Il nome di Terranova nel mondo grazie al lavoro di Ennio Valletti

Se oggi il nome di Terranova dei Passerini, piccolo paese fra i campi abitato da meno di mille anime e costituito - si apprende dal sito del Comune - «da sedici agglomerati agricoli», si può leggere in tutti i porti del mondo è grazie a Ennio Valletti, imprenditore dalle radici piacentine (di Momeliano di Gazzola, per la precisione) trapiantate nella Bassa lodigiana che dal 1974 a oggi ha dato forma e ha consolidato una realtà diventata un’eccellenza nel campo della strumentazione per la misurazione e il controllo dei processi in svariati campi, da quello navale a quello cartiero. Valletti però prima di essere questo è innanzi tutto un gentleman d’altri tempi, una persona pacata e cordiale che riesce a non perdere le staffe nemmeno quando chi scrive gli chiede per la terza volta di fila di farsi spiegare come funzioni un compensatore di pressione. Perché - diciamocela tutta - mai come oggi stiamo parlando di un argomento decisamente ostico per chi non abbia le minime basi in tema di ingegneria, fisica e chimica com’è, appunto, il caso di chi scrive. Chiusa parentesi. Il signor Ennio Valletti invece le basi se le è costruite eccome, facendosi le ossa da giovane in società quali l’ABB: anni di esperienza sul campo, nei cantieri e nelle officine, a costruire e installare qualunque tipo di “aggeggio” in grado di restituire, al di là del campo di applicazione, informazioni quali temperature, pressione e densità di qualunque materiale (dai carburanti alla pasta di cellulosa) che si stia trattando o trasformando in un processo a livello industriale. La sua università, per lui che viene dal liceo classico, è questa. Nel 1974 la mette a frutto fondando a Milano in via Medardo Rosso la Valcom (Valletti Componenti): «Partimmo da un ufficio realizzato in un appartamento poi ci allargammo aprendo un laboratorio nello scantinato. L’origine è quella, abbiamo ancora lì la nostra sede legale» racconta Valletti seduto al tavolo della sala riunioni dello stabilimento di Terranova, paese dove ha scelto di portare macchinari e laboratori agli inizi degli anni Ottanta tornando nella terra dove era cresciuto pur continuando a vivere a Milano, dove si è trasferito da giovane. «La famiglia vive a Milano, facciamo i pendolari al contrario» spiega il figlio Sergio, al suo fianco, impegnato come la sorella e la madre nel gruppo. A Terranova la Valcom pensa innanzitutto a consolidarsi puntando alla qualità e alla precisione negli strumenti che escono dai laboratori: «Noi non li creiamo da zero – precisa Sergio Valletti -. Non ci interessa appropriarci di questa prima fase della produzione. Ciò a cui puntiamo è la progettazione accurata e innovativa della parte meccanica e di quella elettronica e l’altissima precisione nella composizione dello strumento in tutte le sue parti e fasi, dalla taratura alla saldatura. Parliamo di un lavoro che va ben al di là di quello che può sembrare un semplice assemblaggio». Una scelta strategica per una realtà che si trova a competere con multinazionali estere («particolarmente aggressive quando si affacciano al mercato italiano») pur mantenendo le dimensioni di una realtà a conduzione familiare. Dimensioni che non hanno comunque frenato, nel 2012, la scelta di inglobare la Spriano, storica società italiana fondata nel 1923 da Guido Spriano, pioniere della strumentazione industriale i cui manometri furono scelti dai progettisti dell’Enrico Toti, il gioiello dei sottomarini italiani, e i cui strumenti sono esposti nel Museo della Scienza e della tecnica di Milano. «La società era in concordato preventivo – ricorda Ennio Valletti -. Nei tempi gloriosi era arrivata ad avere 200 dipendenti, quando la rilevammo ne aveva quattro». Insieme alla Spriano viene acquisita la società satellite Mec-Rela, specializzata in valvole. Da circa un anno i tre marchi (Valcom, Spriano e Mec_rela) sono stati omogeneizzati sotto il nome Terranova Instruments, gruppo che oggi garantisce lavoro a una trentina di persone in gran parte del circondario della Bassa («Un aspetto che ci fa piacere anche se abbiamo grosse difficoltà quando si tratta di trovare personale specializzato»), si estende su 7mila metri quadrati (3mila di laboratori e uffici, 700 di magazzino) alle porte di Terranova e ha un fatturato che nel 2017 si accinge a superare i 5 milioni di euro. I collegamenti, pur in una zona così periferica, sono buoni: «Non abbiamo problemi per la spedizione della merce e nemmeno in caso di visite dei clienti che anzi apprezzano la quiete della campagna lodigiana». Ben più difficile, invece, trovare una struttura in zona dove i clienti possano dormire: «Di solito li mandiamo a Piacenza». La vocazione turistica del Lodigiano, insomma, si conferma quello che è. Questo però è un altro discorso.

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