I sindaci contro la manovra

Ceretti: «Non c’è stata serietà» Crespi: «Non perdo certo il sonno»

C’è chi dice che è una scelta “improvvisata” e c’è chi invece “non perde il sonno”. O chi, ancora, si mette a caccia di nuovi residenti. Ci sono luci e ombre tra i rilievi dei sindaci del territorio alla manovra che cancella la Provincia di Lodi insieme ad altre 28 consorelle.

Bocciatura sul decreto da Vincenzo Ceretti (Codogno). «Sul capitolo serviva una valutazione seria che però non c’è stata – argomenta il sindaco – : se la linea è che le Province sono inutili, allora devono essere tagliate tutte. Inserire un criterio numerico che sovrintenda a questi tagli lineari, non ha senso». Anche perché le valutazione sui compiti delle Province, dalle strade alle strutture scolastiche, valgono a Lodi come a Sondrio, salvata in extremis dal comma che stabilisce il secondo criterio per l’abolizione, ovvero l’estensione geografica che non deve essere inferiore a 3 mila chilometri quadrati. La parte più delicata della questione, secondo Ceretti, è quella che riguarda la gestione del patrimonio ambientale. «L’esistenza della Provincia è il criterio che ci ha tutelato in molte occasioni – dice ancora il primo cittadino - : in futuro potremmo essere più esposti». Senza contare che ancora non è chiaro cosa succederà ai territori che fanno parte delle Province soppresse, per cui «stiamo sentendo le ipotesi più disparate».

Non perde il sonno Domenico Crespi (Sant’Angelo Lodigiano). «Qui c’è già chi scappa a destra e a sinistra, io dico solo di aspettare e di leggere con calma il decreto – dice Crespi - : non si tratta di una malattia e neppure di un incendio, ma di una decisione presa per il contenimento della spesa pubblica. Sia ben chiaro, io non avrei abolito la Provincia. Se i tagli andavano fatti, e ora sono indispensabili, sarebbe stato giusto intervenire su chi prende le decisioni a Roma, sulle indennità e sui privilegi. E lo dico da amministratore che non ha un telefono di servizio e neppure un’auto a spese del comune, ma che ha sempre lavorato senza chiedere rimborsi». Sulle prospettive future, quindi, Crespi non si sbilancia. «Il primo obiettivo è capire a chi verranno attribuite le funzioni della Provincia e da chi verrà assorbito il personale – spiega Crespi - : c’è chi vorrebbe già vedere accorpato il Lodigiano al cremasco e chi guarda a Milano. La vera emergenza, secondo me, riguarda le fasce deboli che non devono pagare il peso dei tagli. E come sindaco mi interessa di più pensare alle loro esigenze».

Singolare la proposta di Nicola Buonsante (Borgo San Giovanni), che si è messo subito a caccia di nuovi residenti. L’idea è di partire subito con un censimento autonomo tra sindaci, «che ci permetta di contarci e di capire se abbiamo o no le carte per stare in piedi» dice Buonsante. Il progetto, , però, si spinge anche più in là. E punta a trovare «accordi con gli immobiliaristi del territorio». Perché? Ovvio: se i numeri da soli non dovessero bastare, si potrebbe pensare ad un “aiutino” esterno, ovvero l’iniezione di nuovi residenti. «Ho intenzione di scrivere a tutti i sindaci e cercare accordi con i costruttori del territorio – spiega Buonsante, contrario all’abolizione - : con affitti e vendite agevolate, potremmo portare nuovi residenti nel Lodigiano». Espediente a cui stanno pensando anche altre province “tagliate”, come Benevento in Campania e Campobasso in Molise. «La Provincia di Sondrio si è salvata per un principio che all’inizio non era stato citato – prosegue Buonsante, riferendosi all’estensione geografica dei 3 mila chilometri - : è stata trovata la “quadra” e sono convinto che succederà anche per la Provincia di Lodi. In caso contrario, le conseguenze sarebbero disastrose e il nostro destino sarebbe quello di diventare terra di nessuno». Buonsante porterà la sua proposta in Provincia e ne parlerà già oggi con il presidente Foroni.

Insomma, fa discutere l’abolizione della Provincia come non convince tutti l’accorpamento dei comuni sotto i 1000 abitanti. E sono molti gli amministratori che hanno preso posizione sull’argomento. Il presidente dell’associazione dei comuni del Lodigiano, Giancarlo Cordoni (Lodi Vecchio) è lapidario: «Sicuramente non è questo un modo per incidere sui costi della politica. Abolire i comuni sotto i mille abitanti non è una gran soluzione, visto che ci sono assessori che in molti casi prendono cifre pari a 200 euro al mese e sono quegli stessi amministratori che vanno poi sui trattori per ripulire i paesi dalla neve. Quella del governo è una scelta sbagliata».

Per Cordoni è da bocciare anche la scelta di cancellare la Provincia di Lodi. «Credo che la battaglia fatta 15 anni fa sia ancora valida - dichiara - davanti alla creazione dell’area metropolitana milanese, la salvaguardia del nostro territorio è un tema da tenere sotto stretta osservazione. Due sono i compiti essenziali della Provincia: il piano dei rifiuti e il piano di coordinamento territoriale, che definisce le linee urbanistiche. Finendo sotto Milano si correrebbe il rischio che una provincia fortemente urbanizzata come quella meneghina andrebbe a scaricare sulle nostre campagne scelte sgradite». Per Sergio Rancati (Caselle Lurani), il giudizio sulla manovra va distinto in due aspetti: «Sono sempre stato molto aperto alla logiche di unioni e associazioni tra enti locali - dice - : è un’occasione per ripensare il territorio in un’ottica più coordinata e meno dispersiva. Sono scettico al contrario sull’abolizione della Provincia. Nel Lodigiano la Provincia può svolgere un ruolo utile e interessante di coordinamento delle attività dei comuni. Per noi sarà una perdita significativa». Critico ancheLuca Ferrari (Montanaso): «Con questa manovra in nome di un desiderio di cancellare i costi della politica, si sono fatte delle scelte improvvisate senza tenere conto delle ricadute che avranno sulla politica territoriale. Con questo tipo di scelte si allontana la politica dalla gente. Da quando è arrivata la Provincia di Lodi abbiamo ricevuto benefici». Una voce fuori dal coro, quella di Oscar Fondi (Vidardo), che ha detto «sì» all’abolizione della Provincia di Lodi, a patto di non tornare con Milano: «Lodi è una provincia piccola, con una densità non importante, dove non ci sono molte attività produttive. Certamente non sarebbe utile tornare sotto Milano, si potrebbe pensare all’unione con Pavia o Cremona. È comunque positivo il provvedimento del taglio. Rimane un dubbio: come si ricollocano i dipendenti?». E Marco Ravera (Graffignana): «Un intervento per la riduzione dei costi andava fatto. Purtroppo negli anni sono nate province che avevano poco senso. E ora Lodi, che ha una sua identità, soffre un po’ di tutto questo percorso».

I sindaci della Bassa, invece, «fanno quadrato» intorno a palazzo San Cristoforo. «È una decisione scellerata», ha dichiarato il sindaco Umberto Daccò (Castiglione), che senza giri di parole ha bocciato in toto l’ipotesi di estinzione della Provincia, attualmente guidata dal presidente Pietro Foroni. «Il Lodigiano ha tipicità e specificità che non si possono sovrapporre alle Province limitrofe, per non parlare di tutto il lavoro che si è fatto per arrivare a raggiungere l’autonomia del territorio Lodigiano - ha continuato il primo cittadino castiglionese che, senza mezzi termini, non ha nascosto altre amare prospettive - . Temo che far sentire la voce dei lodigiani, senza la Provincia, sarà più difficile, perché perdiamo un ente intermedio di straordinaria importanza». Il riferimento di Daccò è «al minor potere contrattuale» che il Lodigiano eserciterà nei confronti di Regione Lombardia e di Roma. Sulla stessa linea anche Maria Grazia Tondini (Guardamiglio), per cui la perdita più grave non è tanto quella dell’istituzione provinciale quanto quella dei servizi che garantisce a tutti i comuni del Lodigiano. «La Provincia di Lodi è una realtà vicina al territorio, ai cittadini e non può essere eliminata», ha commentato la Tondini, che ha anche bocciato l’ipotesi di «tornare a Milano».

Anche Pier Giuseppe Medaglia (Somaglia) si dice contrario all’abolizione della Provincia. «È chiaro che con questa decisione il territorio subirà una perdita - ha commentato il primo cittadino - e ora si tratta di capire il perché di una scelta simile, se è veramente un risparmio e in che misura, ma soprattutto bisogna capire bene i termini di questa abolizione».

Ovvero se e come, dalla discussione in Parlamento, potrà arrivare la chiave di volta per salvare “capra e cavoli”, organi politico-amministrativi e servizi che derivano dalle competenze specifiche dell’ente. «E non di certo per salvare una poltrona - ha detto nella giornata di ieri il presidente Foroni - , quanto per tutelare l’identità di un territorio e le sue vocazioni». È partita dunque la volata per fermare la cancellazione della Provincia di Lodi dalla cartina della Lombardia.

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