Il Lodigiano tra centrali e fotovoltaico

Elena Maiocchi: come conciliare difesa del verde e business privato

«La convenzione così com’era non andava bene. Aveva delle criticità che ci siamo impegnati a risolvere. Prima di fare dichiarazioni che lasciano solo il tempo che trovano, bisognerebbe prendersi la briga di informarsi e di guardare a quello che è stato fatto finora».

Sul tavolo, l’inquinamento dell’aria, emergenza non solo lodigiana, ma che a Lodi ha registrato l’attacco di chi ritiene la Provincia responsabile dei ritardi nel controllo delle caldaie. L’assessore provinciale all’Ambiente, Elena Maiocchi, non ci sta e chiarisce perché da giugno 2010, quando è scaduta la convenzione con la società Eal Service, le verifiche sugli impianti accusati di avere la maggior responsabilità nello smog dei centri urbani si sono fermate.

«L’obiettivo – spiega – è di procedere all’assegnazione del nuovo servizio in conformità alla normativa vigente, e per questo non potevo limitarmi a proporre il rinnovo della convenzione così com’era. Mi sono assunta in prima persona la responsabilità di analizzare quella convenzione, facendomi carico di eventuali ritardi, ma con la consapevolezza che chi opera in un’amministrazione pubblica deve privilegiare la trasparenza e deve sempre chiedersi come le cose vengono fatte veramente e quanto costano ai cittadini. Ci abbiamo messo un po’ più del previsto, perché la convenzione che era stata approvata in precedenza presentava alcuni aspetti gestionali e operativi che non erano per nulla chiari».

Mentre la verifica sugli impianti di riscaldamento, chiarisce l’assessore, merita un’attenzione tutta particolare, visto che non solo qui è conclamata l’incidenza delle vecchie caldaie sulla presenza delle polveri inquinanti nell’aria. «Basta considerare che d’inverno il livello di smog si impenna, mentre in estate cala fortemente. Purtroppo – spiega la rappresentante della Lista Civica per il Lodigiano nella giunta presieduta da Pietro Foroni – chi vive qui sa che il Lodigiano ha una struttura morfologica non felice, senza circolazione di aria, per cui l’inquinamento prodotto tende a formare una cappa».

In un simile contesto, i lodigiani devono convivere non con una ma addirittura due centrali termoelettriche: a quella di Tavazzano-Montanaso si è aggiunta ora quella di Bertonico.

«Sì, che è figlia del Governo Prodi. Sorgenia è stata imposta. Sappiamo benissimo che un territorio a volte deve subire delle imposizioni dall’alto e la centrale della Bassa è una di quelle. Punto. Non bisogna nascondersi dietro un dito. Questa amministrazione provinciale e in prima persona il suo presidente, Foroni, hanno fatto al meglio l’unica cosa a quel punto possibile: portare a casa una forte mitigazione ambientale a tutela del territorio e il maggior guadagno per i comuni, e quindi per tutti i cittadini, che si sono trovati a subire una tale imposizione».

Elena Maiocchi non gestisce solo la delega ambientale nel territorio lodigiano. È pure coordinatrice del tavolo ambientale dell’Upl, l’Unione delle Province lombarde, che tra le altre cose ha recentemente firmato una convenzione innovativa con l’Arpa regionale «che definisce con precisione le competenze di ognuno nell’ambito dei controlli ambientali e l’esatta ripartizione delle spese, così che i cittadini dellla Lombardia si trovino ad avere a che fare con procedure omologate, valide in ogni provincia, e che ci siano le giuste verifiche senza appesantire la burocrazia».

Ma torniamo alla situazione energetica: anche molti imprenditori lodigiani sembrano puntare adesso sulle fonti rinnovabili. Cosa ne pensa lei, anche dal suo osservatorio privilegiato di coordinatrice delle province lombarde?

«Quella delle energie rinnovabili è una questione che non investe solo Lodi ma è naturalmente condivisa da tutta la regione: in ogni provincia ci si pone il problema di inserire delle nuove strutture per produrre energia in un territorio essenzialmente agricolo. E allora quando si ragiona su impianti simili, bisogna fare in modo che l’impatto ambientale non vada a incidere in maniera troppo pesante su un’area; che non sia, detto volgarmente, un pugno in un occhio. Così se parliamo di centrali elettriche, dobbiamo ragionare sul rispetto dei fiumi, della loro flora e della loro fauna; o nel caso di fotovoltaico, di rispetto della campagna. Siamo favorevolissimi alle energie rinnovabili, ma bisogna fare attenzione».

Eppure è proprio dal mondo dei campi che arrivano numerose richieste...

«Sì, è normale che soprattutto in un momento di crisi come l’attuale, gli agricoltori si rivolgano a modalità nuove di fare business, come lo sviluppo di impianti per il biogas. Ma è necessaria sempre una grande cautela. Quando si parla ad esempio di biomasse, non dobbiamo dimenticare che la nostra agricoltura è vocata alla produzione di materie prime di grande qualità; pensare di fare coltivazioni con l’obiettivo di creare energia forse non è la priorità di questo comparto. Oppure sul fronte del fotovoltaico, se puntiamo a realizzare impianti sui tetti sappiamo che il loro impatto non sarà così pesante come quello degli impianti a terra, che presuppongono strutture che già alla vista non sono molto belle per un territorio come il nostro e che, nel caso dell’agricoltura, costringono a lasciare i campi incolti per vent’anni, con le conseguenze che possiamo immaginare. Ciò non toglie che l’ente pubblico abbia di molto ridotto i tempi per le autorizzazioni relative alle energie rinnovabili».

Non si può dire lo stesso delle autorizzazioni per gli impianti di smaltimento rifiuti...

«Sì, ma non è sinonimo di inefficienza. Anzi. Si tratta semplicemente di effettuare maggiori controlli, di garantire maggiore trasparenza e di favorire l’introduzione di procedure che tutelino tutte le parti in causa su una materia così delicata. È inevitabile che le verifiche siano più stringenti e ci sia una necessaria cautela sul rilascio di autorizzazioni in un settore che rappresenta un business importante”».

Un business a volte al limite della legalità e sul quale si concentra l’attenzione degli investigatori e della magistratura. Come nel caso, per restare al Lodigiano, dei recenti incendi dolosi agli impianti di smaltimento o delle inchieste che in passato hanno investito anche la Provincia.

«Sì, ma indagini o inchieste sono ancora in corso e bisogna lasciare che chi se ne sta occupando faccia serenamente il suo lavoro. Io posso solo dire che chi ha eventualmente compiuto delle irregolarità deve essere certamente perseguito. Per quel che mi riguarda, desidero avere vicino un team di collaboratori di cui mi fido e che mi garantisca che tutto venga sempre fatto nel pieno rispetto della legge».

Ancora una domanda sui rifiuti. Non possiamo, infatti, dimenticare la discarica di Cavenago: ampliamento sì o no?

«Il dato certo è che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 anche il Lodigiano entrerà in emergenza rifiuti. Come già sottolineato dal presidente Foroni, quando ci siamo insediati l’unica via d’uscita sembrava l’ampliamento del sito di Cavenago. Allora abbiamo analizzato il problema, che presentava tre criticità: la necessità di spostare una strada, la necessità di deviare un fiume e l’ampliamento di un impianto di smaltimento che si trova immediatamente a ridosso dell’area protetta della lanca di Soltarico. Sono poi arrivate due proposte di privati per portare i rifiuti lodigiani in impianti fuori provincia (LGH e A2A, ndr): le stiamo valutando, tenendo conto che comporterebbero comunque un ridottissimo aumento della tariffa di smaltimento. Ma pensiamo anche, in termini di etica amministrativa, che ogni territorio dovrebbe essere autosufficiente: non diventare una pattumiera per i rifiuti di altri, ma allo stesso tempo evitare di portare fuori tutti i propri scarti. Ci vuole equilibrio. E con equilibrio e senza alcuna pregiudiziale, faremo la scelta più opportuna. Oggi siamo a questo punto».

Elena Maiocchi gestisce anche la delega alle Pari opportunità...

«Sì, ma non pensiamo solo alle pari opportunità tra uomo e donna. Questa delega per me va interpretata a trecentosessanta gradi e applicata anche ad altri ambiti».

Il lavoro, portato avanti con le immaginabili ristrettezze di bilancio, coinvolge la Consigliera provinciale di Parità Vanna Cavalleri (con la sua vice Antonella Sudati), la Commissione presieduta da Cinzia Capezzera, ma anche l’assessorato alle Politiche sociali di Mariano Peviani («Abbiamo cercato di fare rete fra noi – spiega Elena Maiocchi – per raggiungere il maggior numero di obiettivi»). E si dedica a problematiche solo in apparenza poco legate al Lodigiano, come la violenza sulle donne.

«Abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione il tavolo anti-violenza, voluto per mettere insieme una serie di forze da coinvolgere nell’affrontare un problema che nel Lodigiano è più sentito di quello che si poteva immaginare e che nell’ottanta per cento dei casi riguarda violenze di carattere domestico. Una violenza fisica, certamente, ma anche psicologica e morale. Si è passati così dall’informazione al territorio su questa questione – e dobbiamo ringraziare la stampa che sempre dà ampio spazio alle nostre iniziative – alla creazione di un primo centro antiviolenza lodigiano a carattere gratuito, cui le donne possano rivolgersi per condividere il loro problema e trovare un sostegno ad ampio spettro, dall’ambito della consulenza legale, a quello sociale e medico. Tre settimane fa abbiamo fatto la prima uscita pubblica, con un banchetto in centro a Lodi e dopo sono state ben sei le persone che si sono presentate. In precedenza le lodigiane dovevano rivolgersi al centro di Crema, e a Crema abbiamo chiesto una mano per far partire questa esperienza locale, “La metà di niente” si chiama, realizzato con l’associazione “Aiutiamoli” e con il sostegno prezioso del comune di Lodi, grazie alla sensibilità dell’assessore Giuliana Cominetti, e della prefettura, con l’aiuto diretto del prefetto Peg Strano Materia. Con l’Ufficio scolastico territoriale (l’ex Provveditorato, ndr) partirà una campagna di informazione nelle scuole superiori, per continuare poi con le medie. Dietro questo progetto importantissimo c’è la disponibilità delle amministrazioni locali ma anche di tanti professionisti preparati che operano gratuitamente».

In occasione della Festa della donna è tornato d’attualità anche il tema della conciliazione tra famiglia e lavoro. Tema di cui anche la Provincia si sta occupando?

«Abbiamo già fatto un convegno con diversi attori per approfondire una tematica che oggi più che mai, alla luce della crisi attuale, necessita di una soluzione urgente: perché, proprio per le difficoltà economiche che ben conosciamo, le donne hanno la necessità di lavorare, ma devono poter essere messe nella condizione di conciliare l’impegno professionale con la gestione di una famiglia che sempre più spesso non comporta solo l’assistenza ai figli, ma anche alle persone anziane. E’ necessario un tavolo che porti alla firma di un accordo provinciale, perché servono strumenti reali per risolvere questo problema sempre più sentito».

Ma non c’è il rischio che si facciano solo chiacchiere?

«No, quando noi andiamo a proporre un convegno, un incontro, vogliamo sempre che porti a soluzioni concrete e condivise dei problemi. È il caso del Centro antiviolenza ma anche, ad esempio, del convegno che a fine marzo proporremo sul tema della dislessia, che ha un’incidenza non secondaria sul mondo scolastico lodigiano. Lo faremo insieme a tutti i Lions Club del Lodigiano, all’Asl, all’Ufficio scolastico, alla Consigliera di parità e ancora una volta con il comune di Lodi, perché su queste questioni l’appartenenza politica non conta. Sarà un convegno prettamente tecnico, cui interverrà l’Associazione italiana dislessici e che registrerà la presenza di due scuole lodigiane, una pubblica e una paritaria (Istituto Cazzulani e Fondazione scuole diocesane, ndr), capofila di un progetto che punta a conoscere il problema e ad affrontarlo con gli strumenti giusti. Per cominciare verrà fatto uno screening all’inizio del prossimo anno scolastico in tutta la città di Lodi per valutare esattamente la diffusione della dislessia, dopo che una simile iniziativa, riservata però solo alla Bassa, era già stata fatta dai Lions».

E per il futuro, annuncia l’assessore Maiocchi, l’impegno guarderà anche ad altri ambiti: «Perché le pari opportunità – conclude - sono anche quelle tra scuola pubblica e privata, tra piccola e grande impresa, e tra abili e diversamente abili».

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