le altre polizie locali, che rappresentano un importante presidio del territorio. Sicurezza, poi, significa investimenti».

Investimenti in opere pubbliche?«Sì. Da anni la caserma del comando di Lodi dei carabinieri, in via San Giacomo, era in condizioni disastrose; quando ci sono andato per la prima volta mi sono vergognato per la reception fatiscente. Abbiamo stanziato oltre 100 mila euro e l’abbiamo sistemata. Così come dopo il patto sicurezza sottoscritto con il ministro Maroni, metteremo adesso delle risorse per il commissariato di polizia di via Defendente. Anche se non è di nostra proprietà, si tratta di lavori indispensabili».

Spesso il riferimento alla sicurezza evoca la gestione del fenomeno immigrazione. Soprattutto ora, dopo l’esodo di profughi dall’Africa.«Distinguiamo il profugo dal clandestino. Sull’immigrazione clandestina uno Stato deve farsi sempre rispettare, facendo scattare subito rimpatri e quant’altro. Quella che si è creata di recente è però una situazione di carattere straordinario. In particolare quella tunisina è una questione già affrontata e risolta. Ritengo, però, che ci debba essere una guida politica per la gestione del fenomeno in Lombardia».

Ossia?«Non può essere il prefetto di Milano a farsi carico del problema, ma la gestione dovrebbe essere politica e passare alla Regione. Lodi comunque ha già fatto la sua parte. Anche se ho trovato poco dignitosa per i lodigiani la decisione di alloggiare gli stranieri in hotel. In provincia ci sono famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese e a pagare mutui e affitti; dobbiamo mostrare rispetto nei loro confronti».

Veniamo al bilancio: che anno sarà questo sul fronte delle risorse e del loro utilizzo?«Sarà un 2011 dedicato a ultimare la progettualità esistente, le scelte di investimento fatte. Nuove opere saranno riservate soprattutto al settore scolastico. Sarà anche un 2011 improntato alle manutenzioni. Prima di prevedere strutture nuove, mantenere e recuperare l’esistente, anche a livello viabilistico e stradale: ecco la nostra politica. È passato il tempo degli investimenti faraonici. Dobbiamo usare la massima concretezza, essere realistici e soprattutto spendere bene il denaro pubblico».

Ci sarà spazio per pensare anche alla tangenziale di Casalpusterlengo?«Quello che la Provincia doveva fare è stato fatto. Verificheremo che anche i finanziamenti Anas siano completati. Per quanto riguarda il futuro, vogliamo programmare entro il 2014 una variante alla 235 nel tratto Lodi-casello, con annessa rotonda della Faustina: è questo il nodo cruciale del territorio. Non si potrà andare al raddoppio, ma stiamo pensando a un’alternativa da 4-5 milioni di euro. Inutile dedicarci a mille opere, perché si rischia di non portare a casa nulla. Concentriamoci su poche realizzazioni sicure».

Il timore è di promettere cantieri che poi non decollano?«Ero consigliere provinciale di opposizione nel 2003 quando sulla 234 si erano già completati i finanziamenti. Nel 2007 poi la Provincia di Lodi era rimasta nel patto di stabilità perché la Regione Lombardia aveva anticipato i soldi per la nuova strada. Ma la variante l’abbiamo appaltata noi quando siamo arrivati nel 2009. Un ritardo di anni dovuto anche agli “schemi viabilistici condivisi” voluti dal centrosinistra: per poter partire ci si doveva garantire la partecipazione di tremila enti! Noi abbiamo tagliato tutta questa burocrazia. Ma abbiamo anche sistemato parecchie questioni ereditate dal passato».

Di che tipo?«Ci sono agli atti lettere di assessori che promettevano contributi a vari comuni per cose anche minime e per svariate iniziative, senza copertura finanziaria. E una volta cambiata amministrazione, quei sindaci sono venuti da noi a chiedere il rispetto degli impegni assunti. Abbiamo anche sistemato la convenzione che riguarda Casale con l’Università Cattolica di Piacenza: era stata firmata dalla Provincia senza fondi a bilancio. Tutto documentabile. Ecco, è questo che è cambiato: prima di promettere qualsiasi cosa, noi verifichiamo che ci siano i soldi».

Scottati dal mancato rispetto del patto di stabilità?«Il centrosinistra ha costruito un bilancio di previsione 2009 che già contemplava uno sforamento di circa 8-9 milioni di euro. C’erano passività per 50 milioni dovute a un continuo ritardo dei pagamenti, finché il bubbone è scoppiato quando siamo arrivati noi. La beffa è che lo sforamento del patto era stato annunciato nel bilancio. Ma anziché risolvere la questione, si sono limitati a passare la patata bollente a noi e a dirci: ecco, adesso dovete essere bravi a chiedere i soldi».

E voi?«Nel 2010 siamo rientrati nel patto perché abbiamo portato avanti con celerità la 234 e la Regione ha dovuto versare le somme previste per gli espropri. Non erano anticipi. Semplicemente siamo stati così bravi e veloci che la Regione era tenuta a pagare. Ottimo poi il lavoro della ragioneria che, pagando i debiti contratti, ha “ripulito” il bilancio. Il patto dunque è stato rispettato nel 2010 e lo sarà anche nel 2011».

Nonostante vi si accusi di spendere un po’ troppo, ad esempio nel settore della comunicazione istituzionale.«È un settore nel quale abbiamo investito e continueremo a investire, perché è giusto che i lodigiani sappiano quello che la Provincia fa, altrimenti rischia di passare l’idea che si tratti di un ente inutile. Spesso il cittadino vede quello che fa il comune, sa quello che fa il Governo e intuisce il ruolo della Regione, ma non comprende quello della Provincia. Chiaramente la stampa, soprattutto locale, continuerà ad avere un ruolo fondamentale nell’informazione, ma i giornali non possono dedicare ogni giorno tre pagine all’amministrazione provinciale. E allora diventa compito dell’ente investire in comunicazione».

Con risorse scippate da altri settori?«Assolutamente no. Con le risorse già previste per quest’ambito e che sono tra l’altro inferiori, e di molto, a conti fatti, a quelle che investiva la giunta di centrosinistra».

C’è qualche anticipazione in questo settore?«Grazie a un accordo di gestione pubblicitaria, la Provincia si ritroverà un sito completamente rifatto a costo zero; un altro sito presto on line e un giornale anch’esso gratuito grazie alla pubblicità. In passato, invece, la Provincia spendeva 1.500 euro al mese solo per l’inserimento dei dati nel sito. O pagava 80mila euro la realizzazione di un libro fotografico, bello certamente, ma le cui foto non sono nemmeno liberamente utilizzabili dall’ente per altre iniziative. Noi non abbiamo paura di far conoscere quello che facciamo e anche di essere criticati. Spenderemo il necessario per farlo, ma sarà sempre meno di quello che ha sperperato il centrosinistra. Se Soldati si fosse studiato meglio le cifre, avrebbe evitato questo scivolone».

Prima ha detto che la Provincia è già paragonabile a una Mercedes ma vuole diventare una Ferrari: ma come è cambiato il motore, ossia il personale dell’ente?«In Provincia ci sono grandissime professionalità e capacità. Non tutte, però; e lo dico senza peli sulla lingua. Ci sono persone che potrebbero benissimo lavorare in una qualsiasi azienda privata e che per qualsiasi problema non hanno remora a fermarsi ben oltre l’orario di lavoro».

Va tutto bene, quindi...«Non ho detto questo. Ci sono alcune carenze. Ma le vogliamo affrontare, anche perché lavorare nel pubblico dà alcune certezze che altri lavoratori non hanno; garanzie cui bisogna corrispondere con un forte impegno».

Sono in vista ampliamenti dell’organico?«No, non penso che il numero dei dipendenti debba essere aumentato. Stiamo lavorando solo su miglioramenti e razionalizzazioni. Non lasceremo a casa nessuno. Applicheremo, però, le recenti normative volute dal ministro Brunetta con la massima attenzione, per rispetto nei confronti di quelli, e sono la stragrande maggioranza, che ci mettono tanta dedizione e impegno».

Che rapporto avete con i sindaci del territorio?«Di massima correttezza, a prescindere dalla derivazione politica. Correttezza e schiettezza direi, perché quando devo chiedere coerenza e rispetto ad esempio nella gestione del territorio non le mando certo a dire. Citando l’assessore De Vecchi, la Provincia di Lodi non è la sorella minore di nessuno».

E con la Regione?C’è un rapporto di grande collaborazione. La nostra fortuna è di avere un vicepresidente lodigiano, attento ai problemi locali, e certi successi il territorio li deve proprio alla presenza dell’onorevole Gibelli e del capo della sua segreteria Guidesi, che rappresentano un canale diretto di interlocuzione con Milano».

E con Formigoni?«Ho anche con lui un ottimo rapporto: tutte le volte in cui mi sono confrontato con lui è sempre stato sempre disponibile e pronto al dialogo. Sia chiaro che non andiamo a chiedere favori, ma a presentare progetti e proposte. A breve andremo a confrontarci per chiedere un forte impegno sul completamento del cluster del Parco Tecnologico».

Tra le istituzioni con cui rapportarsi non possiamo non citare la Banca Popolare di Lodi: è ancora una risorsa per il territorio?«Io penso che ci si debba mettere in testa che la Bpl non è più la banca di un tempo. Ormai fa parte di un gruppo di grandi dimensioni, che segue determinate logiche che non sono quelle delle piccole banche. Lo si è visto anche dall’assemblea fatta a Lodi. Non possiamo più pensare a una banca che metta come un tempo così tante risorse per progetti e iniziative locali: è giusto riconoscerlo, anche per non mettere in difficoltà la dirigenza. Magari le singole persone vorrebbero fare di più, ma devono rispettare determinate regole e indicazioni. La vera risorsa è invece la Fondazione Bpl, che di risorse ne ha messe e ne metterà ancora nel Lodigiano e che molto spesso ha supplito alla carenza di denaro delle pubbliche amministrazioni».

Ci sono anche le banche di credito cooperativo...«Esatto, e pur tra mille difficoltà cominciano ad avviare iniziative importanti sul territorio. Allora dobbiamo puntare a fare sistema: non solo con la Banca Popolare, ma anche con le altre banche. Ciò comunque non ci impedirà di chiedere alla Bpl un’attenzione maggiore su alcune partite fondamentali per il Lodigiano. Faccio l’esempio dell’Università, dopo la firma del protocollo del 2007: è vero che possono essere cambiate persone e situazioni, ma l’impegno ci deve essere. Il cluster è il futuro del nostro territorio».

Domenica si vota e a Codogno, ad appena due anni dal successo in Provincia, il centrodestra si è spaccato addirittura in tre liste. La Lega correrà da sola contro il Pdl. Si possono prevedere ricadute negative sull’attività della sua giunta?«A me spiace che a Codogno non si sia arrivati a una scelta unitaria. Conosco e stimo sia il candidato sindaco del Pdl, Emanuele Dossena, sia naturalmente quello della Lega, Enrico Sansotera, del quale ho tra l’altro sposato subito il progetto di investire nel quartiere fieristico per farlo diventare un incubatore di imprese: un’ottima opportunità per i giovani, con un radicale abbattimento dei costi. Quella di Sansotera mi è sembrata un’ottima idea e l’ho sposata subito».

Ma la spaccatura nel centrodestra anticipa qualcosa di simile anche a livello lodigiano?«La divisione che si è creata rappresenta una vicenda esclusivamente a carattere locale. Sono cose che possono succedere, ma non ci saranno ripercussioni a livello provinciale».

Eppure l’opposizione intravede una prima incrinatura nel fronte che portò alla sconfitta di Felissari.«Pdl, Lega e Lista civica Insieme per il Lodigiano stanno ben amministrando, sono uniti e coesi. Facciamo giunte tranquille, senza litigi; i problemi li ragioniamo e li affrontiamo. Se il centrosinistra spera in divisioni, sbaglia o vive in un fumetto. La realtà è diversa. Il centrosinistra si augura fratture che non ci sono».

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