Il popolo di Silvio resta compatto

Il re va in esilio, viva il re. Gli aderenti e promotori della “nuova” Forza Italia nel Sudmilano e Lodigiano sono d’accordo : Berlusconi ha cominciato a ricostruire la vittoria sul “patibolo” metaforico del Senato. Che ieri l’ha allontanato dopo vent’anni dal parlamento della Repubblica, impedendogli di tornarci per i prossimi sei; pare, perchè la legge Severino va letta bene. Chi ha vinto e chi ha perso a palazzo Madama e fuori? Secondo Luca Squeri, sandonatese, deputato alla prima legislatura, oggi in Forza Italia «ha vinto apparentemente la faziosità di una politica che elimina l’avversario fisicamente, ma alla lunga distanza perderanno i succubi del giustizialismo. L’apparente risultato gli si ritorcerà contro in modo pesante». Insomma sinistra, alfaniani e grillini verranno travolti da una valanga di voti azzurri. Quando ? In primavera? Ma bisogna che il governo cada. «Andare a votare in questo momento non è un’ossessione ma nemmeno ci stracciamo le vesti se si deve», annota Squeri. Secondo Vito Bellomo, sindaco di Melegnano e candidato alle ultime politiche «ha chiaramente perso tutta l’Italia. I cittadini questo accanimento contro la persona di Berlusconi non l’hanno mai capito, non l’hanno mai voluto in maggioranza. Occorreva un gesto di “pacificazione nazionale” per chiudere vent’anni di scontri frontali; ebbene non c’è stato. Constato che il presidente della Repubblica non l’ha messo in atto». Spostandosi nel Lodigiano il coordinatore provinciale Oscar Fondi ritiene che ieri abbiano perso «tutti» e, sorprendentemente, fra i più sconfitti «c’è il Pd, succube della sua parte ululante e non ragionante. Quella che vuole uno “scalpo” da mettere sul tavolo l’8 dicembre al congresso e alle primarie». Anche il coordinatore lodigiano vede un partito già quasi pronto a misurarsi con le urne: «Forza Italia è già strutturata all’80 per cento. Anche perchè sarà un movimento agile, come quello del 1994». Secondo Claudio Pedrazzini, in Regione con la maggioranza Maroni, «si sta commettendo il bis del 1992 e si ritorcerà contro i suoi autori come nel ‘92. È esattamente la stessa cosa: allora pensarono di togliere di mezzo la Dc con le manette; oggi l’area liberal moderata che trova in Berlusconi il “vissuto” simbolo. E come allora, il progetto sarà fermato prima di quanto si pensi. Mai più governi tecnici», aggiunge Pedrazzini. Per il coordinatore di Lodi città Gino Biasini, si è persa un’occasione per trovare unità nazionale tra le forze politiche, «si sarebbe potuto rinviare il voto a febbraio».

Un voto che alla fine è andato «come ci si aspettava». Biasini rincara la dose: «Per eliminare il capo dell’opposizione è stato necessario violare i principi della Costituzione, quello cioè del giudice naturale, e questo lo dico non certo da estremista ma da giurista. Berlusconi avrebbe dovuto essere giudicato da un altro giudice. In Italia negli ultimi anni due governi sono caduti per colpa della magistratura, gli ultimi due sono stati decisi da Napolitano. La situazione tra poteri è preoccupante».

Giuseppe Sagliocco è un “soldato” dell’Esercito di Silvio: «Ci hanno portato in guerra, siamo berlusconiani fino al midollo e difenderemo a spada tratta il presidente», promette. «Non sono riusciti a eliminarlo utilizzando la via democratica, ci hanno provato in tutti i modi, per onestà intellettuale dovrebbero ammettere che c’è stata una persecuzione nei suoi confronti. La rabbia è quella di sentirsi impotenti di fronte a ciò che sta accadendo, non c’è modo di ribellarsi, ci sentiamo schiacciati e offesi».

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